LA SINISTRA SMARRITA

LA SINISTRA SMARRITA LA SINISTRA SMARRITA NUOVI COMPITI E VECCHIE UTOPIE SUBITO dopo il partito che non c'è, ecco «la sinistra che non c'è», come leggo nell'articolo di fondo di un grande giornale. Ma si potrebbe allegramente continuare: il governo che non c'è, lo Stato che non c'è, il socialismo che non c'è. E, poi, l'Italia c'è? Mi viene il sospetto che anche l'Italia non ci sia. Lascio maliziosamente in sospeso la domanda: «Ma si può sapere allora che cosa c'è?». Il gioco sta diventando sin troppo facile. Ma per quel che riguarda la sinistra, riconosco che il problema è molto serio. Assistendo al convegno What is Left?, nel duplice senso di «Che cosa è la sinistra» e «Che cosa è rimasto», ho avuto l'impressione che fosse rimasto ben poco. Inutile chiudere gli occhi, c'è stata in questi ultimi anni un'inversione di rotta. Mentre la destra ha rinvigorito la propria identità, la sinistra l'ha in parte, smarrita. Esattamente l'opposto di ciò che era accaduto dopo la sconfitta del fascismo. La svolta è avvenuta, superfluo ripeterlo, con il crollo del comunismo. Non vale stendere veli pietosi e dire che l'universo sovietico non rappresentava più la sinistra. Gli uomini e le donne che in tutte le piazze del mondo salutavano con il pugno chiuso, non avrebbero mai accettato di farsi chiamare se non il popolo di sinistra. La sconfitta del comunismo è stata, piaccia o non piaccia, una sconfitta della sinistra, così come la rivincita del mercato è universalmente considerata una vittoria della destra. Per chi continua, nonostante tutto, a considerarsi di sinistra, le ragioni di riflessione non mancano. Anzitutto, i tre grandi problemi che si presentano oggi minacciosamente all'umanità e segneranno la storia del Duemila, la diffusione delle armi nucleari, il progres sivo inquinamento dell'ambiente, l'aumento vertiginoso della popolazione, sono nuovi per la sinistra, nata nel secolo scorso esclusivamente dalla questione sociale. Sono proble mi che non possono dirsi, rispetto ai vecchi criteri di distinzione, né di destra né di sini stra. Anzi sono talmente gravi, in quanto riguardano non più soltanto la convivenza tra gli uomini ma la sopravvivenza stessa dell'umanità, che la distinzione fra destra e sinistra ne è stata sconvolta. Si può ricomporre? e come? Poiché sono tutti e tre un effetto del progresso tecnico sempre più rapido e, a quanto pare, irreversibile, è probabile che la distinzione si ricomponga attorno al giudizio circa il potere demoniaco o salvifico della tecnica. Se esiste ancora una sinistra, da che parte sta? In secondo luogo, non solo sono sorti problemi nuovi, per risolvere i quali tanto la destra quanto la sinistra storiche sono impreparate, ma il mondo va addirittura a ritroso rispetto a quelli che sono sempre stati alcuni ideali della sinistra. Mi riferisco alla questione nazionale e alla questione religiosa. La sinistra è sempre stata internazionalistica. Ha sempre subordinato la questione nazionale alla questione sociale che avrebbe dovuto affratellare gli oppressi al di sopra di tutte le patrie. Quando il socialismo è diventato nazionale ha partorito il mostro che si è chiamato «nazionalsocialismo». Di fronte allo scatenamento di guerre nazionali ed etniche, provocate dalla dissoluzione dell'impero sovietico e dello Stato jugoslavo, la sinistra deve pur riconoscere l'errore commesso nel sottovalutare la radicalità di conflitti diversi da quello sociale. Rispetto a molte guerre attuali, dove passa la divisione tra sinistra e destra? La sinistra è stata prevalentemente non religiosa, non confessionale, se non addirittura atea. E la Chiesa, le chiese, non sono mai state su posizioni di sinistra. Oggi la situazione è molto cambiata. Dove la sinistra è arretrata, le chiese hanno riconquistato terreno nella difesa di alti valori, come quelli della pace, dell'eguaglianza e della fratellanza tra i popoli, di cui si era fatta portatrice tradizionalmente la sinistra. Durante la Guerra del Golfo la parola del Papa ha coperto quella molto più fievole, e non all'uni sono, di buona parte della sinistra. In terzo luogo, molti Paesi europei si trovano a dover fronteggiare l'immigrazione di massa, che è fonte inesauribile Norberto Bobbio CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Norberto Bobbio

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