A Piana Affari mezzogiorno di fuoco di Zeni

Il listino lascia sul terreno l'l,74 percento Il marco raggiunge quota 934 prima che si plachi la tempesta Le voci spingono in basso le quotazioni, poi vengono smentite. Barucci denuncia, la Consob indaga A Piana Affari mezzogiorno di fuoco «Nei guai Amato, Reviglio e Romiti», crollano Borsa e lira MILANO. Hanno cominciato a suonare verso le undici e trenta i telefoni in piazza Affari. «A Roma dicono che, dopo quello per Martelli, c'è un avviso di garanzia anche per Amato, è vero?». Poi la voce è diventata un coro, rimbalzando da un operatore all'altro. E, infine, da Londra le domande di sono trasformate in certezze: «Qui risulta che gli avvisi di garanzia per personaggi eccellenti sono almeno tre, uno per il ministro Reviglio, uno per Amato e uno per l'amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti». Una girandola di voci. Tutte destituite di fondamento. Ma che ieri mattina, a cavallo del mezzogiorno, hanno sconvolto la Borsa, la lira, il mercato dei titoli di Stato. Il risultato? Roba da far tremare i polsi. Le Generali, il titolo più prestigioso ma anche quello che riflette immediatamente i cambi di umore in piazza Affari, vendute a man bassa fino a cedere mille lire su 34 mila. Tutto il listino travolto da un'ondata di vendite, lo speaker che segna i prezzi alle grida zittito per qualche minuto dalle urla degli operatori scatenati. Per i titoli di Stato il crollo è il peggiore dai tempi della tempesta monetaria d'agosto: una lira e mezzo in pochi minuti. Idem per la lira. Nelle sale cambi, tra una telefonata e l'altra di conferma sull'ultima retata di Tangentopoli, la lira va giù, perde forte sul marco (da 929 a 934), perde forte sul dollaro (da 1544 a 1549). Insomma, una gigantesca turbativa di mercato sulla quale adesso sta indagando la Consob. Perché sarà anche vero che in piazza Affari indiscrezioni, ballons d'essai, false notizie spacciate per verosimili sono pane quotidiano tra gli addetti ai lavori e sarà anche vero, come vuole una corrente di pensiero affermata, che «la Borsa è una bisca» e che nella Borsa-bisca il gioco delle voci - da quello proibito come insider o aggiottaggio a quello tollerato come semplice soffiata - è il gioco prediletto. Ma mai, mai come ieri, ammettono gli uomini di piazza Affari, sussurri e grida si erano scatenati con tanta forza, con tanta sincronia e con un unico obiettivo: far crollare i mercati, gettare il panico tra gli investitori. Chi ha messo in giro queste voci? Perché? Le risposte non sono a senso unico. C'è chi dà per certo che è tutto partito dai brokers londinesi che, impressionati da Tangentopoli, scommettono sullo sfascio Italia. E chi lascia intendere, senza un briciolo di prova provata, che il terremoto ha origini tutte italiane ed è funzionale a un piano di destabilizzazione politica che, perché no?, passa anche dai mercati finanziari. Chi ha fatto centro? Per scoprirlo è al lavoro la Consob. Ma la ricerca potrebbe interessare anche la magistratura subito allertata dal ministro del Tesoro Barucci, durissimo nello stroncare ogni illazione: «Sulla base di voci assolutamente non controllate il mercato di Borsa, quello dei cambi e quello dei titoli di Stato hanno registrato forti turbolenze - si legge in una nota di Barucci -. Trattandosi di voci completamente infondate, il ministro del Tesoro ha ritenuto opportuno informare di tale comportamento del tutto anomalo il procuratore della Repubblica di Milano, Borrelli, e il procuratore della Repubblica di Roma, Mele». Alle tredici e qualche minuto le parole di Barucci fanno il giro d'Italia sugli schérmi dei computer che trasmettono le notizie delle agenzie giornalistiche. Qualche minuto ancora e sugli stessi schermi d'agenzia arriva la smentita di Francesco Save-, rio Borrelli, il capo dei magistrati milanesi, il procuratore da cui dipendono i giudici di Mani pulite. Informato sulle voci che circolano in Borsa sull'invio di informazioni di garanzia ad Amato, Reviglio e Romiti, Borrelli non ha un attimo d'esitazione: «Evidentemente - fa sapere - sono voci diffuse per turbare il mercato». E' la fine dei quaranta minuti di follia. La smentita riporta in Borsa e sui mercati monetari e dei titoli di Stato un po' di pace. In piazza Affari il giovedì nero di Tangentopoli si chiude con i prezzi in calo dell' 1,74% dopo che a lungo gli indici erano oscillati tra il 2,5% e il -2,8%. La lira recupera. I titoli di Stato accusano il colpo ma bastano nel pomeriggio le anticipazioni di Reviglio che dà per imminente il varo della legge sui fondi pensione («La pros¬ sima settimana», fa sapere) per risollevare le quotazioni. Dei quaranta minuti che sconvolsero piazza Affari e dintorni restano le parole amare di Barucci: «Dovreste andare alla Borsa di Milano per capire come funzionano certe cose: io ho visto morire per tre volte Cuccia e cadere due volte l'aereo di De Benedetti. L'unico che ci ha rimesso è il risparmiatore». E quelle, più speranzose, del presidente della Borsa Attilio Ventura: «Il mercato è dei risparmiatori e sono loro che devono essere tutelati con l'impegno di tutti a non farci travolgere da emozioni, tensioni e incertezze». Armando Zeni il ORA 8,30 11,20 12,00 12,30 12,40 13,00 14,15 17,00 QU0TAZI0NE ^ LIRE-MARCO g^^^*^*^^J^^ Il listino lascia sul terreno l'l,74 percento Il marco raggiunge quota 934 prima che si plachi la tempesta

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