«Pulizia, ma nel rispetto delle persone»

«Pulizia, ma nel rispetto delle persone» «Pulizia, ma nel rispetto delle persone» Scalfaro da Trieste vuole sdmmmatizzare la crisi TRIESTE DAL NOSTRO INVIATO «Per carità, non c'è niente di tragico. Vedremo di risolvere le còse con grande calma». Il Presidente della Repubblica sigilla con queste parole una giornata di fuoco che, sul filo dei telefoni e attraverso i fax, gli ha portato da Roma là notizia delle dimissioni di Martelli. Poco prima, parlando agli studenti riuniti nell'Aula magna dell'Università per l'inaugurazione dell'anno accademico, il Capo dello Stato aveva messo in guardia dal rischio di processi celebrati prima sui giornali che nelle aule di giustizia: «Calma, pazienza - erano state le parole, sillabate come monito -, si ha il diritto di chiedere un repulisti, certo, ma, in un Paese civile, questo diritto va esercitato nel rispetto delle persone». E una persona, ha argomentato il Capo dello Stato, «in base a quanto è scritto nella Costituzione, non può essere ritenuta colpevole se non dopo che la sentenza sia passata in giudicato. Da noi, invece, c'è già colpevolezza nel momento in cui il nome è pubblicato sulla stampa». Poi ha aggiunto: «E' vero che si passano giornate difficili. E, oggi, appunto per chi vi parla, la giornata non è facile». Sono questi gli unici commenti di Oscar Luigi Scalfaro alla clamorosa decisione del ministro Guardasigilli e alle voci allarmate ed allarmistiche che, in questa sua prima giornata di visita a Trieste, gli rimbalzano dalla capitale. E sono commenti che, pur nell'amarezza evidente, non sfuggono alla parola d'ordine cui tutto il Quirinale si è uniformato in queste ore: sdrammatizzare. Per questa ragione il Presidente non ha voluto mutare di una sola virgola il programma del proprio soggiorno nel capoluogo giuliano. E, per questa stessa ragione, oggi, invece di rientrare a Roma come anche qualche membro del governo vorrebbe, si fermerà qui a visitare le foibe di Basoviz- za e la risiera di San Sabba. Sdrammatizzare. E non perdere un solo minuto per coprire il vuoto lasciato nell'esecutivo dall'abbandono di Martelli. Il governo deve poter operare nella pienezza dei suoi poteri: e, per consentire ciò, il Presidente ha firmato, ieri alle 19,15 nella prefettura di Trieste, il decreto con cui conferisce a Giuliano Amato il dicastero di Grazia e Giustizia. Il documento, redatto dagli uffici del Quirinale e giunto a Trieste con un aereo rnilitare, è ripartito pochi minuti dopo con lo stesso'mezzo, diretto a Palazzo Chigi. E' stato, questo, l'ultimo atto di un pomeriggio febbrile inco¬ minciato poco dopo le 13,30 quando una telefonata interrompe il pranzo del Presidente nel Palazzo del governo. «C'è Amato al telefono», comunica a Scalfaro un suo stretto collaboratore. Probabilmente, mentre solleva la cornetta, il Capo dello Stato ha già intuito l'argomento della chiamata: martedì sera, in¬ fatti, Claudio Martelli aveva annunciato che, qualora avesse ricevuto un avviso di garanzia, avrebbe rassegnato subito le dimissioni dal governo. Pensa a quest'annuncio, il Presidente mentre passeggia silenzioso sul molo Audace. Qui lo incontrano alcuni giornalisti: «Presidente, un commento alle notizie che arrivano da Roma?». Il Capo dello Stato scrolla la testa: «No», risponde. Nel vento che batte implacabile il lungomare, rientra in prefettura. Ancora intrecci di telefonate, ancora l'eco di chi, a Roma, applaude al crollo della prima Repubblica. A Trieste, invece, l'imperativo è e rimane: sdrammatizzare. Il primo a tentare di disinnescare ogni mina è il portavoce del Presidente, Tanino Sceiba: «Le dimissioni del ministro Guardasigilli, pur in un momento così delicato, non pongono nell'immediato un problema al governo. Si può pensare ad un interinato. Si tratta, comunque, di un atto che fa onore a Martelli». Renato Rizzo Oscar Luigi Scalfaro

Persone citate: Claudio Martelli, Giuliano Amato, Oscar Luigi Scalfaro, Renato Rizzo Oscar Luigi, Scalfaro, Tanino Sceiba

Luoghi citati: Roma, Trieste