Bitetto chiama in causa gli imprenditori

Tangentopoli, i verbali dell'ex amministratore Enel: soldi a tutti i partiti presenti nell'ente Bitetto chiama in causa gli imprenditori «Tangentiper tre miliardi al òsi» Tangentopoli, i verbali dell'ex amministratore Enel: soldi a tutti i partiti presenti nell'ente MILANO. «Va difeso Franco Nobili, la Cogefar è nostra amica». Ordina Giorgio Gangi, ex cassiere nazionale psi, «avvisato» dai giudici di «Mani pulite». Ascolta, e racconta a Di Pietro, Valerio Bitetto, psi, ex amministratore Enel, dodici ore di interrogatorio, cinquanta pagine di verbale, uno sfracello. E dalle carte di Tangentopoli spunta il nome di Franco Nobili, attuale presidente Iri, ex presidente Cogefar costruzioni, andreottiano di ferro, una potenza nel mondo industriale e finanziario. E non solo quel nome. Alle otto di domenica 31 gennaio inizia l'interrogatorio di Valerio Bitetto. Dodici ore dopo, quando Di Pietro chiude il verbale, nelle mani dei giudici di «Mani pulite» c'è la crema della finanza e della imprenditoria italiana. Affari di miliardi, mazzette al seguito, intrallazzi con i politici: c'è tutto nelle carte che hanno portato al quarto avviso di garanzia per Bettino Craxi. Tre miliardi, per la centrale di Montalto, vennero pagati al psi da tre imprese: Belleli, Tosi, Brown Boveri. Mazzette anche per Trino Vercellese, Gioia Tauro, Brindisi. Elenca Valerio Bitetto, ex manager elettrico, e non c'è impresa che si salva: Ansaldo, Belleli di Mantova. E Franco Tosi di Legnano (vicepresidente Giampiero Pesenti, leader del secondo gruppo cementifero europeo, presidente di Gemina, consigliere delle maggiori so- cietà, da Fiat a Pirelli a Mediobanca). Prosegue, l'elenco di Bitetto. E tira in ballo: Fiat, Pizzarotti, Federici, Fochi, Impregilo, Sparaco, Grassetto di Salvatore Ligresti, Brown Boveri. Imprese nazionali per appalti miliardari inquinati dalle mazzette? Sì, indaga Di Pietro, mentre Bettino Craxi, suli'Avanti! di venerdì, ripete: «Non conosco...non ho mai avuto rapporti... non mi sono occupato». Ed elenca anche lui, dopo aver detto: «Bitetto è un cretino». Bitetto replica. E in un intervista anticipata da Panorama risponde al segretario del garofano: «Forse non mi considerava un cretino quella prima volta che mi diede le direttive». E aggiunge: «Fu Craxi a dirmi di non stare lì a scaldare la seggiola. Fu sbrigativo, come al solito. Ed esplicito: procurare voti e raccogliere danaro per il partito. Non ero sprovveduto, già sapevo come girava il mondo». Bitetto, amministratore Enel dall'80 al '92, ricostruisce davanti a Di Pietro tutta l'attività dei consiglieri dell'Ente, «lottizzati e istruiti» dagli sponsor politici. L'altra storia dell'Enel, oggi presieduta da Franco Viezzoli. Spiega Bitetto nell'intervista: «Otto erano i consiglieri dell'Enel, tutti di nomina politica, dalla de al pei. Era necessario stringere un accordo di maggioranza, cosa che io feci dall'81 all'86, con i consiglieri di nomi¬ na comunista e democristiana, corrente Donat-Cattin e liberale. Ogni consigliere aveva il compito di rastrellare quattrini per il suo partito. Si era arrivati a un tacito accordo: ognuno coltivava il suo orto». E Craxi? «Non poteva non sapere», taglia corto l'ex manager di Stato. E ricorda le consultazioni su una nomina all'Enel in cui era in ballo un parentesi Paolo Cirino Pomicino, ex ministro del Bilancio, de. Va avanti, Bitetto. E spara: «Tutti noi che veniamo definiti boiardi di Stato, facevamo riferimento a Craxi attraverso canali che ci indicava lui». Conti esteri del psi. Bitetto, nell'intervista al settimanale, è esplicito anche su questo: «Ri- cevevo le istruzioni per i trasferimenti di danaro. A volte per iscritto: "Leggi il biglietto poi buttalo via", era l'ordine. Io passavo agli imprenditori. I soldi finivano su conti sempre diversi, le banche anche, i paesi pure». Pista svizzera. Un lungo colloquio tra i magistrati di «Mani pulite» e quelli del «Banco Ambrosiano» ha preparato l'interrogatorio di domani, a Ginevra, del finanziere Florio Fiorini. Al centro della rogatoria il «Conto protezione», attribuito al su- perlatitante Silvano Larini, il faccendiere molto vicino a Bettino Craxi. Pista greca. Porta ad Atene «Mani pulite». Al centro della vicenda l'affare «Herakles», la società cementiera acquistata da Lorenzo Panzavolta, top manager Ferruzzi, presidente di Calcestruzzi. L'acquisto venne perfezionato a Milano nella primavera '92 da Nikolas Georgiadis, collaboratore di Panzavolta. Dice Craxi: «Non so chi sia Georgiadis. Non credo che l'amministrazio- ne psi sia stata interessata all'operazione». La villa di Craxi. Indagano i giudici di «Mani pulite» anche sulle proprietà immobiliari del segretario psi. Interrogata come testimone Gabriella Cunei, sorella della stilista Raffaella Cunei, ex proprietaria della villa di Capiago Intimiano, Como. Corsi Cee. Ci sono anche due manager della Pirelli tra le 48 persone per cui la procura ha chiesto il rinvio a giudizio, per truffa, nello scandalo dei falsi corsi Cee. Si tratta di Gavino Manca e di Giorgio Miani. Un terzo dirigente, Rinaldo Zuccarini, si è suicidato alcuni giorni fa. Fabio Potetti «Craxi dice che sono cretino, ma quando mi dava le direttive non la pensava così Fu lui a dirmi di procurare voti e raccogliere denaro per il partito» A sinistra, Giovanni Manzi Sopra, Franco Nobili