Jean Moulin agente sovietico? di Enrico Benedetto

L'eroe dei maquis Jean Moulin agente sovietico? L'eroe dei maquis PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Jean Moulin agente sovietico? L'eroe senza macchia della Resistenza francese, ucciso dai nazisti, riposa al Panthéon con i Grandi. Mai una simile accusa l'aveva sfiorato. Unica ombra, finora, le circostanze della sua consegna alla Gestapo. Alcuni storici ipotizzano che fu tradito da altri maquisard per ragioni politiche, ma la sua figura ne usciva comunque inattaccabile. A demolire il mito ci prova lo scrittore Thierry Wolton in un volume (Le Grand Recrutement) per l'editore Grasset. Prove, a essere rigorosi, nessuna. Ma indizi parecchi, e di buona fonte, vale a dire gli archivi Kgb. La tesi è che Jean Moulin fosse circondato da falsi amici e da vere spie. Per esempio André Labarthe e Pierre Cot (ministro dell'Aeronautica negli Anni Trenta). Henri Robinson, che coordinava lo spionaggio militare sovietico (il tristemente famoso «Gru») in Francia, passò a Mosca varie informazioni ricevute da Moulin. E Leopold Trepper, capo dell'Orchestra Rossa, affermò che il futuro plenipotenziario gollista nella Francia della Wehrmacht e di Pétain forniva utili ragguagli. Nulla indica tuttavia che Jean Moulin lavorasse davvero per l'Unione Sovietica. La sua «collaborazione oggettiva» poteva nascere da sprovvedutezza. Oppure volle entrare un minimo nel gioco e sfruttarne i vantaggi. Che fosse prossimo almeno negli ultimi anni - al pcf, è quasi una certezza. I critici lo accusarono persino di boicottare i maquis non marxisti. Ma nessuno ha mai discusso la sua rettitudine. Così Thierry Wolton, non avendo grandi frecce al suo arco, finisce con l'appoggiarsi su una frase sibillina, che de Gaulle vergò nelle Memorie: «Jean Moulin. Io so chi era». Enrico Benedetto

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