Rambo impazzito fa strage tra la folla

10. Vicino a Oristano, esce di casa armato di fucile e pistola, entra nel bar, spara e fugge Rombo imponilo fa strage tra la fella Quattro morti, un ferito grave CAGLIARI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una folle esplosione di violenza, un dramma trasferito dalle megalopoli americane in un minuscolo paese nel cuore della Sardegna. Quattro morti, tre uomini e una donna, freddati a fucilate, senza una ragione, da un taxista impazzito nel «pomeriggio di un giorno da cani». A Sini, neanche mille anime, poco più di 40 chilometri di distanza da Oristano, un «presepe» ordinato, casette basse poggiate su un costone della Giara, altopiano nel quale vivono gli ultimi cavalli bradi d'Europa. Tre cadaveri nella piazza, uno in un bar, un ferito affidato ai chirurghi nel disperato tentativo di salvargli la vita, l'assassino in carcere, costretto alla resa da carabinieri e agenti, dopo essersi lungamente barricato in casa. «Beveva, era sempre ubriaco», dicono ora di lui i compaesani. Con una punta di rancore nella voce. Hanno vissuto, tutti, nel terrore per due interminabili ore. Una serata festiva, trasformata in una lunga parentesi d'orrore. La tragedia è esplosa intorno alle 17,30. Ma la ricostruzione, qualche ora più tardi, era ancora imprecisa, sfumata. Purtroppo, non sul numero delle vittime, uccise da Tullio Marrocu, 45 anni, uno dei tanti taxisti che ogni giorno nelle piazze dei piccoli centri sardi riempiono le loro auto di clienti e li trasportano nei capoluoghi di provincia, riaccompagnandoli poi, sbrigate le commissioni, a casa. Per anni, Marrocu aveva fatto avanti e indietro con la sua «Peugeot» tra Sini e Cagliari. Poi era stato costretto a smettere. Scapolo (viveva con l'anziano padre), aveva aumentato progressivamente il numero dei bicchieri nei quali cercava di affogare solitudine e frustrazioni. Più d'una volta, la sera, mentre parcheggiava la vettu- ra davanti alla sua abitazione (due piani in tutto), aveva urtato le macchine dei vicini. C'erano state proteste. E così aveva passato la mano, cedendo l'«impresa», licenza e mezzo, a un conoscente. Il suo cervello ha fatto corto circuito. Ha impugnato una doppietta calibro 12, si è riempito le tasche di cartucce caricate a pallettoni e si è affacciato al balcone del piano superiore della sua casa di via Cagliari. Sulle panchine della vicina piazza Eleonora d'Arborea, c'era gente che spendeva gli ultimi spiccioli della giornata di libertà, prima del ritorno a casa, della «serrata» davanti agli schermi della tv. Tullio Marrocu ha preso la mira con cura e ha fatto fuoco, in rapida successione. In tre sono caduti, Genesio Marrocu, agricoltore (omonimo, ma non parente dell'omicida), Italo Cau, bracciante, 59 anni5*» Pietrino Cau, settantunenne pensionato. C'è stato un fuggi fuggi generale, in un attimo s'è fatto il vuoto, le porte sono state sprangate a doppia mandata, le persiane sono state chiuse con colpi secchi. Ricaricata l'arma, il folle è sceso nella strada ormai deserta e s'è guardato intorno. Poi s'è diretto vèrso il vicino «Bar dello sport». La titolare dell'esercizio, Caterina Lavra, 52 anni, se l'è trovato di fronte. Più che capire, ha intuito, ma non è riuscita a varcare con un balzo la porta dietro il bancone: il Rambo impazzito l'ha stesa senza pronunciare una parola. E subito dopo ha fatto fuoco contro il disoccupato Luciano Murroni, 57 anni, che varcava l'ingresso del locale. Sempre in preda al raptuso, il killer è tornato sui suoi pas¬ si, si è rintanato in casa. Ha ri- Ereso posizione alla finestra e a esploso altri colpi: cinquantadue in tutto, durante la sconvolgente sequenza di terrore. Sono arrivati i carabinieri. Un appuntato ha preso di mira il cecchino con la sua mitraglietta e ha caricato il grilletto per impedirgli di continuare il tiro al bersaglio, costringendolo a ritirarsi al coperto. A dar man forte sono sopraggiunti anche agenti di polizia, le forze dell'ordine hanno lanciato candelotti lacrimogeni nel tentativo di stanare il taxista. Ma con la forza, i risultato sono stati nulli. Alla fine ha prevalso il dialogo. In un paese nel quale ormai era sceso il coprifuoco, Tullio Marrocu si è consegnato al maresciallo Guido Adiletta, comandante della stazione di Gonnosnò, un centro vicino, che gli ha lungamente parlato per convincerlo ad arrendersi. Mingherlino, male in arnese, gli abiti in disordine, l'assassino è sparito dentro un'auto. Con una vettura, il disoccupato, ferito poco prima nel bar, è stato trasportato all'ospedale di San Gavino, una cinquantina di chilometri da Cagliari, e affidato ai chirurghi. A notte inoltrata era ancora sotto i ferri. Allora gli investigatori hanno finalmente potuto avvicinarsi alle vittime e iniziare il burocratico rito dei rilievi. Ma il paese è rimasto a lungo prigioniero dell'incubo. Agenti e carabinieri hanno dovuto bussare alle porte delle case vicine al teatro del dramma per garantire, di persona, il cessato allarme. Tra i primi a riaffacciarsi sull'ingresso della sua abitazione, un pensionato delle Poste, Antonio Figus: «Sono salvo per miracolo. Ero anch'io seduto su una panchina di piazza Eleonora. Me ne sono andato - ha concluso con un mesto sorriso - dieci minuti prima che scoppiasse l'inferno». Nel passato dell'assassino, considerato un uomo strambo dalla voce popolare, ma sostanzialmente tranquillo, c'è un precedente che diventa ora angoscioso, perché forse sottovalutato in passato. Nessuno se n'era reso conto, ma tempo fa il taxista aveva fatto la prova generale della strage: si era affacciato al balcone di casa, raccontano i compaesani, e aveva esploso diversi colpi di fucile. Allora solo contro le stelle. Ieri contro inermi persone condannate a morte dal caso. Corrado Grandesso Si è barricato nella sua casa uccidendo ancora prima di arrendersi ai carabinieri Aveva precedenti CABRAS *> ORISTANO CAPO S. MARCO CAPO 0. FRASCA %S SINI TERRALBA USSARAMANNA ' GUSPINI SANLURI Nella cartina il luogo della strage, a fianco soldati in Sardegna