Sudan, vescovi contro il Papa «Non venire da questi killer»

Appello anti-Aids in Uganda: siate casti Sudan, vescovi contro il Papa «Non venire da questi killer» Appello anti-Aids in Uganda: siate casti (CAMPALA DAL NOSTRO INVIATO «Santità no, non stringere la mano agli assassini di Khartoum!». Un appello drammatico dei vescovi cristiani del Sudan è stato consegnato ieri mattina al Papa da Paride Taban, presule di Torit, una città del Sudan meridionale riconquistata dalle truppe arabe di Khartoum. Monsignor Taban vive alla macchia da mesi, nelle zone controllate dai ribelli autonomisti dello Spia (Esercito di Liberazione Popolare del Sudan). Precauzioni eccessive? A padre Giulio Albanese, un altro comboniano, le minacce sono giunte, per quattro volte, fino a casa sua, a Brescia. Colpevole di dare voce al genocidio che il governo del Nord del Sudan, islamico, sta perpetrando nel silenzio internazionale ai danni del Sud, cristiano e animista, che sta - fra l'altro - morendo di fame. Il Sudan è la brutta copia della Somalia. Seicentomila i morti negli ultimi cinque anni, milioni i profughi e gli sfollati, un milione e mezzo solo intorno a Khartoum (a dispetto dei tentativi della polizia di respingerli verso il deserto). Di fatto la capitale, grazie alla loro presenza, non è più una città a maggioranza islamica. E la lista delle atrocità è lunga, sicuramente incompleta: al Papa ieri è stato consegnato l'elenco con i nomi dei catechisti sepolti vivi nella regione di Bor. Papa Wojtyla sarà a Khartoum, per una visita di 9 ore, mercoledì prossimo. Ma non c'è tregua, al Sud, dove vive la maggior parte dei quasi 2 milioni di cattolici. Gli «Antonov», probabilmente guidati da piloti libici, bombardano Mundari, Meridi, Yambio e N'Zara. E una colonna militare di 70 mezzi si sta dirigendo verso Yei. «Essere catturati - dice padre Albanese - significa per gli adulti l'eliminazione fisica, per i più giovani la schiavitù. Va ricordato infatti che il governo sudanese, attraverso le milizie musulmane Omars, sostiene il traffico degli schiavi». Al mercato di Sumeih il prezzo di un ragazzo va da 10 a 100 dollari. Proprio per questo all'ultimo momento la visita del Papa ha corso il rischio di essere annullata. Infatti il governo voleva cancellare due passaggi dei discorsi che Giovanni Paolo II pronuncerà, perché ricordavano, attualizzandola, la figura di Josephine Bakhita, una schiava nera sudanese del secolo scorso venduta cinque volte prima di approdare in Italia come bambinaia, e beatificata in piazza San Pietro il 17 maggio 1992. Il nunzio, Erwin Ender, ha puntato i piedi: o i discorsi restano come sono, o da Entebbe il Papa tornerà direttamente in Italia. E il governo di Omar Hassan El Bashir ha ceduto. Ma forse i vescovi del Sud del Sudan avrebbero preferito una rottura clamorosa. Dal 2 al 4 febbraio il «Concilio delle Chiese del Nuovo Sudan» si è riunito a Kaya, una piccola città del confine meridionale sudanese. Cin¬ que vescovi hanno stilato la lettera che monsignor Taban ha consegnato ieri a Giovanni Paolo II. «Quando arriverai a Khartoum sarai ricevuto su un tappeto rosso ma devi sapere che chi ti riceverà è la stessa gente che perseguita, tortura e uccide preti, pastori, suore, catechisti ed evangelizzatori». La risposta del Papa - dicono i suoi collaboratori - verrà data a Khartoum. Ieri, parlando davanti a più di 30 mila nello stadio di Rampala, il Pontefice ha predicato ai giovani africani «la purezza del corpo e del cuore». Ha detto che la pratica del «vero amore», ossia «una castità che comporta l'astenersi da ogni rapporto sessuale fuori del matrimonio», è anche «l'unico modo sicuro e virtuoso per porre fine alla tragica piaga dell'Aids che tante giovani vittime ha mietuto». In Uganda vi sono due milioni di sieropositivi su 16 milioni di abitanti. Marco Tosarti LIBIA EGITTO ARABIA \ SAUDITA * SUOAN*^0 DONQOLA Giovanni Paolo II tra la folla che ha assistito alla messa a Gulu, nel Nord dell'Uganda Mercoledì il Pontefice si fermerà ' per poche ore nella capitale sudanese [FOTO AP)