la rivincita dei dinosauri di Marinella Venegoni

LA STAMPA A Sanremo Maurizio Vandelli, Camaleonti e Dik Dik per cantare «Come passa il tempo» la rivincita dei dinosauri La nostalgia all'assalto del Festival MILANO DAL NOSTRO INVIATO L'ironia è già cominciata. «Mammouth» li abbiamo definiti noi. «Villa Serena», hanno scritto altri, alludendo a una leggendaria casa di riposo; e altri ancora, più cattivi, hanno azzardato «Reperti storici», perfino «Necrofili». «Va bene tutto - sbotta Maurizio Vandelli ma cosa c'entri la necrofilia, questo non l'ho proprio capito. Sono incazzato, non accetto che mi offendano. Mi sembra di tornare indietro di un sacco di tempo, ad un lontano Sanremo, quando un'ancora giovane signora Aspesi scrisse di noi Equipe '84, prima di sentirci: "Quattro gorilla al Festival". E invece io vado a Sanremo soltanto perché mi piace la canzone». «Nessuno dice "mammouth" a McCartney, Clapton, Genesis o Mick Jagger», incalza Pietruccio dei Dik Dik, e pare perfino indignato per la disparità di trattamento. Tace pensoso Livio Macchia, bassista dei Camaleonti. Intorno al tavolo c'è il Gotha del pop/ beat italiano Anni 60 e 70: sette «oldies» o «classic» come li chiamarebbero gli americani, arrabbiati ma pronti a dare l'assalto a Sanremo con una canzone che commuoverebbe anche le pietre. E ci sarà davvero da piangere davanti al video di Raiuno, la sera di venerdì 26, per tutti i coevi italiani di Clinton. Quella sera, i Dik Dik, i Camaleonti e Maurizio Vandelli saliranno emozionati come scolaretti sul palco dell'Ariston a cantare un brano ruffianissimo e complice che gronda nostalgia, citazioni e smemoratezze dimenticate. Un testamento spirituale, nello stile inconfondibile dell'epoca che ha dato al mondo d'oggi le più belle canzoni da ballare e ascoltare: si parte con l'organo di «A Whiter Shade Of Pale» («Senza Luce» in italiano, con i Dik Dik), si passa per l'organo dell'«Ora dell'amore» dei Camaleonti, si ritorna sui Procol Harum fino a che gli occhi dei telespettatori saranno ben pieni di lacrime. Senza pietà, il brano è stato intitolato «Come passa il tempo», e sarebbe forse il più indicato a vincere una gara dei sentimenti come quella sanremese. Lo hanno composto Giancarlo Bigazzi e Giuseppe Dati (la coppia che ha lanciato Masini) con Riccardo Del Turco (quello di «Luglio col bene che ti voglio»). «Come passa il tempo/ Sulla felicità/ Noi non abbiamo vinto/ Ma viviamo e il sogno va più in là», canterà Tonino dei Camaleonti, con voce spiegata e nei secoli immutata. L'ammissione di una sconfitta esistenziale sembra fermarsi al testo del brano: perché in realtà, i vecchi ragazzi considerano una vittoria riuscire a tornare su quel palco che li vide popstar quando ancora il termine non usava. I Camaleonti («L'ora dell'amore», «Io per lei»', «Applausi», «Perché ti amo») continuano a suonare a tempo pieno: Livio Macchia, il baSsista, è un signore molto bruno che dopo tanti anni ancora arrossisce quando risponde alle domande; ha un'aria per bene, da operaio della musica senza grilli per la testa. I Dik Dik («Sognando la California», «Il vento», «Il primo giorno di primavera») si sono diversificati: Lallo, gran voce del gruppo, ha investito i quattrini in un laboratorio di odontoiatria; Pepe si occupa di computer mentre Pietruccio «la mente» si è dato ai viaggi ed è diventato esploratore. Con la sua criniera platinata, Maurizio Vandelli è il più caciarone e irruento di tutti: «Canterò pensando ai miei