«Superpremio Che idea»

«Superpremio? Che idea» «Superpremio? Che idea» Mondonico critica i giocatori per i soldi chiesti a Goveani TORINO. Al Filadelfia, caso Bruno a parte, sul quale da Milano s'è pronunciato anche Zenga «Cosa ci voleva, Pasquale, a dispiacerti in tv per l'infortunio di Raducioiu invece di fare dell'ironia?», nel day-after il ritorno alla vittoria casalinga dopo quasi quattro mesi s'è parlato del premio doppio richiesto dai granata e dell'impegno di Coppa Italia contro la Lazio. Negli spogliatoi, è stato Arnioni a sollecitare il neo presidente torinista: «Visto che abbiamo vinto, perché non ci raddoppia il premio-partita?». Il difensore dice che la sua «è stata solo una battuta», poi ride: «E' vero, ci ho provato, ma il notaio Goveani l'ha preso appunto per uno scherzo. Peccato». Chiedere soldi doppi per aver battuto un avversario tutt'altro che trascendentale come il Brescia, è stata una sortita intelligente? Mondonico risponde: «Il presidente, senz'altro, ha fatto bene a dire di no. Ha predicato austerità e, dinanzi alle sue affermazioni, chissà perché gli è stata fatta quella richiesta». Poi l'Emiliano, di ottimo umore, s'è detto polemicamente felice «che il nostro successo sul Brescia sia stato addebitato alla fortuna. Finalmente, sento parlare di Toro baciato dalla dea bendata, magari fosse sempre così dato che qui echeggia sempre il leit motiv della jella, della persecuzione, della malasorte». Squalificato Bruno, ko Sergio, incerto Sordo, assente Scifo, il Toro anti-Lazio ha gli uomini contati: tant'è che il tecnico ha voluto fosse richiamato (pare con disappunto dell'allenatore della Primavera, Rampanti) il difensore Sottil che in mattinata era partito con la squadra giovanile per il torneo di Viareggio. Contro la Lazio niente tre punte (Aguilera, Casagrande e Poggi) «perché sarà una partita tattica e non una partita presunta» ha detto Mondonico; dove, per partita presunta, s'ha da intendere (ah, il mondonichese) un incontro affrontato con spirito sbarazzino, garibaldino. Mentre il tecnico si divertiva, e divertiva, con i suoi ermetismi, il braccio destro di Goveani, Pinacci, mostrava a due tecnici quali «buchi debbono essere subito riparati» nel disastrato Filadelfia. Non si può dire che la nuova dirigenza pecchi d'immobilismo, [c. giaci

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