Fra eros e morte

Ida Magli: perché la donna è un 'arma Fra eros e morte Ida Magli: perché la donna è un 'arma ROS e guerra, amore e morte, la madre-patria, la madre-amante. L'immagine femminile in un contesto bellico è anch'essa un'arma: agisce in modo da spingere il soldato alla battaglia anche contro il suo interesse primario: salvare la vita. Lo sostiene l'antropologa Ida Magli. «E' una tragica finzione, meglio: una rappresentazione. Non a caso si parla di "teatro di guerra". Il Potere mette di fronte a scenari simbolici, davanti ai quali uno si perde». E sono sempre scenari femminili: c'è il concetto di madrepatria, quella per cui si mette in gioco la propria vita: «E' un sottile inganno lessicale - osserva Ida Magli -,. perché patria si connette a padre, ma alla nozione di "terra dei padri" la società ha associato l'idea di madre per aggiungervi una connotazione affettiva». C'è tutta la folla di crocerossine, stelle e stelline che hanno frequentato i fronti di battaglia, nella duplice veste di figure protettive e amanti più o meno ideali. O anche le madrine che durante la prima guerra mondiale hanno intrattenuto una fitta corrispondenza con i soldati al fronte, molti dei quali non avevano mai neppure visto. «Quando tornano a casa in licenza dal fronte - aggiunge l'antropologa -, i soldati fanno l'amore con le loro donne come mai prima: cadono i freni, cadono i contenuti affettivi, la moglie è solo una femmina a cui chiedere tutto ciò che non si è mai osato» Amore e morte: è il nesso esplicitamente teorizzato dal Romanticismo, ma presente in ogni tempo e sotto ogni latitudine. «L'amore si presenta sempre come qualche cosa che deve finire. Alla donna amata si regalano i fiori, che sono un altro simbolo di morte, non di vita: i fiori appassiscono presto, e con ciò allu¬ dono alla giovinezza della donna che sfiorisce rapidamente. L'immagine femminile in guerra segnala con la sua presenza l'inevitabilità della morte, induce il soldato alla consapevolezza che dal fronte può non tornare, lo predispone alla possibile perdita di sé. Tutto questo non è realismo: è de-reahsmo»t La guerra, dice Ida Magli, è un tempo irreale, una pausa nella vita di una società: e tutto il simbolismo che la accompagna aiuta a evadere dal reale. C'è l'idea della donna-madre-amante per cui si combatte e da cui si aspetta in cambio protezione: ((Anche i camionisti, che fanno un mestiere pericoloso, tappezzano gli abitacoli del loro mezzo con foto di donne nude: è quasi un rituale magico. E' l'aggancio a una possibiltà di protezione che sta fuori della realtà». Ma tutto questo, aggiunge la Magli, è possibile soltanto sulla base di una certa immagine femminile puramente simbolica, ormai avviata a scomparire: «Oggi la donna occupa nella società uno spazio sempre più concreto, sempre meno "simbolico". Non so come faranno, i maschi...». [m. as.] L'antropologa Ida Magli: l'immagine femminile in un contesto bellico è un'arma. Magari a doppio taglio

Persone citate: Ida Magli