Tutte le donne di Silvano

Tutte le donne di Silvano Tutte le donne di Silvano Larini, rampante ma pieno di garbo PERSONAGGI IL GURU MILANO. Tra otto giorni, un anno esatto dall'arresto di Mario Chiesa e dall'avvio di Tangentopoli, Silvano Larini compirà cinquantotto anni. Il 17 febbraio di qualche anno fa, per festeggiarlo, la signora Enza, segretaria di Bettino Craxi, organizzò un party a sorpresa alla Galleria Marconi, le pareti coperte da nudi femminili firmati Larini. Pochi sanno che Silvano ha la passione per la pittura. I compagni di università ricordano che, durante le lezioni, schizzava furiosamente bozzetti di pugili in lotta. Ragazzo, suo padre lo aveva infatti mandato in palestra a tirare di boxe, preoccupato di questo suo figlio dal carattere schivo. Nozioni che gli erano servite negli Anni Sessanta, in brevi risse al bar Giamaica, quasi sempre fomentate dal cognato Luca Scacchi Gracco. Eppure, i pittori che allora frequentavano Mamma Lina, da Emilio Tadini a Guido Sommare, hanno di lui un vago ricordo. Anche la pittura, per questo personaggio curioso e introverso, era evidentemente un fatto «privato». Come sarà poi quella sua esistenza ufficiosa di grande esattore senza cariche, ombra di Bettino e suo opposto. Che tipo è Larini? Uno che parla poco e a voce bassa, che ascolta sorridendo. Mai spaccone o gradasso. Un signore discreto, con la cravatta a posto e di gusto, la giacca ben tagliata. Donne? Sì, certo, sempre donne belle o femmine vistose, ma anche grandi cotte. Così dicono tutti quelli che da anni lo conoscono. Magari non benissimo, perché lui conosceva tutti, ma di amici veri ne aveva pochi. Perfino nel psi, l'unico rapporto affettivo certo è con Claudio Dini, quello della Metropolitana Milanese. Con lo stesso Filippo Panseca il sodalizio si era sciolto da tempo. Da qualche anno, infatti, Silvano era sparito dal solito giro, e a casa Craxi non lo si vedeva più. Bettino, lui lo incontrava da solo, in privato. Da mezze parole buttate qua e là, si potrebbe dedurre che, a staccarlo, fosse l'accentuato rampantismo del Garofano. Che si materializzava nel look Trussardi, nell'ostentazione yuppista e nel mezzocalzettismo da Armata Brancaleone. Nella generale caduta di stile della corte. Proprio l'opposto di quel suo stile personale, sobrio e riservato. Maturato ih una famiglia abbiente e in studi di architettura, come allievo di Ignazio Gardella, di cui fu per due anni assistente a Ca' Foscari. Per il lusso, per le avventure, Silvano preferiva enclave esclusive. Portofino, dove ancorò la prima barca, un piccolo sei metri cabinato che mise a posto con le sue mani, ed erano gli Anni Sessanta. Cavallo, dove c'è una delle sue rarissime realizzazioni da architetto, la casa che l'amico Gianni Varasi divide oggi con la compagna Giovanna. Ed erano gli Anni Settanta. Poi Rangiroa e il paradiso polinesiano: dagli Anni Ottanta ad oggi. Curiosamente, ad ogni porto coincide simbolicamente una nuova compagna. A Portofino, nel sei metri, c'era Claudia Sancristoforo, una brunetta dolcissima che lo aveva consolato dalla separazione della prima moglie, Mirin Scacchi. A Cavallo comparve a un certo punto Rebecca, una slava appariscente e disinibita, che vantava un passato da mannequin di St. Laurent. Infine la moglie attuale, Viviana Lecchi, anche lei ex modella, donna gelosissima. Non a caso Craxi soleva imputare a Viviana il parziale distacco del suo pupillo. Nel mezzo parecchie avventure, e molte amicizie femminili, come quella con Marina Dori a. Silvano è sempre stato un bell'uomo. E alle donne piaceva. Oggi, a Milano, sono tutti contenti che Silvano sia «ritor¬ nato vivo». Perché, nonostante la scontrosità, non è mai stato un uomo antipatico. Tutt'altro. Se mai un po' noioso, nel senso che quella sua riservatezza non era certo fatta per farsi due risate di gusto. Se mai la gente si interroga incuriosita sulla doppia natura, sul perché un uomo nato ricco amasse questo potere e queste trame occulte. Come escono dalle carte dei giudici. Anche se tutti sapevano da anni che Silvano era il sommo guru delle decisioni che, nella città e dintorni, riguardavano le scelte urbanistiche. Una storia che parte da un piccolo ruolo nel Pim (Piano Interregionale Milanese), che si sviluppa attraverso i rapporti con Silvio Berlusconi e Milano 2, il legame con Craxi (cui Larini presenterà Berlusconi), per consolidarsi nel decennio della giunta guidata da Carlo Tognoli, quando non c'era mattone posato che non avesse avuto il suo placet. Valeria Sacchi Claudio Dini, ex presidente Metropolitana di Milano (sopra). Cario Tognoli (a fianco)

Luoghi citati: Milano, Portofino