«Buongiorno dottor Di Pietro sono Larini»

Dopo 250 giorni di latitanza il ricercato numero uno si è consegnato a Ventimiglia Dopo 250 giorni di latitanza il ricercato numero uno si è consegnato a Ventimiglia «Buongiorno dottor Di Pietro, sono Latini» Subito ilprimo interrogatorio in una località segreta MILANO. «Buongiorno dottor Di Pietro». «Buongiorno architetto Larini». E' un'istantanea storica questo incontro, avvenuto sotto al sole di Ventimiglia, ore 13, valico di frontiera francese. Il re di Tangentopoli 57 anni, architetto, latitante numero uno, l'uomo che per sedici anni, viaggiando tra Polinesia e piazza Duomo, ha fatto e disfatto in nome del psi di Bettino Craxi - si è consegnato al re di Mani Pulite. E' la fine della fuga più clamorosa. Sarà l'inizio di nuovi terremoti giudiziari. Duecentocinquanta giorni di latitanza, da quel 18 maggio 1992, quando il giudice Italo Ghitti firmò il mandato di cattura internazionale per 21 miliardi di tangenti ricevute (dagli imprenditori) e versate (al garofano) per la metropolitana milanese. Nel primo avviso di garanzia spedito al segretario del partito socialista, Silvano Lari: ni fa la parte del leone. E' lui il «percettore materiale di dazioni per conto del psi» è lui l'uomo che gestisce le percentuali sugli appalti, parla, agisce, si muove in nome e per conto del segretario. E' l'uomo della valigetta. Della sua latitanza si è favoleggiato a lungo: isola di Cavallo (Corsica), isola di Rangiroa (Polinesia), ma anche Parigi, Amsterdam, la Costa Azzurra, Malindi (Kenia). E invece eccolo. Cammina spedito verso Antonio Di Pietro, il capitano dei carabinieri Roberto Zuliani e gli altri sette uomini in borghese che non vedono l'ora di impacchettarlo dentro all'Alfa blindata. Arriva tirato, ma sorridente, cappotto scuro, faccia abbronzata. Al suo fianco i due legali Corso Bovio e Caternina Malavenda. Poche parole: «Eccomi qui, come promesso». Già. Percb' della imminente consegna di olivano Larini se ne parlava da almeno un mese. Voci che sono diventate più insistenti dal 25 gennaio scorso, giorno in cui il DC 10 venezuelano partito da Santo Domingo è atterrato a Tangentopoli con Giovanni Manzi, l'altro garofano super latitante. «Neanche una parola sull'arresto» fa sapere uno dei carabinieri della scorta di Di Pietro. Una sola conferma: «Non lo abbiamo portato a San Vittore, ma in una località segreta. Punto e basta». E' tornato per collaborare l'architetto Silvano Larini? Certo che sì. E di cose ai giudici milanese ne dovrà raccontare parecchie. Prima di tutto quel piccolo tesoro dei 21 miliardi, confessati da Maurizio Preda, ex segretario amministrativo della de lombarda e da Luigi Carnevale, pds, ex amministratore della metropolitana. Secondo. Le molte società immobiliari di cui era titolare. Sullo sfondo ancora Bettino Craxi. «Villa Europa» si chiama la società messa in piedi con l'architetto Filippo Panseca. Nel patrimonio immobiliare la villa bianca di Hammamet, Tunisia, il rifugio della famiglia Craxi. Ammessi solo gli «intimi». Vacanze al sole d'inverno per la nomenklatura, a partire da Paolo Pillitteri, l'ex sindaco cognato, anche lui nel fango di Tangentopoli. Una copertura l'interessamento di Larini e Panseca per le case del «capo»? Terzo. Il conto Protezione. Da 12 anni i magistrati del processo per il crack del Banco Ambrosiano cercano di sapere chi c'è dietro al conto 633369 aperto alla Ubs di Lugano: 7 milioni di dollari, versati da Roberto Calvi all'inizio degli Anni 80. Un appunto sequestrato al finanziere Florio Fiorini, indica proprio nell'architetto socialista il titolare del conto. A cosa sono serviti quei soldi? Che destinazione hanno preso? E' vero oppure no che erano a disposizione del psi? Infine. «Caro Bettino ti ringrazio per il tuo personale interessamento per ottenere l'incarico di amministratore di Lombardia Risorse». C'è anche questa lettera nelle carte dei giudici di Mani Pulite. La traccia di uno dei molti favori ottenuti dal segretariorln cambio di cosa? Parlerà a lungo Larini, dopo questa consegna concordata. E per molti, in queste ore , è iniziata l'attesa (nervosa) delle prossime rivelazioni. Una sola persona si dichiarerà davvero soddisfatta del suo rientro. E' un'anziana signora che da otto mesi, nella sua villa di Cernobbio, sul Lago di Como, aspetta notizie. Silvano è suo figlio. Pino Corrias Fabio Potetti Solo una battuta «Eccomi qui come promesso» Chiarirà i misteri del conto «Protezione» Silvano Larini. In alto a sinistra Filippo Panseca