Il diavolo in Belgio? Vive dal prete

E' un ex sacerdote il più grande collezionista di oggetti «diabolici» E' un ex sacerdote il più grande collezionista di oggetti «diabolici» Il diavolo in Belgio? Vive dal prete Una grande mostra scandalizza i cattolici BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il cattolicissimo Belgio dedica una mostra al diavolo. E' organizzata a La Louvière, a due passi da quel Paese fiammingo i cui pittori medievali con tanta arte rappresentarono il maligno. Ed è opera di Jean-Gabriel Le Nouvel, un sacerdote che in barba al suo doppio nome biblico ha abbandonato l'abito talare per darsi anima e corpo alla passione per il demonio. Ormai impiegato all'ufficio di collocamento di una cittadina di provincia, Le Nouvel ha iniziato la sua raccolta vent'anni fa, quasi per scherzo, o forse per esorcismo, ma si è trovato suo malgrado invischiato in una sorta di tossicomania collezionistica. Ora pubblica annunci irti di diavoletti, che propongono acquisti e scambi di manifesti, etichette, cartoline, statuette e tutto ciò che abbia a che fare con il diavolo. «Collezionista d'inferno», si definisce pur ammettendo di esserlo diventato «senza rendersene conto». Ed ecco la sua «opera» (ma è poi davvero sua?). Centinaia di manifesti pubblicitari di prodotti reclamizzati attraverso l'immagine del diavolo: la lamborghini «diablo», il vino «infer¬ no», i fiammiferi «lucifero», il profumo «demon». Decine di poster cinematografici: da «Piccolo diavolo» a «Il diavolo probabilmente», da «I diavoli rossi» a «Sette giorni all'inferno». E poi cartoline ammiccanti con damine ottocentesche sedotte dal maligno,, stampe popolari e non, figurine Liebig con la storia del Faust, etichette, copertine di dischi, statuette, candelabri, reggi-libri, maschere, scatole di sigarette, involucri per cioccolato. C'è addirittura una serie di dipinti catechistici, pensati per illustrare al popolo la via della redenzione, il cammino per evitare l'inferno, e insieme a tutto il resto del materiale fanno uno strano effetto di contrasto. Tra ammiccamenti di donnine, pubblicità e ingenui dipinti, il demonio finisce per assumere in mostra un aspetto quasi benevolo, suscita quasi simpatia. Ma è proprio una sensazione nuova? Le frequentazioni con il diavolo, almeno per noi italiani, sono antiche e spesso cordiali. L'espressione «povero diavolo» viene usata per la prima volta da Magalotti, nel 1712; «sapere un punto più che il diavolo» è del 1483 (Alienti), e «avere il diavolo in corpo», nel senso di «essere preso da glande smania», è usato da Boccaccio nel Decameron (1353). Il diavolo sembra poco preoccupante, forse innocuo, comunque «di casa». Anche Le Nouvel sembra esserne convinto. «Mi piace osservare gli sguardi della gente che viene a visitare l'esposizione dice - c'è chi scherza, chi riesce a spaventarsi... e chi si fa il segno della croce». Ma dietro quella faccia paciosa l'ex prete non nasconde qualche secondo fine? «Le Nouvel» in francese significa «il nuovo». Quale sarà davvero la novità annunciata dal prete collezionista? Fabio Squillante

Persone citate: Fabio Squillante, Faust, Liebig, Magalotti, Nouvel

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles