Dal telefono di Maira altre chiamate sospette

Dal telefono di Moira altre chiamale sospette Il deputato nel mirino per la strage chiede aiuto a Martinazzoli: «Questo è un complotto contro la de» Dal telefono di Moira altre chiamale sospette Parlò a un personaggio forse implicato nell'omicidio Borsellino ROMA. Torbidi telefonini. Al centro delle indagini sulle stragi mafiose c'è il cellulare dell'onorevole Maira, collegato in maniera più o meno velata alla strage di Capaci. E c'è quello di un certo Giovanni Costanza, nato a Riesi e residente a Caltanissetta, che telefonò pochi minuti prima della seconda strage, quella di luglio, dove persero la vita Borsellino e la sua scorta. Inquietante è la connessione tra i due: era proprio Costanza la persona cercata dal telefonino «in uso» all'onorevole Maira. Costanza, peraltro, è statechiamato a più riprese nelle fasi calde dell'omicidio di Falcone. L'indagine dei superpoliziotti del Servizio centrale operativo ha fatto passi da gigante sulla pista dei telefonini. All'origine dell'inchiesta, un'intuizione: gli artificieri che hanno spinto il bottone della morte non potevano essere stati avvertiti che tramite un cellulare. Una deduzione logica: non c'erano cabine ai bordi dell'auto¬ strada dove il killer della mafia era appostato. I tecnici della polizia ci hanno lavorato sei mesi. E alla fine, quando hanno tirato la rete, è rimasto impigliato il telefonino «in uso» all'on. Raimondo Maira. De di Caltanissetta, Maira è stato accusato dal pentito Messina di essere «vicino» alla famiglia mafiosa di Giuseppe Madonia. E poi, come s'è detto, c'è quello di Giovanni Costanza. L'onorevole, a caldo, aveva detto di aver telefonato soltanto a due persone, quel 23 maggio. Due amici di Caltanissetta: Luigi Giorgio e Salvatore Rizza. Entrambi inquisiti, in seguito, per fatti di mafia. Ieri il deputato ha precisato: «Mi sono limitato a fare esemplificazioni ipotetiche». Ha poi fatto un appello a Martinazzoli perché in atto ci sarebbe un complotto teso a «far credere che il problema mafia si risolva attraverso la distruzione della de siciliana». E ha chiesto, a tutela della sua dignità, «una corretta informazione». Intervistato dal Corriere della Sera, poi, Maira ha cercato di sminuire la portata della vicenda dando un nome e un movente al presunto ideatore del complotto: Carmelo Casabona, ex capo della Mobile di Caltanissetta, «uomo meschino e invidioso». Certo che è un po' difficile ridurre tutto il marciume che esce dalle inchieste di Caltanissetta. Tanto più se si vanno a leggere le rivelazioni del pentito Messina: l'immobiliarista Luigi Giorgio (l'amico dell'onorevole Maira) gli offrì 150 milioni per uccidere il vicequestore Casabona, ma lui rifiutò perché la cifra era bassa. Alla fine, però, riuscirono a far trasferire quel poliziotto scomodo. Protagonista è sempre Luigi Giorgio: si presentò al giudice di Caltanissetta, autodenunciandosi di una truffa e chiamando in causa Casabona. Insieme, il poliziotto e il faccendiere avrebbero manipolato un'asta giudiziaria per acquistare un appartamento sottocosto. Naturalmente per Casabona è scattato il trasferimento. Proprio ieri la Procura li ha rinviati a giudizio. Casabona rischia tutto, carriera e onore. Giorgio è stato condannato per favoreggiamento a favore del clan Madonia ed è inquisito per associazione mafiosa. Non rischia granché. [fra. gri.] Il deputato democristiano Raimondo Maira entrato nell'inchiesta sulla strage di Capaci