Il sindacalista del sorriso di Alberto Papuzzi

Il sindacalista del sorriso Il sindacalista del sorriso Benvenuto, dalla Uil all'ufficio di Nenni km m La pipa di Lama, il sigaro di Camiti, il cipiglio di Trentin e il sorriso di Benvenuto. Nella fotografia di gruppo del sindacato italiano, il neo segretario del psi si riconosce per il suo famoso sorriso così tirato dà diventare una smorfia nevrotica, sia sul palco di un comizio sia fra i cuscini di «Harem». Il tic di chi è condannato a essere il primo della classe senza avere la sicurezza di riuscirci. Una tensione che rivela l'ansia di piacere e la paura che ti incastrino; l'espressione di chi non sa bluffare ma è costretto a farlo. Adesso, finalmente, l'ex segretario generale prima della Uil poi delle Finanze può rilassarsi: non sarà il momento più felice del socialismo italiano, ma in fondo siede sulla poltrona che fu di Pietro Nenni. Come molti dirigenti sindacali, Giorgio Benvenuto è di famiglia borghese di tradizioni laiche: nato a Gaeta, l'8 dicembre del 1937, è figlio di un alto ufficiale di marina, di origine napoletana, ed è nipote di un colonnello e anche di un magi¬ strato. Ha raccontato che il padre nel '44 aveva combattuto i tedeschi e la madre nel '48 era contro la de. In quella famiglia c'era anche uno zio sindacalista, dirigente della Cgil. «Mi parlava del socialismo, mi apriva orizzonti». A diciott'anni, studente di giurisprudenza - si è laureato con una tesi sulle commissioni interne - Benvenuto decise di seguire la strada dello zio Silvio. La scelta della Uil si rivelò lungimirante, perché era una piccola organizzazione, con pochi quadri. Benvenuto si dedicò al sindacato anima e corpo e imparò a conoscerlo corneale sue tasche. In quegli uffici conobbe un'impiegata, Maria Pompei, che sposò dopo otto anni, quando era responsabile dell'ufficio organizzazione della confederazione. Quindi segue le tappe canoniche della carriera sindacale, finché alla vigilia dell'autunno caldo (1969) diventa segretario generale dei metalmeccanici della Uilm. Erano gli anni d'oro del sindacato, di cui i metalmeccanici erano il nerbo. Benvenuto fa parte, con Trentin e Camiti, della Trimurti sindacale, come la chiamavano i giornali conservatori. Nel rappòrto, non facile, con la tradizione comunista della Fiom e l'estremismo cattòlico delle/ Firn, mette ih mostra una notevole capacità di manovra politica, restituendo diritto di cittadinanza sindacale a un'organizzazione accusata di essere «padronale». Nel 1971, una parte della Uilm lo abbandona (creando la Uilmd) e lui è sospeso dalla confederazione e minacciato di espulsione. Nel 1976, per la sua difesa della scala mobile, i repubblicani lo definiscono «disgregatore del Paese». Ma in quello stesso anno è chiamato alla segreteria della Uil. Nel decennio successivo le cose vanno un po' diversamente. Gli Anni Ottanta si aprono con la sconfitta del sindacato alla Fiat, che è anche una sconfìtta personale di Benvenuto, picchiato dai contestatori e costretto a riparare sanguinante in una pizzeria. Due anni dopo, durante lo sciopero dei metalmeccanici contro il governo Spadolini, parla Bentivogli, parla Galli, ma lui non riesce, a prendere la parola, sotto una valanga di fischi e ortaggi. Una brutta giornata, non l'ultima, della sua carriera di sindacalista. Ma il ragazzo della Uil sa fiutare il vento dei cambiamenti: è il più bravo nell'interpretare il sindacalista degli anni reaganiani, in grado di fornire quel mix di sindacalese e postmoderno che è in sintonia con la fine dell'operaismo e del comunismo. Mette a frutto la lunga dimestichezza con il mondo dell'informazione. Il suo famoso sorriso appare sulle riviste femminili, dalle quali gli italiani apprendono che il futuro direttore della Finanze (nominato da Formica il 15 gennaio 1992) ha il grande hobby dei bravi studenti - collezionare francobolli - ma il suo eroe dei fumetti è lo stesso dei delegati di fabbrica: Tex Willer. Alberto Papuzzi

Luoghi citati: Gaeta