dell'Equipe, a Sanremo. Ma ci ho messo troppi anni a farmi chiamar Vàn- di Curzio Maltese «Sono tre i fattori fondamentali del successo Fininvest. Fattore A: Amicizia. Fattore B: Berlusconi. Fattore C: Culo» (Marcello Dell'Utri, presidente di Publitalia) delli e a non farmi più dare del voi». L'Equipe non c'è più da secoli: «Un giorno ho cominciato "29 settembre" per la milionesima volta e non ce l'ho fatta più. Ciao ragazzi, ho detto, e me ne sono andato». Ora fa il produttore, il creativo, e mille altri mestieri: però, l'altro giorno ha anche firmato un contratto con la Ricordi, e tornerà ad incidere. Eppure era il più recalcitrante, ed è stato l'ultimo ad accettare, lamentano gli altri. I vecchi eroi non si vedevano da tempo, si sono reincontrati alla «Rotonda sul mare»: «Un programma - dice Livio - che ha rovinato un sacco di gente, illudendola di poter riprendere il cammino della musica senza un'adeguata preparazione tecnologica». E Pietruccio: «Noi siamo come pugili ex campioni del mondo, ci siamo sempre tenuti in allenamento e siamo pronti a salire sul ring». Ma chissà se siano pronti anche ad affrontare i lazzi dei ventenni. E allora Vandelli torna ad arrabbiarsi: «Veramente sono stati loro, i ragazzini, che hanno scoperto gli Anni 60. Io ne ho sempre un nugolo intorno e faccio fatica a staccarmeli di dosso». Vandelli è anche una macchina da aneddoti: racconta di aver portato lui per primo in Italia, nel '66, da Londra, il 45 giri di «A Whiter Shade of Pale»: «Ma se ne appropriò subito Mogol, e lo tradusse»; sempre lui, dice, scoprì un triste Battisti che suonava il pianoforte al Roof Garden di Sanremo, e lo trascinò nell'agone. I Dik Dik incalzano: scoprirono Enrico Ruggeri quindicenne, nelle cantine coi Decibel; e i Camaleonti ricordano che misero gli occhi sui Ricchi e Poveri. Si sono almeno commossi, i sette eroi, canteranno pesando le parole quella canzone cucita su misura, che parla dell'isola di Wight e della Seicento? Vandelli apre subito un altro contenzioso: «Quando cantavo "29 settembre", non era mica mia la storia del triangolo. Una canzone è come un film o un libro che ami, non c'è da identificarsi. E poi, non è vero che non abbiamo vinto nella vita, io almeno ho stravinto, sono stato un fortunato». «Abbiamo fatto vite normali, il lavoro ci ha aiutati», so¬ stengono i Dik Dik. Chi lo sa, forse hanno ragione, forse il revival incalzante darà nuova spinta a carriere un tempo folgoranti. Non si capisce perché, mentre si osanna la gioventù di Clinton, i suoi coetanei che cantano vengano bollati come merce da buttare. Ma anche voi, come Clinton, nel '68 macinavate lotta politica e cortei contro la guerra del Vietnam? I Dik Dik in quell'anno cantavano «Il vento»; ora ricordano: «C'era una manifestazione della Borletti, a Milano, e gli operai ci riconobbero davanti a un bar, uscirono dal corteo per chiederci l'autografo». I Camaleonti spopolavano con «Applausi» e hanno ben presente, invece, che sentirono nel '69 il botto della bomba alla Banca dell'Agricoltura mentre stavano partendo per un concerto a Napoli. Vandelli tira indietro la chioma leonina: «Il '68 per noi dell'Equipe fu un anno mitico, avevamo in classifica "Nel cuore nell'anima", "Un anno", "Un angelo blu". Io decisi di vendere la Ferrari perché mi avevano scritto sopra: "T'impiccheremo"». Ah, ragazzi miei, come passa il tempo. Marinella Venegoni il meglio del pop Anni 60 e 70 in un brano ruffiano e complice Commuoverà i coetanei di Clinton