Meno vincoli e più sprint per le banche di Stefano Lepri

I banchieri avranno a disposizione circa 25 mila miliardi, si attendono nuove riduzioni dei tassi I banchieri avranno a disposizione circa 25 mila miliardi, si attendono nuove riduzioni dei tassi Meno vincoli e più sprint per le banche // Tesoro riduce al 17,5% la riserva obbligatoria ROMA. Un altro lieve ribasso del costo del denaro è in vista: almeno mezzo punto, forse uno. Dovrebbe essere la conseguenza pratica del decreto firmato ieri sera dal ministro del Tesoro, Piero Barucci, che modifica le norme sulla riserva obbligatoria delle banche. Il coefficiente medio scende dal 22,5% al 17,5%, con una riduzione piuttosto consistente. Gli ultimi ritocchi sono stati dati nel pomeriggio, in riunioni tra il ministro, il direttore generale Mario Draghi, il capo dell'ufficio studi Francesco Giavazzi e rappresentanti delle banche. Dopo un finale assenso del governatore Carlo Azeglio Ciampi è stato dato il via. Sulla raccolta con certificati di deposito con durata di almeno 18 mesi il coefficiente scenderà dall'attuale 17% al 10%. Il nuovo coefficiente del 17,5% sarà unico; scompare l'aliquota più elevata sull'incremento mensile della raccolta, che era fissata al 25%. Contrariamente alle prime voci, la raccolta effettuata con emissioni obbligazionarie resterà esente; vale a dire che l'obbligo di riserva non sarà esteso agli istituti di credito speciale. Le banche recupereranno l'uso di una ingente massa di risorse finora immobilizzate, attorno a 25.000 miliardi di lire. L'attuazione concreta partirà dal 15 febbraio. La riserva obbligatoria è quella quota del denaro raccolto che le banche non possono dare in prestito, ma devono a loro volta depositare presso la Banca d'Italia. Ha la funzione di garantire la stabilità e l'affidabilità del sistema bancario. Il rendimento che su questi depositi la Banca d'Italia paga - il 5,5% (d'ora in poi sarà il 5%) in generale, l'8,5% (d'ora in poi l'8%) per le somme ricavate dai certificati di deposito - è ovviamente più basso di quelli che le banche ricavano dagli impieghi liberi. Il problema è che i coefficienti di riserva fin qui in vigore in Italia sono superiori a quelli degli altri Paesi europei. La Germania, anzi, li ha ulteriormente ridotti giovedì. Da tempo la Banca d'Italia intendeva ridurre lo svantaggio che le banche italiane subiscono rispetto alla concorrenza. Attualmente le somme depositate come riserva oblbigatoria si aggirano sui 130.000 miliardi di lire. Durante il mese le banche possono utilizzarne temporaneamente il 5%, purché a fine mese lo facciano rientrare. Diminuendo la somma immobilizzata potrebbe ridursi la differenza tra i tassi «passivi» (corrisposti a chi deposita il danaro) e quelli «attivi» (richiesti a chi ottiene credito). Restando fermi i tassi passivi, con il decreto come si va configurando, quelli attivi potrebbero, secondo alcune stime, scendere di almeno mezzo punto, forse di 0,8, nella migliore delle ipotesi di un punto intero. La nuova riduzione dovrebbe sperabilmente aggiungersi a quella (da mezzo punto a uno a seconda delle banche) che è in corso di decisione dopo il ribas¬ so dal 12% all' 11,5% del tasso di sconto attuato mercoledì da Ciampi. Molti giudicano deludente la risposta dei banchieri al caldo appello rivolto dalla Banca d'Italia per una riduzione attorno ai due punti. Nella giornata di ieri altri istituti di credito hanno annunciato le loro scelte. Si procede in ordine sparso: la Banca Commerciale ha scelto di ridurre il suo prime rate (tasso sui prestiti ai clienti migliori) di 0,75 punti, ossia dal 13,5% al 12,75%; il Banco AmbrosianoVeneto di 1 punto, dal 13,5% al 12,5%; la Banca Popolare di Verona di 1 punto, dal 14% al 13%; la Cassa di Risparmio di Trieste di 0,5, dal 14% al 13,5%; la Sicilcassa di 0,5, dal 14,25% al 13,75%. Sul livello più basso, il 12,5%, si erano allineati giovedì San Paolo di Torino, Montepaschi e Crt. Stefano Lepri

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Francesco Giavazzi, Mario Draghi, Piero Barucci

Luoghi citati: Crt, Germania, Italia, Montepaschi, Roma, San Paolo, Torino, Trieste, Verona