«Mi inietto il vaccino» Ora Aiuti sfida l'Aids

«Mi inietto il vaccino» L'immunologo vuole dimostrare l'innocuità del preparato messo a punto negli Stati Uniti «Mi inietto il vaccino» Ora Aiuti sfida l'Aids ROMA. Ferdinando Aiuti rompe un'altra volta gli indugi e per dar forza alle sue convinzioni scende in campo con la solita carica provocatoria, pronto a pagare di persona. «Mi vaccinerò contro il virus dell'Aids per dimostrare che il vaccino, indipendentemente dalla sua efficacia, è innocuo e perciò non costituisce alcun rischio per le persone sane». Dopo aver creato un vespaio di polemiche con il bacio ad una sieropositiva per dimostrare che il virus non si trasmette con la saliva, adesso vuole convincere l'opinione pubblica che il vaccino già disponibile non rappresenta un pericolo di contagio. L'appuntamento è a breve. «Entro l'anno, nell'ambito di uno studio internazionale che coinvolgerà otto centri clinici americani ed europei, verranno vaccinati cento sieropositivi. Poi vaccineremo i soggetti sani ma ad alto rischio. E io farò parte di questo gruppo». La vaccinazione sui sieropositivi è iniziata l'altro ieri presso l'Istituto di Immunologia dell'Università La Sapienza, diretto da Fernando Aiuti, e presso l'Istituto di Malattie Infettive dell'Università Cattolica di Roma, diretto da Luigi Ortona. Il piano prevede la vaccinazione di cinque sieropositivi al giorno. Il progetto è stato approvato e finanziato dal ministero della Sanità. Il vaccino per i sieropositivi, preparato negli Stati Uniti, utilizza l'antigene del virus GP 160, ottenuto in condizione di assoluta purezza con le tecniche dell'ingegneria genetica, e viene somministrato con il farmaco AZT, specifico per rallentare l'evoluzione dell'Aids e per prolungare e migliorare la vita dei malati. Più che una vaccinazione, che ha il significato di azione preventiva, quella sui sieropositivi è un trattamento di immunoterapia, in quanto non può difendere dal contagio ma tende a rinforzare le difese immunitarie, in modo da spingere l'organismo a combattere con maggior efficacia contro la devastazione del virus. «Questo progetto, ancora sperimentale, mira a verificare che si instauri una protezione biologica per almeno un anno, e cioè che si formino gli anticorpi specifici e si raggiunga l'immunità cellulare». Una vera vaccinazione, nel senso più diffuso del termine, sarà invece quella effettuata sulle persone sane ma ad alto rischio. Il vaccino impiegato in questo secondo caso sarà una miscela di vari virus HIV, ottenuti da più pazienti in diversi stadi dell'infezione e sottoposti a clonazione e a purificazione con la tecnica del Dna ricombinante, ampiamente collaudata nelle manipolazioni di ingegneria genetica. Per Aiuti si tratta del «vaccino ideale per coprire le varianti del virus». Quali sono le categorie ad alto rischio? Aiuti ne ha già individuate cinque: innanzitutto i bambini nati da madri sieropositive, poi i partner fissi dei sieropositivi, quindi i tossicodipendenti che continuano a scambiarsi la siringa, le persone sessualmente promiscue (omosessuali ed eterosessuali con più partners), il personale sanitario dei reparti di malattie infettive, di ematologia e dei centri di ricerca che hanno pertinenza con il virus Hiv. La vaccinazione sui bambini di madri sieropositive, che sarà prioritaria, richiederà circa un anno per dimostrare la sua efficacia. Il suo costo si aggirerà sui 5 miliardi. Brano Ghibaudi Via all'esperimento che interesserà 100 sieropositivi Il manifesto-choc della Benetton sull'Aids. A fianco, Ferdinando Aiuti

Persone citate: Ferdinando Aiuti, Fernando Aiuti, Ghibaudi, Luigi Ortona

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti