Niente interviste non è Tangentopoli

Morioka: replica dei telecronisti Rai alla sospensione di due colleghi accusati di pubblicità indebita Morioka: replica dei telecronisti Rai alla sospensione di due colleghi accusati di pubblicità indebita Niente interviste, non è Tangentopoli DA oggi i telecronisti della Rai inviati a Morioka per quella cosaccia chiamata campionato mondiale di sci alpino si asterranno dal fare interviste. Il motivo è chiarito in un loro comunicato, che riassumiamo: l'azienda di Stato non ha specificato quali sono i limiti della presenza, nelle interviste, delle sponsorizzazioni, «inevitabili e parte integrante del momento sportivo e dell'immagine»; pertanto, di fronte ai provvedimenti disciplinari presi dalla stessa azienda nei riguardi di due giornalisti accusati di «pubblicità indebita», si prende la grave decisione di limitarsi alle telecronache. Gli inviati televisivi a Morioka sono quattro: Focolari, Vaccari, Franzelli e De Paolis. I servizi • calcio e ciclismo - dei due giornalisti, Casarin e Santini, puniti di recente con dieci giorni (per ora solo annunciati) di sospensione risalgono all'estate del 1991. A cogliere le irregola¬ rità sono stati ispettori della stessa Rai, in azione da un po' di tempo su passato e presente. Il sindacato dei giornalisti Rai è con i puniti e gli scioperanti e ha chiesto che vengano chiariti bene i criteri deontologici. La materia è delicatissima, più che mai nell'era di Tangentopoli. A Morioka le immagini di discesa e slalom sono fornite dalla regia giapponese, amen. L'intervista è un'altra cosa. Dicono i giornalisti: lo sponsor ti procura l'atleta altrimenti indisponibile, in cambio se lo veste con i suoi marchi, e tu cosa fai, gli dici di mettersi in mutande? L'intervista di Santini era con Bugno, vestito Gatorade. Il giornalista precisa: «Un anno fa mi hanno contestato il fatto, ho risposto con indignazione, forse per questo mi vogliono punire». Santini si sgruma telecronache in moto da anni, è un fanatico della fatica, «sfido chiunque a dire <-he ho mai preso un centesimo». E il servizio di Casarin era di blanda routine, per il Processo. Le interviste ai piloti d'auto sono state ammesse dagli ispettori: le tute sono un urlo pubblicitario, ma non si può pretendere che il pilota si spogli. Nel calcio sono accettate le pareti della sala-stampa tappezzate di marchi dello sponsor. Si cerca di regolare una materia che è stata oggetto nel passato di violazioni e di arricchimenti indebiti, piccoli e grandi. Ma non vorremmo che ora si eseguissero csercizietti fumogeni e basta. Alla fine degli Anni Cinquanta un bravissimo telecronista, Fausto Rosati, venne licenziato insieme con un cameraman, per eccessivo indulgere su certe inquadrature. Una faccenda da 30.000 lire. Rosati è rimasto primo e solo. Di recente, per il passaggio dei diritti sul Giro d'Italia dalla Rai alla Fininvest, uno sponsor ci ha detto: «Almeno adesso verrà precisato con apposite tabelle quanto dobbiamo pagare». E cambiando sport, in una località sciistica dell'Alto Adige gli organizzatori di una gara sono ancora sbalorditi e sconvolti per l'abilità con cui un regista ha evitato in diretta inquadrature paesaggistiche turisticamente preziose, come protesta verso la woro indifferenza nei suoi riguardi. Queste sono le cose grosse. Esistono pecore nere dappertutto, nella stampa elettronica come in quella scritta: e ancora un paio di anni fa si parlava alla Rai di organizzazioni trasversali a vari avvenimenti sportivi e non, o specializzate su un solo evento, magari di un solo sport, per combinare passaggi in video lunghi, e con tutti gli orpelli pubblicitari al loro posto. La situazione comunque adesso sembra sotto controllo, o quanto meno sotto osservazione, per non dire sotto inchiesta. Gli sponsor imperversano, omaggiano, comandano. Ma il giornalista onesto ha ragione quando dice che non sa come comportarsi, e che se segue il criterio dell'informazione (e l'intervista lo è) rischia la punizione. Forse non resta che aspettare che lo sponsor si stanchi della televisione, decida che non gli serve più. Gian Paolo Ormezzanc

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