Superman non sta più al giornale

Com'è cambiata l'immagine dei reporter in film e serie tv: da crociati ad arrivisti Com'è cambiata l'immagine dei reporter in film e serie tv: da crociati ad arrivisti Superman non sta più al giornale Nei film di Capra e Cukor erano eroi della democrazia nel recente «Hero» Geena Davis è ambiziosa senza scrupoli NEW YORK. Quando i politici accusano i mass media di trattarli ingiustamente, hanno buone ragioni per aspettarsi comprensione nella gente. Basta infatti andare al cinema, o accendere la tv, per vedere cosa gli americani pensano di chi ha in mano le notizie. 15 anni dopo «Tutti gli uomini del presidente» di Pakula, dove Bob Woodward e Cari Bernstein del «Washington Post» assumevano la statura di eroi per il loro comportamento nel caso Watergate, film e tv stanno ora producendo una generazione di giornalisti inaffidabili i cui molti difetti sopravanzano ampiamente le poche virtù. E' questo il messaggio di film come i recentissimi «Hero» con Geena Davis e «Bob Roberts» con Tim Robbins, o di serie tv come «Murphy Brown»: i giornalisti non sono più i crociati di un tempo, sono piuttosto una singola, monolitica istituzione, una fortezza aristocratica i cui membri non sono solo gelidi e indifferenti: si mangiano per cena la gente. Il giornalista di un tempo difendeva l'uomo della strada, quello di oggi lo sfrutta. Cadere sotto l'occhio dei mass media oggi significa avere sopra di sé l'occhio del male. In passato, naturalmente, non esistevano «i mass media». Esistevano i giornali. La gente che lavorava nei giornali era pagata molto poco, lavorava con il cuore e faceva parte della comunità. Al massimo erano un po' pomposi e pretenziosi. I giornalisti, nelle commedie del 1930, erano tipi proletari: la loro caratteristica - nonostante parlassero troppo in fretta, fumassero come ciminiere e bevessero in continuazione - era di condividere i valori della gente per cui scrivevano. In «Prima pagina» ( 1931 ) il nonno di tutti i film sulla stampa, un reporter di Chicago, interpretato da Pat O' Brien, annaspa nel racket del giornale, combatte contro il suo cattivo direttore Adolphe Menjou ma riconosce che, nonostante sia burbero, è saggio. In «La ragazza venerdì» di Howard Hawks (1940), la reporter Rosalind Russel ha scelto il lavoro unicamente per riuscire a fare un buon matrimonio. Ma alla fine scopre che nelle sue vene proletarie scorre inchiostro. Altri miti del mestiere sono Roberts William in «Biondo platino» (1931) di Frank Capra, Clark Gable in «Accadde una notte» sempre di Capra (1934) e Jimmy Stewart in «Scandalo a Filadelfia» di Cukor (1940). Tipi furbetti, un po' malandrini, ma di buon cuore. Dalla II Guerra Mondiale alla guerra del Vietnam, i giornalisti godettero la stima di Hollywood come eroi della democrazia: anche la tv contribuì a questa fama negli Anni 60. In «Le avventure di Superman» tratte dal fumetto, «The Daily Planet» è il primo posto che viene in mente a Clark Kent per combattere la sua battaglia contro il crimine: il giornale è più veloce e incorruttibile dei poliziotti: come Superman, aiuta a difendere la giustizia, la verità e il sogno americano. Gli Anni 70 videro l'inizio di una nuova figura di giornalista, proiettata dal cinema e dalla tv: quelli che erano sembrati la quintessenza del sogno americano vengono ritratti come arroganti, impudenti, ficcanaso. La tv diventa la principale fonte delle notizie e il giornalista tv è una nuova razza: più colto e meglio pagato di chi lo guarda. Non solo: il regno dei giornalisti tv è New York, non più tutto il territorio degli Usa, e questa federalizzazione del potere delle notizie fa sì che i mass media inizino ad essere percepiti come distanti, freddi, senza cuore e quasi «cospiratori». Da qui a immaginare i giornalisti come soldati senz'anima di una forza filosoficamente aliena il passo era breve. ' I giornalisti di un tempo potevano essere rozzi ma avevano un cuore: quello che gli interessava erano le notizie a tutti i costi: i giornalisti di oggi invece sono per¬ cepiti come freddi e senza cuore. Sono proprio le sit-com tv che si impossessano per prime del nuovo personaggio. Il «Mary Tyler Moore Show» del 1970 crea, è vero, il direttore Lou Grant, burbero ma dal cuore d'oro, ma anche l'arrivista inviato Ted Baxter. Ma è solo negli Anni 80 che questa figura si sviluppa. In «Trappola di cristallo» del 1988 c'è la figura di un giornalista talmente ambizioso e privo di scrupoli nella sua curiosità, che quando si becca un pugno in faccia,'tutto il pubblico gongola. In «Diritto di cronaca» di Sidney Pollack (1981) Sally Field è una giovane reporter che con la sua ostinazione e mancanza di scrupoli mette nei guai l'innocente Paul Newman e causa il suicidio della sua amica. Quando il danno è fatto, il suo giornale si nasconde dietro il primo emendamento, il diritto di cronaca appunto. Murphy Brown, alla tv, pur non essendo così perfida, quasi mai ha idee che il suo pubblico possa condividere. Di male in peggio. In «Il grande freddo» (1983) Jeff Goldblum è solo un egoista assorbito in se stesso: in «Dentro la notizia» (1987) William Hurt è un mascalzone incompetente di bell'aspetto. Bruco Willis è un reporter alcoolizzato in «Il falò delle vanità» (1989) che sfrutta un incidente d'auto per ritornare in auge. In questa stagione cinematografica sono in arrivo «Hero», in cui Geena Davis è una caricatura dell'ambiziosa pronta à tutto e Andy Garda è un impostore, e «Bob Roberts» in cui la stampa viene descritta come corrotta, senza ideali e facilmente influenzabile dal candidato al senato Tim Robbins, nascostamente fascista. Insomma, l'immagine dei giornalisti sta attraversando un periodo duro: e siccome il cambiamento di immagine cambia anche il loro modo di dire le notizie, è poco probabile che la tendenza si invertirà in tempi brevi. GlennGareKk Copyright «The New York Times» e per l'Italia «La Stampa» Hurt bello scemo di «Dentro la notizia» Terribile Fields in «Diritto di cronaca» Due volti del giornalista: Clark Gable eroico in «Accadde una notte» Accanto William Hurt incompetente in «Dentro la notizia»

Luoghi citati: Chicago, Filadelfia, Hollywood, Italia, New York, Usa, Vietnam