Tutti a Canossa da Pannella meno Bossi di Pierluigi BattistaClaudio Martelli

Al congresso radicale la nomenklatura dei «vecchi» partiti e il ritorno di qualche fìgliol prodigo Al congresso radicale la nomenklatura dei «vecchi» partiti e il ritorno di qualche fìgliol prodigo Tutti a Canossa da Pannello, meno Bossi «Trentamila nuovi iscritti al pr ofra 4 giorni si chiude» E'Martelli la star. Spadolini: visto come mi applaudono? ROMA. A Canossa, da Marco Pannella. Arrivano torpedoni di deputati, carovane di socialisti in crisi d'identità, sciami di ministri, grappoli di segretari di partito. Tutti a omaggiare l'ex «clown», il digiunatore rompiscatole, il «buffone», il «pagliaccio» e quant'altro lo strafottente lessico del cinismo di Palazzo in passato ha saputo escogitare per bollare Marco Pannella, l'irregolare della politica italiana, il demistificatore dei riti partitocratici e delle liturgie della Prima Repubblica. Ora che il Palazzo ondeggia da far paura, sono tutti qui alla corte povera di Re Marco. Pendono dalle sue labbra, accorrono a ossequiarlo, s'inchinano a lui come davanti a un Salvatore dalla chioma candida. «Ma allora avete marinato la Camera tutti insieme»; lo stupore del presidente Napolitano è più che legittimo. Il mastodontico hotel Ergife, dove si svolge il congresso radicale, sembra una dependance di Montecitorio e pullula di deputati e ministri in libera uscita. Il delegato azero e quello romeno, il radicale di Sarajevo e quello di San Pietroburgo assistono con stupore e un pizzico di ammirazione alla mirabolante sfilata di nomenklatura italiana che il loro Marco ha saputo mettere in piedi. E infatti eccoli sul palco, a farsi immortalare dai fotografi, Carlo Vizzini, Ferdinando Facchiano, il ministro Pagani. E poi i liberali Sterpa, De Lorenzo, Battistuzzi, guardati a vista da Renato Altissimo il quale, seduto in prima fila, si dice ancora incerto se mettere mano al borsellino per iscriversi al pr. Arrivano pure i de: Gerardo Bianco, Martinazzoli che fuma come una ciminiera, Rino Nicolosi, ex presidente della Regione Sicilia, che annuncia a sorpresa di essersi iscritto al partito radicale guadagnandosi, come segno di gratitudine, più della metà dell'orazione congressuale di Pannella. Galleggia nel salone dell'Ergife il fior fiore della Prima Repubblica e si muove con una naturalezza che cancella d'un tratto un passato di ostilità furibonda nei confronti dei radicali. Entra il ministro Claudio Vitalone. Strano? «Macché», risponde lui, «sono sempre stato, da tempo immemorabile, molto vicino e sensibile ai temi radicali». Fa il suo ingresso il direttore generale della Rai Gianni Pasquarelli. Strano? «Macché», replica lui, «la mia amicizia con i radicali è cosa vecchia». Dapprima trova posto sul palco sotto lo sguardo benedicente di Re Marco. Ancora non sa che nel pomeriggio Re Marco si traformerà nel Pannella d'un tempo e rovescerà fiumi di improperi sui telegiornali Rai colpevoli di aver dato poco spazio alla solenne cerimonia dell'Ergife. Manca la Lega, ed Emma Bonino si fa interprete del disappunto radicale. Manca il pri, ma nel pomeriggio la Voce repubblicana, quasi in segno di scusa, esulta al «partito democratico» ispirato al Pannella-pensiero. Manca Occhetto, e il segretario del pds si tira appresso il sarcasmo di Re Marco: «Achille, ma dov'è Achille?». In compenso c'è la consacrazione del presidente della Repubblica, la visita di cortesia di Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini che lasciano in anticipo il congresso accompagnati da uno scroscio di applausi che il presidente del Senato mostra di gradire con particolare piacere: «Ha notato come mi hanno applaudito?». C'è il ritorno dei fìgliol prodighi, da France¬ sco Rutelli a Rosa Filippini. C'è anche il presidente del Consiglio Amato che si adegua in pieno all'atmosfera della rappresentazione tanto da chiedere, appena sul podio: «Marco, dimmi tu che devo fare». Ci sono tantissimi socialisti. Dislocati a piccoli gruppi nella sala, sembrano tanti naufraghi che attendono l'arrivo della scialuppa pannelliana. Un po' defilati Ugo Intini e Alma Cappiello. Quasi invisibili, schiacciati a una parete, Carlo Tognoli e Agostino Marianetti. Al centro della scena i martelliani doc Bruno Pellegrino, Mauro Del Bue, Francesco Tempestini. Sul palco Carlo Ripa di Meana. Poi arriva lui: Martelli, qui semplicemente Claudio. E' lui la star che tutti guardano per scrutarne le reazioni nei passaggi cruciali del discorso pannellia- no. Perché Re Marco facesse Yen plein occorreva la presenza dell'altro, ossia Bettino Craxi. Ma il congresso è lungo e chissà se l'ancora segretario psi non decida di fare un salto all'È rgife. Intanto Pannella assapora il suo trionfo. Quando il leader radicale lanciò l'idea del partito «transnazionale», nel Palazzo fu un uragano di dileggi e, per via di quel trans, persino di battutacce. Oggi è tutta un'altra musica. Amato dice che nei «princìpi transnazionali vedo l'essenza del socialismo delle origini». Martinazzoli plaude all'intuizione «transnazionalea» di Pannella. Spadolini assicura che «il tema transnazionale può vincere le meschinità di casa nostra». E' l'apoteosi. Pierluigi Battista Napolitano a deputati e ministri «Avete marinato tutti insieme la seduta di Montecitorio?» A sinistra, il leader radicale Marco Pannella. Qui sotto il ministro della Giustizia Claudio Martelli

Luoghi citati: Canossa, Meana, Roma, San Pietroburgo, Sarajevo, Sicilia