«Sulle tangenti intesa Craxi-Forlani»

Dopo Sbardella avvisi di garanzia al sottosegretario Cursi e a Dell'Unto. Le accuse di Cultrera Dopo Sbardella avvisi di garanzia al sottosegretario Cursi e a Dell'Unto. Le accuse di Cultrera «Sulle tangenti intesa Craxi-Forlani» L'ex segretario de si infuria: una balla vergognosa MILANO. Esplode in casa de la nuova bomba di Tangentopoli. E il nome di Arnaldo Forlani, per la prima volta, compare nelle carte dei giudici. Non è solo, l'ex segretario della de. In sintonia con Craxi, Arnaldo Forlani avrebbe trovato un accordo tra de e psi per la spartizione delle tangenti nel settore ambiente. Ad accusare il leader de è Rolando Cultrera, commercialista, area psi, vicino all'ex ministro dell'Ambiente Giorgio Ruffolo. Smentisce Forlani: «Una balla plateale e vergognosa. Cosa posso dire di più? Ignoro totalmente i fatti di cui si parla. Posso immaginare tentativi di coinvolgimento, non so per quale fine». Altre informazioni di garanzia cadono a pioggia. Dopo quella a Vittorio Sbardella, de, ne arriva un'altra a Paris Dell'Unto, psi. E poi ancora a un de, al sottosegretario ai Trasporti Cesare Cursi. Identico il filone: le mazzette pagate dalla società Intermetro. «Accuse bislacche, sono assolutamente tranquillo», dice Sbardella. Gli fa eco Paris Dell'Unto: «Sono solo intervenuto per il mantenimento di un contratto di consulenza con Intermetro a favore di una persona. Un milione e 700.000 lire al mese l'importo. Non dò giudizi». «Opera tangentizia organizzata dalle segreterie dei partiti», accusa Rolando Cultrera quando nomina davanti a Di Pietro Forlani e Craxi. Il magistrato ascolta, verifica, confronta. Nessun provvedimento, per ora, è stato preso contro Forlani. Ma le rivelazioni di Cultrera rischiano di provocare l'ennesimo terremoto nel cuore del «pa- lazzo». Dice Cultrera: «L'allora segretario politico della de, onorevole Forlani, si era accordato con l'onorevole Craxi sul fatto che anche un suo uomo avrebbe collaborato con Bartolomeo De Toma». Quest'ultimo era un collaboratore di Craxi, arrestato e scarcerato dopo lunghe confessioni. Ricorda Cultrera davanti a Di Pietro: «Il De Toma un giorno mi invitò nel suo ufficio in Milano e mi presentò questo ingegner Cavalli e mi disse che egli era il referente della de nella gestione di tangenti sul piano triennale dell'ambiente». Spiega Cultrera a verbale: «Cavalli era stato voluto da Forlani affinché riferisse a tale Graziano Moro (de, arrestato pure lui) e ancor più a Severino Citaristi (cassiere nazionale de, pluriindagato) l'entità e le modalità delle contribuzioni versate dalle imprese». Semplice il giochetto, secondo Cultrera: «Cavalli e De Toma premevano presso gli organismi delle Regioni in modo da far approvare i progetti per la cui realizzazione si interessavano imprese che garantivano il flusso delle tangenti a favore del psi e della de». E gli imprenditori pa¬ gavano: tangenti al 4% sul valore dell'appalto. Miliardi. Conferme sul ruolo di Bartolomeo De Toma vengono anche da Ottavio Pisante, il presidente della Emit, arrestato per le tangenti a Milano e Foggia. Racconta Pisante a verbale: «De Toma mi disse che Craxi gli aveva fatto presente di riferirmi che "per entrare devi mettere sul tavolo una fiche da due miliardi". Con la parola "entrare" si intendeva avere la possibilità di essere presi in considerazione, senza avere la certezza dell'appalto». Ma non c'era solo il psi di Craxi. Anche i repubblicani, secon¬ do Pisante, volevano una «quota» per accedere alla prequalificazione per la desolforazione per gli impianti Enel. Pagava l'Emit: «L'uno per cento del valore globale delle commesse a De Toma che diceva di prenderli per conto di Craxi; il 3% sugli appalti per la movimentazione calcare-gesso, attraverso la mediazione di una società, a Pierfranco Faletti, amministratore Enel per conto del pri; l'I,5% sull'appalto per la depurazione delle acque sempre al pri». Tangenti, ma anche finanziamenti elettorali «in nero» racconta Pisante. Campagna elettorale '90, elenca l'imprenditore: «alla de 100 milioni (a Luigi Martinelli per Gianstefano Frigerio); al psi 100 milioni (a Sergio Moroni, morto suicida lo scorso autunno)». Soldi anche al pri, rivela Pisante: «50 milioni che consegnai a Moscheri Luigi, esponente del pri e uomo di riferimento del senatore Spadolini a Milano». Sbaglia Pisante. Moscheri, hanno accertato i giudici, passò ad altro repubblicano, e non a Spadolini, chiamato indebitamente in causa. Soldi alla de, 100 milioni, anche per la campagna elettorale '92. Nuove rivelazioni, infine, tirano in ballo Franco Viezzoli, attuale presidente Enel. Fa mettere a verbale Bartolomeo De Toma: «Il pagamento di tangenti, sulla base di quanto a me risulta, era stato concordato all'interno del consiglio d'amministrazione dell'Enel con la partecipazione di tutti, Viezzoli compreso». Fabio Potetti Nei confronti del leader della de per ora nessun provvedimento Pisante ha descritto una lottizzazione meticolosa delle mazzette. De Toma parla di Viezzoli L'ex segretario de Arnaldo Forlani ha replicato al presunto coinvolgimento nell'inchiesta in maniera secca: invenzioni

Luoghi citati: Foggia, Milano