Arresti eccellenti a Milano

Arresti eccellenti a Milano Arresti eccellenti a Milano Paolo Ciaccia e Bruno Tronchetti Provera MILANO DALLA REDAZIONE t «No, a distanza di un anno dall'innesco dell'indagine sulla corruzione riterrei di pessimo gusto ogni sottolineatura celebrativa». Francesco Saverio Borrelli, capo della procura di Milano, non cede alle lusinghe del primo compleanno di Tangentopoli. Anche perché, come sottolinea lui stesso, «non è tempo di bilanci, la vicenda giudiziaria è tutt'altro che conclusa e ci possono essere sviluppi da un giorno all'altro». E il via vai a palazzo di giustizia, pieno di avvocati, fotografi, magistrati anche di sabato conferma che la partita, qui sul fronte più avanzato di Tangentopoli, è più aperta che mai. Scatta in mattinata l'arresto per due imprenditori, Paolo Ciaccia, già dirigente della Ctip, e Bruno Tronchetti Provera, uno dei tre eredi del gruppo che controlla la Camfin, finanziaria, quotata in Borsa. Si parla di nuovi avvisi di garanzia (almeno quattro) per parlamentari già inquisiti nell'inchiesta: di prossimi arresti per nomi nuovi e altri vecchi nel quadro di «Mani pulite». E si fa più grave la situazione per alcuni inquisiti ed alcuni partiti. Salta fuori che Giacomo Properzj, repubblicano, già inquisito, avrebbe ricevuto in contanti in due tranches un miliardo e 600 milioni. Che socialisti, democristiani e l'accoppiata pri-psdi si spartivano in parti eguali il maltolto. Che si riprende a parlare, con insistenza, del ruolo svolto dal cassiere della de milanese, Maurizio Prada, strenuamente protetto, fino all'ultimo, da Enzo Fiorentino, già consigliere Aem dell'area socialista che, in un primo momento, aveva scaricato ogni addebito sul defunto Vincenzo Balzamo. Che, infine, per i comunisti c'era solo una ricaduta indiretta, sotto forma di appalti e lavori per ditte e cooperative a loro vicini. Si profila una vera e propria cupo-: la delle tangenti. Il filone? Le tangenti sulle municipalizzate, sull'azienda energetica, l'Aem, in particolare. I nomi? Uno, rilasciato in serata, è Paolo Ciaccia, amministratore delegato della Saipem. Il reato che gli viene contestato, nel '90, lo ha commesso quando lavorara alla Ctip, società allora del gruppo Romagnoli, poi ceduta alla Lega delle cooperative. Ciaccia avrebbe pagato una tangente per acquisire un appalto per un impianto di desolforazione. Ma il nome più importante è quello di Bruno Tronchetti Provera, 52 anni, ingegnere chimico, uno dei tre figli di una delle famiglie più importanti della Milano imprenditoriale. Suo fratello Marco è l'erede di Leopoldo Pirelli alla guida del gruppo Pirelli in cui la famiglia Tronchetti Provera, con un 5%, figura tra i principali azionisti. Bruno, per la verità, non c'entra con la Pirelli né c'entra attualmente con la stessa Camfin. Lui, abbronzate simo e molto elegante ieri al suo apparire a palazzo di giustizia, dirige ora un'industria chimica in cui i Tronchetti vantano una partecipazione trascurabile. Ma nel '90 Bruno guidava la società di servizi energetici controllata dal gruppo Camfin. E proprio in qualità di presidente della Fratelli Mariani, controllata al 100% dalla Camfin, rappresentava di fronte all'Aem il consorzio «Calore e metano», impegnato in forniture di metano alla società comunale. Qui, secondo le accuse, sarebbero volate tangenti miliardarie per garantire un flusso di forniture alle società del consorzio, una piccola cupola delle tangenti, composta da: Agip servizi per la Lombardia, la fratelli Diana (già inquisita all'inizio di Tangentopoli), Policarbo, Rettagliata, Sinco, Termoraggi e, ovviamente, la fratelli Mariani. E' stato Bruno Tronchetti Provera, trasferito in serata a San Vittore, a confessare di aver portato in due occasioni distinte circa un miliardo e seicento milioni in contanti a casa di Giacomo Properzj, ex presidente dell'Aem. Non solo. E' stato lui a confermare di aver saputo che una parte della cifra sarebbe stata girata a Maurizio Prada, segretario cittadino della de. E da lui i giudici si attendono altri riscontri, altre indicazioni per un'inchiesta che non si ferma più. «Credo - conclude Borrelli - che i risultati del durissimo lavoro affrontato dal mio ufficio siano sotto gli occhi di tutti». I manager nei guai per gli appalti dell'Aerai Qui accanto il procuratore capo di Milano Saverio Borrelli Più a destra Maurizio Prada e Giacomo Properzj

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