Mongini di U. B.
Monomi Monomi «Rientro concordato» MILANO. «Hanno preso Larini? Adesso sono proprio curioso di vedere cosa succede». Reagisce così Andrea Panni, ex segretario del psi di Lombardia, inquisito da Di Pietro. Curioso come socialista o come imputato? «No - replica lui - solo come privato cittadino. Da mesi viene descritto come l'epicentro, l'uomo chiave di una tela segreta. Voglio proprio vedere cosa succede...... E Loris Zaffra? Lui, già capogruppo del psi in Comune, assai stimato da Craxi (come Parini, del resto), ha il triste primato della detenzione più lunga. Che effetto fa la notizia che si è costituito il ricercato numero uno? «Credo che abbia fatto bene a contrattare una soluzione di questo genere. Mi sembra più dignitoso e intelligente della sceneggiata di Manzi...». «Ha fatto bene, ha fatto bene. Tutti i latitanti devono tornare». Roberto Mongini, ex vicepresidente della Sea, l'imputato più loquace e singolare di Tangentopoli, non nega il suo consiglio, da avvocato e da ex detenuto. «Il rientro - spiega - è stato concordato. Perciò Larini collaborerà. E' l'unica cosa che può fare». Ma allora Craxi è proprio nei guai... «Per paradosso - ribatte Mongini - Craxi può esser favorito. Un conto è caricare tutte le accuse tramite un latitante, un conto provarle contro un imputato presente». Quanta gente non è in casa nella serata del rientro di Larini: sono fuori i grandi accusatori dell'architetto, il de Maurizio Prada e il pidiessino Luigi Carnevale; non risponde al telefono Filippo Panseca, amico da sempre dell'ex latitante d'oro. Ma qualcuno, tra i tanti che lo conoscono nella sua Milano, lo si trova. «Oh Cristo, si è consegnato... Mi fa un'impressione, ma probabilmente è un bene». Massimo Boldi, l'attore, dipinge così Silvano Larini. «Un uomo di grande personalità che ti sa mettere a tuo agio. Craxi? Sono suo amico, ma questa partita, mi sembra, la sta giocando proprio male». [u. b.]
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