II passato gioca contro Agroppi

I Cecchi Gori: il tecnico non si tocca ma guai perdere anche domenica ad Ancona I Cecchi Gori: il tecnico non si tocca ma guai perdere anche domenica ad Ancona II passato gioca contro Agroppi E RadicemchùmmnosoìÈmpronto FIRENZE. Tutti distrutti, tutti a maledire la sorte e quel sottile perfido innamoramento per il calcio, i Cecchi Gori e Aldo Agroppi non si separano. Forse temono che possa diventare un abbraccio «mortale», ma non hanno la forza per interromperlo. Agroppi dovrebbe dire basta solo dopo un mese di ritorno all'antica professione. E poi? Sarebbe credibile il ritorno nella trincea degli opinionisti? Vi immaginate i commenti dei suoi eventuali bersagli nella critica calcistica? E i Cecchi Gori dovrebbero cancellare un nuovo allenatore dopo aver scaricato le colpe dei loro insuccessi prima su Lazaroni e poi su Radice. Anche loro avrebbero difficoltà a ripresentarsi davanti all'opinione pubblica. Gigi Radice, intanto, segue la calcionovela da Monza pronto a tutto. «No, non vado a vedere partite. Mi basta la tv. Sono solo andato ad un match delll'Ospitaletto, fuori dalla mischia. No, non ho avuto soffiate da Firenze. Sarebbe dura tornare, ma io sono pronto, non fosse altro perché dovrei rispettare il contratto. Rivedrei volentieri i ragazzi, sarebbe una mezza rivincita. Comunque, auguri ad Agroppi ed ai viola». Intanto a Firenze si professano fiducia e pazienza. Ma fino a quando? Fino ad Ancona. Non ci sono dubbi. Il presidente Mario, ieri, ha confermato il tecnico di Piombino che, a sua volta, ha giurato di non aver mai avuto propositi di abbandono. Ma poi, entrambi, hanno indicato proprio in Ancona la cartina al tornasole del futuro della Fiorentina. Un nuovo fallimento e sarebbe crisi. Ieri è stato il giorno della disperazione e della rabbia. Ha iniziato, di buona mattina, Mario Cecchi Gori: «Vista la situazione è evidente che sono stati compiuti degli errori. Anche da parte nostra. Se siamo pentiti di quello che abbiamo fatto? La realtà è che la squadra non reagisce più, aveva iniziato a fare qualche scherzetto già con Radice. Certo però che da quando se n'è andato il nostro ex tecnico, non è che... abbiamo ricevuto dei vantaggi», Non è autocritica, ma una confessione di incertezza. Che sia l'anticamera del ripensamento? «Non diventiamo ridicoli, se dovessimo cambiare ora ci trasformeremmo in una barzelletta. Per adesso Agroppi resta al suo posto». E se domenica, ad Ancona, i viola dovessero ancora perdere? «Non voglio neppure pensarci. Ma se dovesse succedere, allora manderei un bel vaffan... alla squadra, a tutti». E' il messaggio più chiaro, colorito come il presidente-produttore. «Sto fisicamente meglio, sento che c'è bisogno di me a Firenze, arrivo. Non siamo ancora al fallimento, ma siamo passati dall'euforia del secondo posto ai discorsi di B. Anzi, se continuiamo così finiremo addirittura in serie C». Intanto Agroppi viveva, nella sua villa di Salivoli (Piombino), quello che ha descritto come «il peggior momento della mia carriera». Poche ore di sonno, molte telefonate, un breve colloquio con Mario Cecchi Gori: «Mi ha rincuorato». Poi la certezza di dover fare il «duro» con la sua molle squadra. «Non ho mai pensato di abbandonare, sono state solo voci in malafede. Sono a Firenze solo da un mese. Il presidente ha ragione a protestare, ad arrabbiarsi. Anch'io sono pieno di rabbia e vorrei trasmetterla alla squadra. Ma c'è chi recepisce e chi no. A questo punto loro (i giocatori, n.d.r.) devono in coscienza trovare l'orgoglio. E devono farlo da soli, sono o non sono dei professionisti? Una squadra con quattro nazionali, con tanti giovani emergenti, non può lottare per la retrocessione. Oggi ci incontreremo e parleremo, anzi loro dovranno parlare più di me. Orlando ha fatto risalire al caos per la cacciata di Radice l'inizio del momento negativo, forse ha ragione, ma io voglio sentire l'opinione di tutti. Usciremo con una sola parola d'ordine: chi va in campo deve lottare fino alla morte. Già da Ancona». E nel suo giorno più difficile ha trovato la forza (encomiabile) di difendere Radice, il fantasma che lo sta perseguitando, attaccato domenica (nuovamente) da Vittorio Cecchi Gori. «Gigi aveva lavorato bene e non trovo giusto tirarlo sempre in ballo». E' un Agroppi almeno rivitalizzato. Ma la squadra è incerta, stanca e impaurita. Siamo allo scaricabarile. Ieri Batistuta ha dichiarato: «Io parlare con Agroppi? Le parole non servono, lui è l'allenatore». Alessandro Rialti Agroppi, una settimana per non fallire