Oggi Croxi cede lo scettro di Fabio Martini

Oggi Croxi cede lo scettro Oggi Croxi cede lo scettro All'Assemblea delpsi favorito è Benvenuto ROMA. Per un capriccio del destino, il regno di Bettino Craxi, iniziato diciassette anni fa all'Hotel Midas, si chiuderà a pochi passi di distanza, in un sotterraneo dell'Ergife, un altro albergone per turisti americani alla periferia di Roma: alle 17,30 di oggi, in un clima avvelenato, si riunisce l'Assemblea nazionale socialista chiamata ad eleggere il successore di Craxi. Nel conclave socialista entra papa ed è destinato ad uscirne - Giorgio Benvenuto che nella trepidante giornata di ieri, ha resistito a parecchie insidie. Ma nulla più è certo, prevedibile nel psi di questi giorni, un partito trasformato in una torcia che brucia uomini, carriere, energie: la più grave delle incognite che pesa sull'assemblea di oggi e domani è la minaccia di scissione di una parte dei martelliani. Stralunati, pallidi, la voce impastata dall'emozione, gli amici di Martelli si sono visti prima a via del Corso e poi, per quasi tre ore, con Martelli nel suo studio al ministero di Grazia e Giustizia. Due riunioni tesissime che hanno proposto due schieramenti: chi non esclude di tagliare i ponti col psi - il trentino Raffaelli, il genovese Sanguineti, il torinese Salerno, il milanese Aniasi, il reggiano Del Bue e dall'altra chi invita alla cautela: il terzetto Di Donato-CapriaManca. Ieri notte i «trattativisti» della minoranza hanno chiesto a Craxi un gesto per evitare che si spacchi il partito: accantonare la candidatura di Benvenuto e trovare un accordo unitario. Ma non sono riusciti a suggerire un nome. Le trattative proseguiranno fino all'ultimo minuto e i martelliani, orfani del loro leader, giocheranno tutte le loro carte proprio sul «ricatto» di una scissione che, se consumata, potrebbe dare il colpo di grazia ad Amato, che oggi si regge su una maggioranza di 19 voti. Ma per un partito che - per dirla col ministro Ripa di Meana vive «la crisi più grave dalla fondazione» - all'Ergile giocheran¬ no fattori imponderabili, primo fra tutti quel!'«equilibrio del terrore», che in pochi giorni ha squassato l'intera classe dirigente del psi. Oggi pomeriggio alle 17,30 Craxi annuncerà le sue dimissioni con un fardello giudiziario impressionante: sei avvisi di garanzia, decine di addebiti, gravi ipotesi di reato. E la minoranza, decapitata del suo leader daMa magistratura, non sta meglio. L'istantanea più drammatica ieri pomeripRio nel Transa- tlantico di Montecitorio, quando, alle 15,21, le telescriventi battono la notizia: Martelli si è dimesso. Persino Mauro Del Bue, che di Martelli è il braccio destro, è impallidito: «Non ne sapevo niente...». E un altro martelliano, Angelo Tiraboschi, azzarda: «Ma non se ne va, questa è un'autosospensione...». C'è voluta mezzora, persino ai fedelissimi di Martelli, per capire bene il senso di quelle doppie dimissioni. E chi, come Enrico Manca, non fa parte dell'entourage stretto dell'ex ministro, non risparmia commenti crudi: «Martelli? Un piede dentro e due fuori». E mentre la minoranza si dilaniava sul che fare, i craxiani decidevano di puntare tutte le carte su Benvenuto. Che due sere fa aveva avuto un via libera importante: quello di Amato, che in una lettera a Craxi aveva dato il suo placet all'ex sindacalista, accompagnandolo però ad un'ipotesi che non è piaciuta per niente al segretario: quella di una presidenza del partito da assegnare a Giugni. E Martelli? Craxi concedeva, in nottata, la diffusione di un rituale appello a restare nel partito, affidato ad un anonimo comunicato della presidenza del partito. E alla fine di una delle giornate più tremende nei cento anni di vita del psi, Rino Formica entrando nel palazzo di via del Corso, sussurrava: «Mi dispiace per tanti becchini, ma il psi vivrà!». Fabio Martini Ma trai martelliani c'è la minaccia di una scissione Da sinistra Valdo Spini e Gianni De Michelis Sopra, Giorgio Benvenuto

Luoghi citati: Roma, Salerno