Un coro a Di Pietro giudice ha ragione di Luca Ubaldeschi

Dopo l'appello del magistrato, i politici invocano riforme elettorali e per gli appalti Dopo l'appello del magistrato, i politici invocano riforme elettorali e per gli appalti Un coro a Di Pietro: giudice, ha ragione «Subito nuove regole per bloccare la crisi del Paese» ROMA. Il messaggio era chiaro: «Non se ne può più, ci vuole una soluzione e devono essere i politici a trovarla». Sì, giovedì Antonio Di Pietro non era ricorso a giri di parole per sollecitare una risposta (che non fosse solo quella giudiziaria) alla crisi che Tangentopoli ha portato a galla. E ieri l'«appello» del sostituto procuratore di «Mani pulite» si è riflesso in un ampio ventaglio di risposte, dove il Parlamento (nuova legge elettorale e sugli appalti) viene indicato come protagonista della svolta e il «colpo di spugna» del condono trova pochi seguaci. «Ha ragione u giudice Di Pietro dice il presidente del Senato, Giovanni Spadolini -. L'ansia di moralizzazione della vita pubblica deve tradursi in immediate iniziative del Parlamento, che non deve deludere le aspettative della nazione. L'eventuale approvazione della riforma elettorale giustificherebbe il ricorso alle elezioni anticipate». Il ruolo di deputati e senatori è sottolineato anche da Giorgio Napolitano, quando dice che «il presidente della Camera deve prendere atto di questo messaggio, ma spetta alle forze politiche, ai gruppi parlamentari, al governo verificare la possibilità di interventi legislativi che vadano nel senso auspicato da Di Pietro». Napolitano ritiene che, come presidente della Camera, debba «favorire in ogni modo il più sollecito esame di provvedimenti di moralizzazione e di riforma elettorale e istituzionale». Il Parlamento, precisa, sta già lavorando a «un insieme di provvedimenti che possono costituire una risposta politica a un problema che non è solo giudiziario: oltre alle leggi elettorali e istituzionali, la riforma dell'immunità parlamentare e la nuova normativa sugli appalti». Anche Achille Occhetto suggerisce che' debba essere il Parlamento «ad assumere immediatamente decisioni chiare ed efficaci in materia che incidono sulla questione morale: decisiva è la riforma elettorale». Carlo Vizzini, segretario socialdemocratico, dice di non essere meravigliato dello sfogo di Di Pietro: «Il dibattito non si può immiserire con un colpo di spugna. Servono leggi di assoluta trasparenza su appalti e una nuova legge elettorale. Forse non è sbagliata l'idea di un Parlamento che in un momento così grave si chiude in conclave per affrontare un pacchetto di provvedimenti». E Umberto Bossi, leader della Lega Nord, invita a «non sottovalutare i precisi ammonimenti di Di Pietro. Il Parlamento deve approvare in tempi brevissimi la nuova legge elettorale maggioritaria andando subito dopo a nuove elezioni politiche che rappresentano l'unica salvezza per il Paese». Più articolata la riflessione di Lucio Magri di Rifondazione comunista: l'appello di Di Pietro, dice, «rassicura perché dimostra che i magistrati più coraggiosi non pretendono di risolvere una crisi politica con iniziative penali, ma inquieta perché non si vede come questo sistema politico sia capace di risolvere1 il problema». Sempre da Rifondazione comunista arriva il commento di Lucio Libertini, secondo il quale «le dichiarazioni di Di Pietro sono in parte oscure. Si ha la preoccupante sensazione che abbia un esplosivo in tasca e che solleciti i politici a disinnescarlo. Combatterò ogni tentativo di sanatoria». Niente sanatoria è l'invito che lancia anche il ministro de Claudio Vitalone e che condivide Gino Giugni del psi. Mentre secondo il senatore de Marco Conti «le sollecitazioni al Parlamento sono giuste, mentre non sono opportune certe confessioni di stanchezza di giudici». Giuseppe Gargani, presidente della commissione Giustizia della Camera, sostiene che «la prima risposta potrebbe essere un documento della commissione Giustizia sulla questione morale, sul quale aprire un dibattito generale in assemblea». Il senatore Francesco Cossiga vede invece nel presidente Scalfaro «l'unico che potrebbe far sue le parole del giudice Di Pietro e dare il via a una soluzione della crisi di sistema aperta da Tangentopoli. Anche rassegnandosi a porre fine al governo Amato e favorendo un governo "del Presidente" che sproni il Parlamento verso le riforme». Emanuele, Macaluso, poi, ((propone un forum fra parlamentari e magistrati. Non credo che il condono sia la strada migliore». Maurizio Gasparri del movimento sociale sostiene che «dietro l'appello del giudice Di Pietro sembra di scorgere la preoccupazione delle conseguenze di altri atti che potrebbero rivelarsi inevitabili per i giudici». Ma non solo i politici hanno risposto all'appello di Di Pietro. Così, Giorgio Bocca ricorda che «queste situazioni si risolvono o con le rivoluzioni o con le mediazioni. Siccome in Italia rivoluzioni non se ne fanno mai, allora facciamo questa mediazione. Se si arriva in fretta a una riforma elettorale, a nuove elezioni e se si fa una grande epurazione del ceto politico questi problemi si risolvono: un'amnistia, o un indulto; è inevitabile». Luca Ubaldeschi I Napolitano ricorda che il Parlamento è già al lavoro Cossiga «Solo Scalfaro ci potrà salvare» «Tra gli indagati anche galantuomini E non approvo chi lancia le uova» A sinistra il giudice milanese Gherardo Colombo A destra, il collega Antonio Di Pietro

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