Isabelita Peréti ci riprava di Foto Upi

Cacciata dai golpisti nel 79, ora vuole «tornare alla politica» SUD AMERICA « Cacciata dai golpisti nel 79, ora vuole «tornare alla politica» Isabelita Peréti ci riprava «L'Argentina ha ancora bisogno di me» SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO La bellezza di un tempo è ormai solo un ricordo lontano, ma il suo cognome pesa ancora come un macigno sulla storia argentina. E due giorni fa, dopo anni di silenzio e di esilio a Madrid, Maria Estela Perón ha annunciato a sorpresa che tornerà in patria per dedicarsi alla vita politica attiva. Isabelita, come la chiamano tutti, è stata la terza ed ultima moglie del generale Juan Domingo Perón, e gli è succeduta alla presidenza dell'Ar- gentina dopo là morte del vecchio Caudillo, il primo luglio del 1974. Aveva 42 anni. Ma quello di Isabelita fu un governo debole ed impotente, che non riuscì a domare l'inflazione né l'escalation della guerriglia urbana e finì per aprire il cammino al golpe militare del 1976, con tutto il suo tragico seguito: i 30 mila de¬ saparecidos, la guerra delle Malvinas, il collasso finale dell'economia. Tempi passati, ha spiegato Isabelita in una conferenza stampa in un albergo a Mar de La Piata: «Oggi sarei disposta a prendere un caffè anche con Jorge Videla e Mario Firmenich». Ossia col comandante della giunta golpista che la tenne agli arresti fino alla sua partenza per la Spagna nel 1979, e col leader dei guerriglieri Montoneros. La guerra, insomma, è finita. Eppure, quasi vent'anni dopo la sua morte, il mito di Perón è ancora vivo, ed in pochi dubitano che Isabelita avrebbe difficoltà a farsi eleggere deputata o, chissà, governatrice. Per milioni di argentini, Perón rappresenta il ricordo e l'orgoglio dei tempi d'oro, quando il Paese era una delle dieci nazioni più ricche del mondo. Il generale venne eletto presidente per la prima volta nel 1946, e rimase in carica fino al 1955, quando fu deposto da un golpe militare appoggiato dalla Chiesa. Politicamente, Perón è stato uno strano populista conservatore, ultranazionalista ed influenzato ideologicamente dal fascismo e dal franchismo, ma che allo stesso tempo si ergeva a paladino dei descamizados. Le celebrazioni per il ritorno di Perón in Argentina, il 23 giugno del 1973, scatenarono violenti scontri tra peronisti di destra e di sinistra, che culminarono in una vera e propria strage. Tre mesi dopo, il generale fu rieletto presidente con oltre il 60% dei voti (con Isabelita candidata alla vicepresidenza) e, col suo carisma, riuscì in qualche modo a tenere a freno le diverse anime del peronismo. Un equilibrio saltato tragicamente con la sua morte. Carlos Menem, l'attuale presidente, è anche lui un peronista, ma paladino del neo-liberismo. Un «traditore», secondo i seguaci ortodossi del vecchio Caudillo, e probabilmente non troppo congeniale neppure ad Isabelita, che ha rivelato di aver rifiutato la proposta di Menem di nominarla ambasciatrice presso la Santa Sede. «Tornerò a far politica - ha detto - ma non per diventare una figura decorativa». Gianluca Bevilacqua ì I Isabelita Perón Per molti argentini il suo nome continua a rimanere un mito [FOTO UPI]

Persone citate: Carlos Menem, Gianluca Bevilacqua, Jorge Videla, Juan Domingo, Maria Estela, Mario Firmenich, Menem

Luoghi citati: Argentina, Isabelita, Madrid, San Paolo, Spagna, Sud America