Pigoli uomini sedotti dalla pistola

Pigoli uomini sedotti dalla pistola Bari, intercettazioni telefoniche svelano le aspirazioni da boss di due quindicenni Pigoli uomini sedotti dalla pistola «Non serve un lavoro per guadagnare tanti soldi» DIALOGHI TRA «BABY KILLER» A grande voleva fare il boss. Come lo zio Michele Diomede, uno dei «signori» della malavita pugliese. L'hanno ucciso prima. Domenico Cassano è morto ammazzato quando ancora non aveva compiuto diciassette anni. Ucciso a colpi di pistola, in una sera d'estate, nel quartiere di San Girolamo, tra la Bari delle case popolari. Nell'agguato è rimasto gravemente ferito l'amico e coetaneo, Giuseppe Ruggiero. «Baby killer» con aspirazioni da boss. La loro storia è stata raccontata ieri in Corte d'Assise dal pubblico ministero Nicola Magrone al processo contro 57 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e di armi e protagoniste di una «guerra tra clan» che, in due anni, ha fatto scorrere molto sangue nelle strade di Bari: venti delitti e una trentina di tentati omicidi. «Baby killer» con aspirazioni da boss. I ritratti di Mimmo e Giuseppe emergono da due intercettazioni telefoniche compiute nel marzo del '91, quando avevano neanche quindici anni. Conversazioni tra piccoli uomini che sognano un futuro con la pistola e soldi a palate. Niente di nuovo, per loro. Diventare criminali è un affare di famiglia, una tradizione che si tramanda di generazione in generazione. Il padre di Mimmo, Lorenzo Cassano, è stato ucciso sei mesi prima del figlio, sempre in un agguato. E lo zio Antonio, detto Tetè, è scomparso da due anni: quasi sicuramente, precisano gli investigatori, è stato ammazzato. Se non li uccidono, ammazzano loro: il fratello di Mimmo, Nicola, detto Maradona, nel processo è accusato di omicidio. «Nessuno può fare il retore di fronte allo stritolamento delle speranze di questi ragazzi, che pesa anche su di noi - ha ammonito il pm Magrone -; il delitto più atroce è questa cultura del crimine cui sono stati assoggettati». «Baby killer» con aspirazioni da boss. Una storia che si apre con un rimprovero. Mimmo sgrida l'amico, lo accusa di esser andato a lavorare, di aver cercato un'occupazione per guadagnare soldi e potersi comprare una moto. Per chi vive all'ombra del clan, lavorare diventa un optional. Altre sono le strade che portano al dio denaro. Ma ecco alcuni stralci della registrazione. Mimmo: «Io pensavo, mi di- cevo, Giuseppe è come un fratello per me. E poi scopro che tu vuoi uscire dall'ambiente, vuoi metterti a lavorare. Che cazzo di gusto allora è! Così io mi ritrovo solo. Come faccio? Per esempio se mi trovo da solo ad andare a sparare... A fare qual¬ che cosa... Dovrò andare solo?». Giuseppe lo rassicura: «Tranquillo, devo stare sempre io, non ti preoccupare». Poi, preoccupato per quel che di lui si può pensare nel clan, Giuseppe chiede all'amico il giudizio della madre sulla sua decisione di andare a lavorare: la donna (Marta Diomede, sorella del capoclan) interrogata da Mimmo durante la telefonata dapprima tergiversa poi sentenzia: «Non posso mica comandare io». Giuseppe allora accetta di andare a fare un «servizio» di lì a qualche giorno. Il servizio è una rapina in un supermercato, che la polizia riuscì a sventare proprio grazie alla duplice intercettazione telefonica. «Non vedo l'ora» insiste Giuseppe «anche se Andrea pensa che sono un cacasotto». Mimmo lo tranquillizza, ricordando un precedente «colpo»: «Che dici?, gliel'ho detto io... Ma io non me ne accorsi proprio. Il pelato si prese paura. Stava dentro un supermercato a Carbonara e come vide lo zio Andrea si prese paura, aveva i soldi in mano. Era il padrone: pieno, pieno di soldi. Allo zio, mò, a mio zio Andrea gli servono i soldi». «E quello dove andiamo a fare il servizio sabato, come sta a soldi?» chiede Giuseppe. «Mooh, buono. Aouh, lo sai i supermercati quanti soldi fanno il sabato?». «E come bisogna fare?». «Con le cose (le pistole ndr)». «Ah, sì». «Dobbiamo andare incappucciati». «Ho capito». «Sto servizio lo dobbiamo allo zio Michele. Gli servono soldi per comprare le cose... Se vedi com'è piccola quella che tiene con sé». «Ah». «Piccola, ma bella. Un gioiellino. Ma lo zio dice che tu vuoi uscire dall'ambiente, vuoi metterti a lavorare. Non ne vale la pena, Giuseppe. Guarda il "lungo", l'elettricista, da quando sta con lo zio, non ci va più a lavorare. Ha tanti soldi che non deve più faticare». «Lo so, lo so. Ma che credi? Che una volta che li prendiamo, che cominciamo a ingranare, io vada ancora a lavorare? E chi lo vede più il lavoro!». «Io oramai sto con lo zio Michele. Del lavoro non mi devo proprio preoccupare». «E tu credi che io devo andare a lavorare?». «Lo so, non devi andare a lavorare, non devi, se stai con lo zio Michele. Ma tu ti vuoi allontanare...... «Io non ci ho paura, ma ancora non mi porti a me là. Voi pensavate che io avevo paura a venire?». «Noi? (Mimmo si rivolge alla madre: dice Giuseppe che sta andando a lavorare con lo zio, però per fare un po' di soldi domani deve venire qua)». «Glielo hai detto? Che ti ha risposto?». «Non ha detto niente». «Come non dice niente?» Mimmo torna a rivolgersi alla madre: «Mamma sàbato ci dobbiamo buttare noi tre... io, lo zio Andrea, Giuseppe... ah». Poi, rivolto a Giuseppe: mamma ha detto di sì. «Ma lo zio non vuole che vengo io?». «Se porta a me, è logico che deve portare pure a te. Per forza, perché se è affezionato a me...» «Chi?» «Zio Michele. Perché io sto sempre con lui». «Si è affezionato, è giusto». «Mó, si ricorda pure di te». «Io pensavo che si era dimenticato». «Mò, aouh, ci vediamo domani. Stanimi bene». [a. t.) Uno degli arruolati nei clan in guerra da mesi è già stato ucciso Spiati mentre ideavano una rapina Cresce il numero dèi ragazzini arruolati dalla malavita pugliese

Persone citate: Baby Killer, Domenico Cassano, Giuseppe Ruggiero, Lorenzo Cassano, Magrone, Maradona, Marta Diomede, Michele Diomede, Nicola Magrone

Luoghi citati: Bari