Ho inventato Snoopy, sarò il suo killer di Marco Neirotti

«In ufficio dalle 9 alle 17» «Ho soltanto un sogno: incontrare Isabelle Adjani» Charles Schultz annuncia: non lascerò nessuna «scuola», una striscia è un'avventura personale Ho inventato Snoopy, sarò il suo killer «Non sono Disney: i miei personaggi finiranno con me» ARA' morte improvvisa, senza avviso e testamento. Snoopy, Charlie Brown, Linus e tutti gli altri se ne andranno senza eredi, troncando le loro storie. Charles Schultz l'ha annunciato ieri in un'intervista al settimanale francese Paris Match: «Finché sarò in forma, continuerò. Ma i Peanuts finiranno con me. Una striscia è, prima di tutto, il suo creatore. La mia filosofìa si traduce nei miei disegni, non accade il contrario. Inventare ogni giorno è un'avventura personale». Schultz parla dei suoi incassi («Non devo preoccuparmi del prezzo dei libri»), della sua ammirazione per Isabelle Adjani («La sogno, se lei vuole le mando il mio aereo perché venga a trovarmi»), del passato («Mio padre faceva il parrucchiere e io studiavo disegno per corrispondenza») e del presente («Un milione di dollari l'anno per la manutenzione della pista di pattinaggio olimpionica»), dei lussi che si concede («Il jet e la pista di pattinaggio, ma senza ostentazione»). Parla del successo: «I disegnatori non sono celebri come i loro personaggi». Del lavoro quotidiano: «In ufficio dalle 9 alle 17, con un intervallo per mangiare un hamburger». Della vita ideale: «Rimanere in famiglia». Dei riconoscimenti: «L'esposizione, tre anni fa, al Louvre». E del futuro, appunto: «Walt Disney ha continuato? D'accordo, ma non era lui a disegnare. I miei personaggi finiranno con me». Orgoglio d'artista? o sfiducia in potenziali allievi? «I miei figli sono d'accordo», dice. Ma quale confine separa le intenzioni di Schultz e la realtà di Disney? Sostengono i fratelli Origone, autori di Nilus: «Schultz ha sempre lavorato solo. E' evidente che dietro un lavoro personale ci sia una psicologia particolare, che altri non possono ricostruire. Abbiamo visto continuare personaggi dopo la morte dell'inventore, per esempio Braccio di ferro. Ma il problema fondamentale è all'ori¬ gine: o un autore oppure un'équipe». Aggiunge Oreste del Buono: «Schultz tiene fede a quel principio proprio per affermare la sua artisticità. C'è una distinzione fra creatore e management che c'è intorno. All'epoca del referendum sul divorzio utilizzammo per Linus l'immagine di Lucy che diceva "Io sono mia" abbinata a un facsimile di scheda per votare. Dall'America ci chiamarono per dire: quello non è il nostro carattere. Io risposi: ma Schultz è divorziato. Replicarono: l'autore non c'entra con i personaggi». L'esempio di Del Buono è la sintesi del rapporto fra creatore e industria. Per questo dice Silver, l'autore di Lupo Alberto, tanto osteggiato da alcuni politici spaventati dai preservativi: «Io dò ragione a Schultz. Se ritiene che nessun altro possa dare la stessa vita ai suoi personaggi, allora è giusto che muoiano. Dico questo anche se pensare che non ci siano più mi pare un assassinio. Ma il principio è: da un lato un creatore, come Schultz, dall'altro una corporation come la Disney». Del fumetto dice: «E' un prodotto bastardo, a metà tra l'arte figurativa, la letteratura e lo spettacolo. E' insieme prodotto artistico e di consenso. Gli autori si pongono questo dilemma: ho creato un'azienda o dei personaggi? Nel primo caso il pool può continuare, nel secondo il personaggio interrompe la sua vita, la sua evoluzione, con l'autore». E' d'accordo Fulvia Serra, direttore di Linus: «Distinguiamo la nascita e l'evoluzione di perso¬ naggi delle strisce. Disney ha subito abbandonato il disegno, Schultz ha sempre disegnato di persona. Il momento creativo è già diverso all'origine. Da un lato, Snoopy e company, c'è un lavoro artigianale diretto a un livello più alto, come età o cultura. Dall'altro, Disney, c'è un fondamentale principio narrativo, che può essere proseguito da altri». Insomma: dall'impostazione iniziale dell'autore dipende se il resto sarà un apocrifo o no. Di Pasolini si pubblica Perroiio, con le polemiche che seguono, ma nessuno si sogna di scrivere un nuovo romanzo di Pasolini. Dice Schultz: «Nessuna storia è eterna. E, comunque, chi è capace di inventare un seguito, è capace di creare una sua striscia». Marco Neirotti «In ufficio dalle 9 alle 17» «Ho soltanto un sogno: incontrare Isabelle Adjani» Charles Schultz con Snoopy. Dice l'artista: «I disegnatori non sono celebri come i loro personaggi»

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