E' scontro Vespa-Pionati di R. Int.

E# scontro Vespa-Pionuti E# scontro Vespa-Pionuti «Sei un super-raccomandato» «Questi sono metodi mafiosi» ROMA. E' scontro al calor bianco tra Bruno Vespa, dimissionario direttore del Tgl, e Francesco Pionati, il cronista politico che è stato per mesi uno dei leader della contestazione interna. Vespa «era il paladino del Caf», dice Pionati al Giorno dell'altro ieri. «Voleva liberarsi di me», sostiene riferendosi alla promozione a redattore capo, avvenuta qualche giorno fa, e da lui subito rifiutata. E commenta: «Una mossa tattica, una maldestra provocazione». Poi, ricordando gli «errori» di Vespa nella conduzione del Tgl, Pionati confida: «La prima incrinatura è stata la guerra del Golfo. Il Tgl ha assunto incredibilmente una posizione interventista, disinteressandosi del travaglio del mondo cattolico. Risultavamo i trombettieri della guerra». E conclude sostenendo che i suoi pezzi «trasmessi per fax, dovevano essere autorizzati dalla direzione. Un vero e proprio controllo. Né con Fava né con Longhi ho subito censure analoghe». Durissima la replica di Bruno Vespa, ancora delle pagine del Giorno di ieri, in prima persona. Pionati - scrive - «ha superato ogni limite d'impudenza»: «Credo che un direttore abbia il diritto di leggere i servizi dei suoi notisti politici, prima che vadano in onda. Non è mai stato censurato, come nessun altro del resto. Gli sono stati talvolta ridotti i servizi. Il collega ha, per sua ammissione, poca dimestichezza con il mezzo televisivo e sbagliava regolarmente le durate, mettendo in crisi il resto del telegiornale». Ma la risposta dell'ex direttore non si ferma qui. La polemica si fa più dura e scende sul piano personale. «Pionati - scrive Bruno Vespa, fino all'altro ieri direttore ed ora suo collega nella redazione del Tgl - è la persona più raccomandata che io abbia mai incontrato in vita mia. Per lui il bisogno di appoggio "esterno" è un fatto patologico. Non si limita a farsi segnalare. Fa inondare il malcapitato destinatario fino a quando questi e le legioni di raccomandanti cedono insieme, stremati dalla fatica». «Ragioni di riservatezza professionale e aziendale - aggiunge Vespa - mi impongono di non rivelare i retroscena della sua candidatura a redattore capo che sono scandalosi. Ma se Pionati il "rinnovatore" mi querelasse, il processo dovrebbe celebrarsi nell'aula bunker del Foro Italico per il gran numero di testimoni». Francesco Pionati, però, non querela. Ma non nasconde il disappunto per «la caduta di tono della polemica»: «Significa - controreplica il giornalista - che a Vespa mancano gli argomenti per rispondere alle mie osservazioni; tanto livore personale non trova nessuna giustificazione rispetto a quello che è successo». Ed aggiunge: «Quelle di Vespa sono minacce inaccettabili di carattere mafioso. Quello che sa, lo dica. Parli. Io esco dalla gestione-Vespa del Tgl esattamente con il grado col quale vi sono entrato. Se fossi stato tanto raccomandato, come lui dice, avrei fatto ben diversa carriera». [r. int.]

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