La hit-parade dei concorsi statali e la battaglia tra spinelli e eroina

Bambini animali e crudeltà AL GIORNALE La hit-parade dei concorsi statali e la battaglia tra spinelli e eroina «Stato, per noi precari un pessimo padrone» Siamo due insegnanti precarie che hanno ormai superato il loro decimo anno di servizio come supplenti annuali e che, senza mai essere entrate di ruolo, vedono oggi sempre più vicina l'eventualità di rimanere senza lavoro. Itineranti, pluriabilitate, sostenitrici di una scuola pubblica e democratica, abbiamo avuto tante gratificazioni da alunni, genitori, colleghi e presidi. Abbiamo conosciuto da vicino la realtà della scuola, gli slanci, gli entusiasmi, i sacrifici di tanti insegnanti alla cui buona volontà si devono le migliori iniziative e il funzionamento di questa struttura pubblica; persone che, ben oltre le 18 ore al di là del giorno 27 hanno creduto che l'umanità, la disponibilità, la voglia di continuare a conoscere e 2 mettersi in discussione sempre, fossero ingredienti fondamentali per poter essere un buon educatore. Ma abbiamo visto anche tanti colleghi assai meno ligi, interessati ad ottenere un orario compatibile con la libera professione da loro esercitata, assenti per lunghi periodi dal lavoro poiché vittime di incontestabili crisi depressive, restii all'aggiornamento, considerato come una perdita di tempo, affondatoli del «tempo prolungato» in nome della sacralità del pomeriggio libero da dedicare a lucrose lezioni private. Il '93, però, sembra destinato ad essere l'anno del cambiamento: nuove norme per il pubblico impiego, efficientismo, managerialità, fine dei privilegi e dello spreco. Ora, trattandosi anche di porre rimedio all'esubero del personale ci chiediamo: «Chi perderà il posto di lavoro?». Lo statale assenteista e scansafatiche o piuttosto coloro che come noi, pur avendo interpretato questo lavoro quasi come una missione non sono mai riuscite a piazzarsi in testa alle hit- parade dei concorsi? Ecco il paradosso: meglio sarebbe che l'aria di privatizzazione investisse anche la scuola, perché nessun padrone è stato per noi peggiore dello Stato che ha ignorato per tanti anni la nostra voglia di lavorare, di rimboccarci le maniche e di non perdere neanche un minuto. Antonella Malvicino Mara Ghiglino, Alessandria «Nessun giovane lavora per me» Sono una «vecchia» di 67 anni che vive con la pensione di reversibilità del marito morto dopo 39 anni e 7 mesi di onesto lavoro come impiegato dello Stato. L'unica sua assenza è stata la villeggiatura offertale dal campo di concentramento per due lunghi anni. Si rassicuri il sig. Giovanni Roma di Pieve di Teco. Nessun giovane lavora per mantenere me. La pensione mi spetta per quei 40 anni di ritenute. Gli auguro infine di fare parte di quella schiera di giovani che, capaci di governare, risolleveranno le sorti dell'Italia. Alda Patrone ved. Tealdi Torino «Mio padre Moro usato nella guerra tra partiti» Ho letto il 31 gennaio sulla Stampa e su altri giornali, una intervista dell'avv. Nino Marazzita il quale, presentandosi ed essendo presentato come l'avvocato della famiglia Moro nei processi riguardanti l'omicidio di mio padre, prende posizione sulla vicenda del permesso di uscita dal carcere del detenuto Moretti. Vorrei precisare: a) l'avv. Marazzita non è e non è mai stato il mio avvocato nei processi riguardanti la vicenda Moro, dal momento che sono rappresentato - assieme a mia sorella Agnese - dall'avv. Antonio Acquaroli del foro di Roma e, in precedenza, anche dagli avvocati Gaetano Contento e Giuseppe Ruggiero del foro di Bari; b) che pertanto l'avv. Marazzita non può definirsi e non può essere definito «il legale della famiglia Moro»; c) che quanto ho avuto da dire alla stampa sulla vicenda Moro l'ho sempre detto