«Ha ragione l'Europa»

Privatizzazioni e aiuti alle piccole imprese: l'Italia è nel mirino della Cee (ma non usa 4000 miliardi) Privatizzazioni e aiuti alle piccole imprese: l'Italia è nel mirino della Cee (ma non usa 4000 miliardi) «Ha ragione l'Europa».» i Costa: bisogna cambiare mentalità MONDOVT. La lettera del commissario per la concorrenza Cee, Ehlermann, che spiega come vanno fatte le privatizzazioni; un'altra, in arrivo, che invita il governo italiano a non dar seguito alla «312» (800 miliardi alle piccole imprese): siamo nel mirino della Comunità. Ministro, che cosa sta succedendo? Raffaele Costa, responsabile delle politiche comunitarie, non entra per ovvi motivi nel merito delle due questioni. Si limita ad un diplomatico: «Piaccia o no, l'Europa è una cosa seria», ma non si sottrae comunque alla domanda. «Ci sono - spiega - ragioni storiche e contingenti. Da un punto di vista storico, noi italiani siamo abituati a considerare l'Europa come una sorta di grande patria di utopie, di speranze, di illusioni. Non la vediamo invece come un organismo politico e amministrativo, con le sue leggi, le sue regole, i suoi doveri. Di qui la non abitudine a confrontarci con dei dettati posti a salvaguardia soprattutto della libera concorrenza e del libero mercato. Le altre ragioni che ci fanno mantenere le distanze dall'Europa sono legate al nostro modello di società: allo stato assistenziale, all'abitudine di tanti organismi di vivere su aiuti dello Stato e sul vezzo dello stesso Stato di dare pochino a tutti e molto a qualcuno. Alterando in questo modo il mercato, ciò che la Cee non vuole: a livello europeo questa è una infrazione». Ma non si tratta soltanto di questo, visto che ci siamo tro¬ vati nel '93 con una marea di direttive da recepire... «Effettivamente l'Italia non è mai stata in prima linea nel recepimento delle direttive. Ciò è avvenuto per un rilevante disinteresse per la materia, per le varie crisi politiche, per il tormentato iter parlamentare che caratterizza lo stesso recepì mento. Cinque mesi fa promisi una maggiore attenzione al problema da parte del Governo. Credo di aver mantenuto gli impegni. Oggi a Bruxelles verificherò se l'Italia è ancora il fanalino di coda o se ha fatto, come sono convinto, passi avanti nella classifica relativa al numero delle leggi Cee fatte proprie». Perché è così difficile far di■ ventare legge italiana una direttiva Cee? «Perché occorrono adempimenti incredibilmente complessi. Prima di tutto va varata una legge-delega, e poi i decreti legislativi. Naturalmente un decreto per ogni materia. I passaggi sono infiniti: riunioni interministeriali, esami anche ripetuti in svariate commissioni parlamentari, esame da parte delle Assemblee, almeno tre esami da parte del consiglio dei ministri, esami da parte del consiglio di Stato, della Corte dei Conti, dell'ufficio legisla- tivo del Quirinale. Ho passato gli ultimi due mesi a tempestare il prossimo di solleciti, discutendo, stimolando, a volte anche urlando: sono 0 più impopolare ministro nell'ambito degli uffici legislativi dei ministeri». Dalla Cee alle Regioni. Costa, che è anche ministro degli Affari Re gionali, si fa portavoce della Conni rata e chiede ai 16 «piccoli governi» interessati ai finanziamenti dei «programmi integrati mediterai nei» di approfittare dei 4000 miliardi messi a loro disposizione dalle autorità di Bruxelles. I Pini scadono inevitabilmente a fine anno. Sostiene Costa che questi miliardi potrebbero attivare 25 mila posti di lavoro, almeno 5000 dei quali permanenti: «Ma - precisa - sinora le Regioni, non sempre per colpa loro, ne hanno spesi soltanto 1500 ed impegnati 2800. Ma se non si affrettano a presentare i loro piani di spesa rischiano di perdere il resto» Eugenio Ferraris i Raffaele Costa «L'Europa è una cosà seria»

Persone citate: Eugenio Ferraris, Pini, Raffaele Costa

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Italia