Scalfaro e Occhetto per ora tengono in piedi il governo
ài Ma i miglioristi pds chiedono un rimpasto per sostituire i ministri Goria, De Lorenzo e Conte Scalfaro e Occhetto per ora tengono in piedi il governo ROMA. Per un pomerìggio sull'orlo della crisi, il governo Amato non cade, almeno per il momento. Scalfaro ha turato la falla aperta dalle dimissioni del ministro della Giustizia, Martelli, firmando in serata il decreto che assegna al presidente del Consiglio l'incarico «ad interim». In attesa, cioè, di trovare un sostituto. Dopo un iniziale sbandamento dovuto alla sorpresa per il gesto di Martelli, i partiti di governo, Scalfaro e i maggiori partiti di opposizione riservatamente consultati hanno convenuto che era da evitare di drammatizzare con una crisi immediata una situazione già di per sé assai difficile. Ma appare evidente che qualcosa di nuovo dovrà avvenire in tempi non lontani. E' stato lo stesso portavoce del Presidente della Repubblica, da Trieste, a dire che le dimissioni di Martelli non pongono problemi al governo «nell'immediato», ma che «a un certo momento si tireranno le somme». Per quattro ore, in verità, c'è stato il rischio che le somme si tirassero subito. Tra Roma e Trieste, dove è in visita il Presidente della Repubblica, c'è stato un rincorrersi di voci, di pressioni e forse di manovre, che ha fatto pensare ad una crisi imminente. La sarabanda si era aperta subito dopo le 15, con un imbarazzato «ora non vi posso dire niente» del presidente del Consiglio che andava a Palazzo Chigi a consultarsi con i suoi ministri. Seguiva un «no comment» di Scalfaro verso le 16 e poi la citata precisazione di Tanino Sceiba, segno che la scelta per 1'«interim» era ormai fatta. Ma a Roma si diffondeva la voce che il Capo dello Stato stava per rientrare. Un rientro che avrebbe significato che la crisi sembrava inevitabile e che, vista la situazione, diventano altrettanto inevitabili le elezioni anticipate col relativo blocco di tutti i procedimenti per concedere le autorizzazioni a procedere chieste dalla magistratura. Dava corpo alla tesi del rientro imminente il ministro del Lavoro, l'andreottiano Cristofori, subito smentito dai suoi colleghi di governo e dallo stesso Scalfaro. «La visita prosegue come da pro¬ gramma, mi chiedo come possano essere fatte certe affermazioni» precisava irritato il portavoce del Presidente. E lo stesso Scalfaro volutamente sdrammatizzava spiegando che non c'è nulla di tragico e che una crisi di governo è impensabile. «Non ci sarà la crisi» assicurava seccamente il ministro deh Esteri, Colombo, all'uscita da Palazzo Chigi. «Ci sarà una soluzione provvisorio» dicevo il ministro Pagani. «Scalfaro ha già firmato l'interim» tagliava coito il ministro Conte. Insomma, un muro compatto contro la crisi subito. D'accordo il segretario della de, Martinazzoli: «Non penso che ci saranno contraccolpi sul governo». Contrari alla crisi i liberali, che chiedono però un «rimpasto» dopo l'assemblea socialista. Marco Pannella dice sì anche lui il congelamento della situazione, «approvo la reazione di Amato», e chiede un grande dibattito parlamentare. A fine serata, Amato fa comunicare dal suo sottosegretario, Fabbri che «il governo intende proseguire e andare avanti finché avrà la fiducia delle Camere». Di certo, il pds, i repubblicani, Bossi (consultato da Occhetto) ieri non hanno voluto infierire e non si sono precipitati a chiedere la crisi. Il partito di Occhetto ha, anzi, ritirato la mozione di sfiducia che aveva presentato anche al Senato, sostenendo che ora di¬ ventava un inutile doppione. Mantiene la sua, invece, Rifondazione comunista. Al vertice .del pds è aperto il dibattito sul che fare. I miglioristi propongono di dare una «attenzione critica» ad Amato dopo che avrà provveduto a sostituire anche i tre ministri chiacchierati (Goria, De Lorenzo, Conte). Ne conseguirebbe un «rimpasto» che dovrebbe dare una nuova immagine alla squadra. Un deputato de ha proposto di affidare a Pannella il ministero della Giustizia. Per Rifondazione comunista, missini e Rete Amato dovrebbe, invece, dimettersi subito. Alberto Rapi sarda ài .
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