Tangentopoli? Benni pensaci tu di Stefano Benni
Milano, lo scrittore fra gli studenti Milano, lo scrittore fra gli studenti Tangentopoli? Benni pensaci tu Y*\ MILANO L ' E avete mal di testa, non m andate a un incontro tra il Stefano Benni e gli stuhZJ denti della Statale. Ce n'è stato uno ieri pomeriggio, al teatro Carcano. Presente ingiustificato Paolo. Rossi. Tema, l'ultimo best seller di Benni La compagnia dei Celestini (Feltrinelli). Subito scavalcato dalle parole d'ordine obbligate d'una assemblea studentesca in cerca di leader politici. Perché, come ha ammesso l'Autore, da anni l'opposizione di sinistra la fanno scrittori e magistrati, cantautori e mimi, giornalisti e vignettisti. Tutti, tranne la Sinistra. E allora, quella che avrebbe potuto essere la vera Festa del Libro milanese, con due autori davvero contemporanei e lettissimi (il libro di Rossi per la Baldini & Castoldi è primo in classifica) e senza i lustrini del berlusconismo, si trasforma a tratti in pallosissimo collettivo di autocoscienza. Il pubblico è quello «giusto», folto, variegato, tipo «giovani d'oggi». C'è la fila degli skins, quella dei cattolici, i leghisti, un pizzico di anarchismo, l'adolescente che si definisce «vetero-marxista». Ma il grosso è composto da confusi di sinistra, «disgustati dalla politica tradizionale», tifosi di Di Pietro, scheggiati dal crollo dei muri e nostalgici di un '68 e un '77 di fiaba, sorvolando sulle violenze e i troppi reduci finiti in galera perché terroristi o assessori. Non mancano le facce sveglie. Ma, come allora, parlano soprattutto i liderini, per giunta allenati dalla tv a trasformare domande in comizi lamentosi. Benni e Rossi non vogliono scontentare nessuno: infilano lunghe concioni, interrotte da folgoranti battute. Benni è efficace quando se la prende con la «camorra culturale» dei premifi- Stefano Benni ci, che si ostina a non considerarlo uno scrittore serio. La kultura «imposta dai salotti tv e da una critica che odia sempre di più i libri e soprattutto quelli nuovi». Ma che non impedisce a lui di stravendere, «facendo incazzare alcuni». Grazie naturalmente a quei giovani che la critica letteraria descrive «ignoranti e teledipendenti» e che invece affollano le librerie, come sa chi non riceve i libri omaggio e le frequenta. Per il resto, non si parla di rivoluzione ma poco ci manca. L'inevitabile Di Pietro piace a Benni perché «è molisano come mia madre, mangia tutte le sere la cicerchiata e dunque non può essere pericoloso». Mani Pulite arriverà anche ad Andreotti? chiede il popolo. Benni qui è grande: «Io credo che finirà come con Al Capone, arrestato dal fisco. Andreotti lo beccheremo per le targhe alterne». Poi arringa gli universitari «un po' addormentati». «Quelli di Bologna non riescono nemmeno a mo- bilitarsi contro Roversi Monaco (il rettore, ndr) che è un massone ignorante al quale non darei in gestione un asilo». Pensaci tu, è il coro. Benni: «Ma voi dovete trovarvi da soli, mica perché c'è Benni o Paolo Rossi». Una parola. Rossi è più distaccato: «Seguo Tangentopoli come un tifoso assiste a una finale di un mondiale dal quale la sua squadra del cuore è stata eliminata al primo turno». E poi altro patetismo di sinistra minoritaria e un po' compiaciuta di riconoscersi e mille altri discorsi, uno sull'altro, come succede nei pentoloni televisivi. E' «la voglia di trovarsi e ricominciare a discutere, di passare dalla contemplazione del proprio disagio ' all'azione politica» dice Benni, che nei suoi bei libri per fortuna ha minori certezze., Curzio Maltese Stefano Benni
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