Treni alta velocità la parola alla difesa

Necci scrive ad Amato e garantisce la «trasparenza» del progetto Treni alta velocità la parola alla difesa Necci scrive ad Amato e garantisce la «trasparenza» del progetto ROMA. Per il progetto ((Alta velocità» si annuncia un'altra settimana di passione, in attesa delle votazioni sulle mozioni presentate alla Camera. Ma, di fronte alle obiezioni dell'opposizione e alla lettera dei 10 deputati de (fra i quali Sbardella e Formigoni) che chiedono riflessioni e approfondimenti, si levano ora le voci dei difensori del progetto. Ieri, in una intervista all'agenzia Asca, il sottosegretario ai Trasporti Cesare Cursi, ha parlato indirettamente di malafede: «Qualcuno continua a far finta di non sapere che il 60% dell'alta velocità è finanziato con soldi privati e questo dimostra la credibilità sia del management che del progetto». Cursi esclude comunque che i progetti corrano rischi: «Indietro non si torna. La Finanziaria ha dato il via libera fissando anche le annualità degli stanziamenti. Non possiamo rimangiarci oggi quanto approvato 20 giorni fa. E in settimana dovrebbe essere sciolta anche la riserva di Ripa di Meana». Nessun commento da parte delle Ferrovie. Lorenzo Necci, che aveva fatto dell'alta velocità uno dei cardini della sua gestione, non parla. Ma in questi giorni è trapelato il contenuto di una lunga lettera, una precisazione di 7 cartelle, inviata al presidente del consiglio Giuliano Amato e al ministro dei Trasporti Giancarlo Tesini il 28 dicembre, la vigilia della riunione fra Tesoro, Bilancio e Trasporti che doveva fissare nuove regole per l'operazione e la gara internazionale per l'appalto da 2400 miliardi della tratta Torino-Milano. In quell'occasione, l'amministratore delegato delle Ferrovie ha difeso a spada tratta la sua «creatura» partendo da una considerazione fondamentale: l'ente «ove emerga tale orientamento nel governo» indirà gare europee «che le Fs avevano per prime e uniche proposto» non solo per gli 8500 miliardi dell'alta velocità, ma anche per i residui 30 mila miliardi di investimenti. Ma il messaggio per il governo è chiaro: la dirigenza delle Ferrovie si trova ora a dover fronteggiare «come luoghi comuni non documentati», le medesime argomentazioni «incertezza sui tempi e sui costi». Le Fs, quindi, sono spiazzate: da sole «non possono e non si sentono in grado» di superare gli ostacoli «senza un segnale univoco e autorevole di impegno e di scelta del governo». Nella nota, Necci ricostruisce tutte le fasi che, in 10 anni, hanno portato al progetto di alta velocità e alle trattativa privata con Iri, Eni e Fiat. Di fronte alla possibilità di passare alle gare europee è scettico: non è affatto certo - dice in sostanza - che facciano rispar¬ miare sui costi. Non solo: ogni decisione,, in questo momento, sarebbe tardiva, perché i prezzi sono stati già determinati «in modo trasparente». Chiunque dovesse fare una nuova offerta sarebbe quindi «fortemente avvantaggiato», potendo partire dall'esperienza condotta da altri. E, a questo punto, le Ferrovie sarebbero tagliate fuori da ogni scelta: solo il governo «può e deve sciogliere» i problemi di strategia e di politica dell'occupazione «verso una più ampia visione europea». Come Necci dalle Fs, dal vertice della Tav, il presidente Salvatore Portaluri chiede innanzitutto che il governo si esprima con chiarezza: «Ci lasci lavorare in tranquillità, oppure dica che non si può fare e dedichi i fondi ad altro. Noi chiediamo che l'alta velocità si faccia con un progetto completo, non per tratte. E speriamo che tutto il "fumus" di questi giorni sia soltanto la solita bagarre che precede l'approvazione dei progetti. Non è neppure questione di trasparenza: i discorsi che si sentono oggi fanno molta presa, ma a ben guardare hanno poco contenuto reale». Brano Gianotti Lorenzo Necci a spada tratta «alta velocità»

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino