«Contava perché era l'uomo di Bettino»

«Contava perché era l'uomo di Bettino» «Contava perché era l'uomo di Bettino» Chiesa: me lo aspettavo, prima o poi tutti si costituiscono INTERVISTA imputato MILANO ARIO Chiesa, ingegnere, ex presidente del Pio Albergo Trivulzio, l'uomo che con le sue rivelazioni ai giudici ha aperto le prime falle nel muro di Tangentopoli. Ingegner Chiesa, ha saputo di Larini? «L'ho saputo dal telegiornale». Se lo aspettava? «In un certo senso sì: prima o poi tutti finiscono per costituirsi». Lo conosceva? «Non bene: l'avrò incontrato un paio di volte». Solo un paio di volte? «Ci muovevamo su due piani diversi». Quali? «Io nel partito, a fare politica: sono venuto dal basso e la politica per me era tutto». E Larini? «Lui sapeva muoversi nelle alte sfere della società milanese». Qual ò il suo ruolo nell'inchiesta di Mani Pulite? «Era l'uomo del cuore di Bettino Craxi». Perché dice questo? «Perché senza avere un ruolo politico preciso, Larini entrava e usciva dagli uffici di piazza del Duomo senza fare anticamera, senza avere bisogno di fissare, appuntamenti, di mettersi in coda o in fila, di far scrivere il proprio nome su un'agenda». Uno che contava? «Larini contava davvero proprio perché era l'uomo di Craxi». Contava come lei, ingegner Chiesa? «I nostri ruoli erano diversi, molto diversi. Io facevo politica, lui faceva altre cose: frequentava gente, si muoveva benissimo in ambienti ad altissimo livello». Perché? «Ripeto: poteva farlo perché era uno dei pochissimi che avevano libero accesso negli uffici del segretario». Lei dice: non aveva un ruolo politico preciso. Che cosa vuol dire? «Che non aveva un ruolo istituzionale nel partito. Era uno dei 34 mila iscritti della federazione di Milano, andava alle manifestazioni, era seduto in prima fila quando parlava Bettino o qualcuno dei nomi importanti, ma non si occupava di tesseramento o dell'apparato». Era un manager? «No, guardi: un manager è un'altra cosa. Il manager è uno che realizza delle cose, uno che prende in mano un'azienda, un servizio, un ospedale, un aeroporto, una municipalizzata e le fa funzionare. Il manager è uno che sa costruire qualcosa, che fa i fatti. Uno che riceve un incarico dal partito e lo svolge con dei ri- sultati concreti. Molto concreti. Sotto questo aspetto, Larini non era certo un manager». Un tecnico allora? «Nemmeno». Come lo definirebbe? «Un uomo che sapeva muoversi molto bene. E aveva le frequentazioni giuste». Perché? «Conosceva Bettino da anni e aveva con lui un rapporto familiare». Pensa che possa aprire nuove porte nell'inchiesta di Mani Pulite? «Forse è la chiave». Come lo vedeva il partito? «Si sapeva della sua amicizia con il segretario e si intuiva il suo potere. Ognuno lo immaginava a modo suo, ma era chiaro che lui era uno dei potenti». Ingegnere, chi è veramente Larini? «Credo che solo Craxi lo sappia veramente». Mauro Anselmo «Aveva libero accesso nell'ufficio del segretario E frequentava le alte sfere della società milanese» Mario Chiesa (a sinistra) A destra il giudice Antonio Di Pietro

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