Cera una volta il Caf ricordale di Filippo Ceccarelli

Cera una volta il Caf, ricordale? Cera una volta il Caf, ricordale? fflte ''É L'alleanza Craxi-Forlani, il camper e Fiuggi POLITICA -filai l HA i (il. ROMA. E adesso, se possibile, non la mettano giù in quel bruttò modo: che era tutta una questione di quattrini. Che la grande alleanza politica tra Craxi e Forlani, la normalizzazione culturale di questo Paese, la sua stabilizzazione pragmatica si riduceva ad un accordo sulle mazzette ecologiche. Che non di camper, si trattava, ma di Cavalli. Ingegner Giampiero, supposto rappresentante dell'ex segretario de per la gestione razionale e centralizzata delle tangenti, in accoppiata con il mandatario craxiano. Ecco, ora, sulle spalle dell'ingegner Giampiero Cavalli viene a gravare anche la responsabilità di poter assestare o meno un colpo definitivo a quella ormai storica entità che ha segnato una politica e per certi versi anche un'epoca. Insomma, il Caf, dalle iniziali dei cognomi, appunto, di Craxi, Andreotti e Forlani. Di quella stagione germogliata fra gli schiamazzi del Palasport, nel congresso de che pose fine al settennato demitiano (febbraio 1989); maturata nella roulotte che Bettino aveva scelto come luogo di riposo e di summit al congresso dell'Ansaldo (maggio dello stesso anno); e più o meno intensamente fruttificata fino al big bang del 5 aprile e poi mortificata alle elezioni presidenziali del luglio 1992; del Caf si è detto e si è scritto quasi tutto il male possibile. Ma questa storia che due dei fondatori, Arnaldo e Bettino, «si fossero accordati (pure, ndr) sull'incombenza» delle tangenti confermerebbe davvero i peggiori pregiudizi dei nemici, raccolti e catalogati a un certo punto in un ipotetico Dosd, leggi De Benedetti-Occhetto-Scalfari-De Mita. La Malfa, che pure la campagna contro il Caf la stava senz'altro combattendo, se l'erano scordato, gli inventori di sigle. E infatti generò sigle contro sigle, il Caf, e mise la musica alle feste da ballo a casa dell'ambasciatore Secchia (do you remember Cafì); decretò la destituzione di presidenti di banche (Nesi) e di grandi enti pubblici (Prodi, simbolizzante l'era dei professori) e sulla poltrona di sindaco di Roma, inaugurando la nascita di una specie di figure detti «centauri» o «anfibi», installò Carraro, che era un po' socialista e un po' andreottiano. Poi decapitò i demitiani (Agnes, Fava) della Rai; fece sfracelli per strappare un tipo molto particolare di legge sulla tv, mentre Gonfalonieri, capo di stato maggiore di Berlusconi, non è che allontanasse troppo i sospetti uscendosene soave: «Faremo informazione in sintonia con la linea di Craxi Andreotti e Forlani». Ed è probabile che un qualche zampino l'avesse messo anche lì a Segrate, per la disputa Mondadori. Sembra ieri. Il tempo degli incontri tra Arnaldo e Bettino. Quel camper targato Bari, in principio. Oppure la «sala del silenzio» della comunità Incontro di don Gelmini, ad Amelia, con quei due che parlavano dietro una specie di vetrata, e la muta di giornalisti li vedeva senza poterli ascoltare. Perché, con tutti i suoi limiti pragmatici, e senza ricorrere alle boutades forlaniane a favore della pena di morte, tentò pure di montare un certo clima di moderazionerestaurazione sul piano culturale, il Caf, cui si deve quella legge contro la droga che nessuno oggi rifarebbe così. Quindi, poco prima del tramonto, Craxi e Forlani s'incontrarono anche alla Casina Valadier. Ma la più straordinaria terrazza di Roma, più che il romantico panorama richiamava quella fotografatissima bottiglia di Acqua di Fiuggi che i due si ritrovavano davanti. E in qualche modo anche il padrone di casa era una creatura del Caf, o almeno celebrò i suoi più pieni trionfi intorno a quell'epoca: Giuseppe Ciarrapico. Col suo passato nero, la sua voracità, la sua allegra energia. Era fascista («storico, per piacere!»), poi andreottiano, poi «del popolo democristiano, senza tessera, per piacere!», e poi «Craxi eia dù palle così». E il Ciarra faceva quel grazioso gesto, sorrideva con il suo faccione da Aldo Fabrizi, comprava giornali e tante altre acque. Però, intanto, anche il Cai era agli sgoccioli. E il bello è che ce lo aveva fatto arrivare, con denunce, e grida, e gelosie, sospetti, zizzanie, imprevedibili scossoni istituzionali, sempre più forti, chi ne aveva forse più paura, Cossiga. Ma i nemici del Caf non gli dissero mai: «Grazie, presidente». Filippo Ceccarelli Con Andreotti i due big decisero la caduta di Nesi Prodi e demitiani Da sinistra, Silvio Berlusconi presidente della Fininvest e Giuseppe Ciarrapico che guida la Roma Calcio

Luoghi citati: Bari, Casina, Fiuggi, Roma, Segrate