«Questo partito mi disgusta» di Augusto Minzolini

«Questo partito mi disgusta» «Questo partito mi disgusta» E l'addio diClaudio ha spiazzato Bettino ROMA. Sono le 11 del mattino di ieri e nel suo studio di palazzo Chigi, Claudio Martelli, riceve la notizia che cambierà la sua vita. Gliela porta il suo capo di gabinetto, Livia Pomodoro, reduce da una telefonata drammatica con il capo della procura di Milano, Saverio Borelli. «Claudio, non so come dirtelo, - gli dice con un filo di voce - ma i giudici di Milano dicono che non c'è bisogno che tu dia adesso le tue spiegazioni, visto che sta per partire un avviso di garanzia nei tuoi confronti». E' un vero colpo, una valanga, una doccia fredda per il ministro della Giustizia. Uno scherzo del genere, uno scherzo su quell'accusa per «il maledetto conto Protezione» che lo perseguita da 12 anni, Claudio Martelli se l'aspettava, ma fino all'ultimo non ha voluto crederci. Eppure da quando Silvano Larini domenica scorsa è tornato in Italia, il ministro della Giustizia ha temuto di essere chiamato in causa: una sensazione, un disagio dovuto alla consapevolezza che in questo psi all'ultima spiaggia può accadere davvero tutto e che in questa lotta all'ultimo sangue che sta dilaniando il gruppo dirigente socialista ogni colpo è permesso. E proprio una chiamata di «correo» del grande amico di Craxi poteva diventare in questi giorni decisivi l'arma più perfida: da due giorni personaggi vicini al ministro della giustizia, da Raffaelli, a Tempestini a Di Donato, paventavano un rischio del genere. Così quando il rischio è diventato realtà Martelli ha reagito come chi pensa.di essere stato oggetto di un'offesa troppo grande. «Ormai nel psi la politica si è fatta disgustosa, non ne posso proprio più»... sono le parole che ha ripetuto ai suoi più stretti collaboratori. E le decisioni dell'exdelfino sono state coerenti al sentimento di disgusto provato: le dimissioni da ministro e un addio al psi. Martelli le ha maturate nel primo pomeriggio, in perfetta solitudine. Ne ha informato il capo del governo, il capo dello Stato e ne ha parlato subito dopo con La Malfa e Occhetto. E Craxi? No, a lui Martelli non ha detto niente, a lui non ha fatto neanche una telefonata. Già, Craxi. Se le dimissioni da ministro Martelli le ha considerate quasi un atto dovuto, quelle dal partito sono l'ultima ribellione al suo ex-maestro. E quelle parole («disagio divenuto insopportabile») con cui l'ex-delfino ha motivato il suo addio al partito, sono l'epilogo di un rapporto filiale che i casi della vita hanno fatto sfociare nell'odio. Sì, addio padre crudele... E lui, l'altro protagonista di questa vicenda che probabilmente diventerà il simbolo della tragedia socialista, Bettino Craxi, come ha vissuto l'epilogo del dramma? Anche il segretario del psi si aspettava un colpo di scena. E tra la notte tra martedì e mercoledì ne ha avuto la certezza. «I miei avvocati - ha confidato ad un amico di insonnia all'hotel Raphael - mi hanno detto che è in arrivo un avviso di ga¬ ranzia a me e a Martelli per quello che ha detto Larini». Il segretario del psi è stato, invece, colto di sorpresa dalla reazione del suo ex-delfino. No, quella non se l'aspettava proprio. 0 almeno non se l'aspettava proprio ora. La notizia dell'addio di Marr telli al psi ha colto di sorpresa un Hotel Raphael semideserto. Craxi l'ha saputa mentre scriveva, correggeva e limava la sua relazione. Il segretario ha saltato il pranzo ma non ha detto niente, non si è lasciato sfuggire neanche una parola sull'accaduto. E' rimasto rintanato per tutto il giorno nella sua stanza. Sotto, nella hall, quelle poche persone che lo accompagnano nei giorni del suo tramonto hanno fatto a gara nell'immaginare la sua reazione. «Bettino giorni fa - ha raccontato Mimmo Pinto, che da qualche settimana partecipa ai pranzi del segretario del psi - faceva un altro ragionamento sulle intenzioni di Martelli: "Claudio, diceva, non pensa adesso ad una scissione, casomai vuole diventare segretario per poi decretare lo scioglimento del psi in un'altra formazione"». Giuseppe Demitry, un deputato napoletano, un altro dei commensali dei giorni tristi, ha dato, invece, più credito all'intuizione del capo: «E' da sette mesi che Bettino dice che Martelli e i suoi se ne vogliono andare». Ma forse per capire qual è lo stato d'animo di Craxi di fronte alla decisione di Martelli, bisogna rifarsi ad una citazione di Sciascia che Luca Iosi, segretario dei giovani del psi, ha diffuso tra gli ospiti improvvisati del Raphael un attimo dopo aver parlato per telefono con il segretario: «Più di ogni altro partito quello socialista - ha detto Iosi, citando ufficialmente Sciascia e ufficiosamente Craxi - offre la possibilità del dissenso, dell'uscita: nella presunzione, o nella retorica, di essere più socialisti di quanto il partito consenta al momento. Ma non infrequente è il caso che il dichiararsi più socialisti e l'uscire dal partito nasconda l'esserlo meno o il non esserlo più». E gli altri socialisti? Sono rimasti di sasso. Il gesto di Martel¬ li ha preso in contropiede tutti i suoi seguaci che ancora per tutta la mattinata di ieri hanno continuato a trattare sul nuòvo assetto di vertice del psi. Adesso cosa faranno? Almeno i fedelissimi da Del Bue a Tempestini, da Sanguinetti allo stesso Di Donato sono tentati dalla voglia di seguire il capo anche fuori dal partito. La sortita del ministro della giustizia ha anche spiazzato Amato, che fino a ieri ha giocato tra la maggioranza e la minoran- za del psi: la «presenza» scomoda di Martelli, infatti, ha dato al capo del governo la possibilità di esercitare per tre gioni il ruolo del grande mediatore, anche se in realtà l'accordo con il candidato della maggioranza Benvenuto era già stato siglato domenica scorsa ad Ansedonia. Chi, invece, ha sempre criticato Martelli per la sua politica, cioè Gianni De Michelis, ha potuto parlare ieri con il tono «di chi l'aveva detto...». «Io lo avevo avvisato tre mesi fa Claudio - ha dissertato ieri il vicesegretario -: lui ha voluto scherzare con il fuoco, come La Malfa e tutti gli altri nuovisti. Adesso anche loro si sono bruciati le dita. Ma malgrado tutto noi andremo avanti e vinceremo lo stesso». E forse adesso la scommessa tra questi due antichi nemici, Martelli e De Michelis, è la stessa che riguarda tutti i socialisti: se malgrado tutto il psi si salverà avrà avuto ragione De Michelis; se, invece, per salvarsi dovrà diventare un'altra cosa avrà vinto Martelli. E' questo il significato vero di quell'«arrivederci» con cui l'ex-delfino ha chiuso la sua lettera di «addio» al psi. Augusto Minzolini

Luoghi citati: Ansedonia, Italia, Milano, Roma