direttamente e non per interposta persona, an¬ che perché credo che gli avvocati si scelgono per farsi rappresentare in tribunale e non sui giornali; d) che non condivido il modo infantile che l'avv. Marazzita ha utilizzato per trattare questioni della massima gravità e importanza; e) che il tutto assomiglia molto alla prosecuzione di quel tentativo di utilizzare la tragica vicenda di Aldo Moro nella odierna guerra tra i partiti e tra alcuni di questi e la magistratura, iniziato qualche giorno fa dall'on. Intini che ha incredibilmente paragonato la vicenda di Craxi all'omicidio di Aldo Moro, per fortuna smentito dallo stesso on. Craxi; f) che, proprio perché sono convinto che quella di mio padre sia ancora per molti, decisivi aspetti una vicenda aperta, ritengo che essa debba essere trattata con ben altra serietà e con ben altro stile. Giovanni Moro, Roma Droga, moda e miliardi Di droga se ne parla ormai ovunque, tanto che è diventato un argomento quasi di,moda, «spinello contro eroina». Da questa battaglia escono da un lato miliardi di lire per gli spacciatori, in grande stile; dall'altro la morte di un numero sempre maggiore di persone. La prevenzione è inadeguata e richiederebbe strutture sociali diverse; la cura è ancora più problematica, con la quasi totale assenza di luoghi di recupero per i drogati. Quello che preme domandarsi è: perché la droga? le risposte potrebbero essere tante: curiosità, fuga dalla realtà, insoddisfazione, emarginazione, immaturità. Ma il governo di Amato ha modificato la legge Vassalli-Jervolino, dando un maggior margine di libertà ai tossicodipendenti: dopo tale modifica i drogati vicino a casa mia sono triplicati. Giovanni Pibiri, Cagliari «Kim Basinger sa quanto abbiamo speso» Vi scrivo per smentire seccamente le dichiarazioni del sig. Guglielmo Rositani gravemente lesive e diffamatorie dell'immagine della mia società. Colgo l'occasione per comunicare che ho dato mandato ai miei avvocati di intraprendere un'azione legale per difendere la mia attività che, con queste affermazioni ingiuriose e prive di alcun fondamento, viene gravemente danneggiata. Sarebbe poi stato opportuno che il Rositani, prima di affermare calunniosa¬ mente che noi per «Serata d'onore» non abbiamo effettuato «neanche la spesa di un gettone telefonico», si fosse rivolto per informazioni ai sig. Pippo Baudo, Alberto Sordi, Monica Vitti, Indro Montanelli, Gianni Morandi, Carlo Verdone, Renzo Arbore, Kim Basinger, Gianni Versace, Ornella Vanoni, Carla Fracci, Gino Paoli, Milva, Luciano De Crescenzo, e alle altre decine di artisti che sono stati regolarmente scritturati e pagati per realizzare il programma. Quanto a noi, preferiremmo di gran lunga essere sottoposti a indagini serie e rigorose che non ai processi sommari come quelli intentati da Rositani e da alcuni giornali. Stefania Craxi, Roma La Italiana Produzioni Spa «Orlando rifiutò gli appalti ai Cassina» Leggo sul vostro quotidiano di giovedì in quinta pagina, nell'articolo firmato da Alberto Staterà «Manderò mezza Rai in galera» la seguente dichiarazione di Guglielmo Rositani: «Si trattava della Polivideo, una società con sede in Svizzera, proprietà del signor Cassina, figlio del conte Cassina di Palermo, amico di Leoluca Orlando». Il coordinatore nazionale della Rete smentisce categoricamente di conoscere qualche membro della famiglia Cassina. Sono poi noti gli atti ed i provvedimenti che Leoluca Orlando durante la sua sindacatura ha preso, per togliere gli appalti ai Cassina. Orlando nei processi contro i delitti politici ha inoltre indicato nel Cassina uno dei componenti il comitato d'affari di Palermo che ha portato all'isolamento Piersanti Mattarella prima del suo assassinio. Aldo Civico Addetto stampa del gruppo parlamentare della Rete