«Ho migliorato gli ascolti»

«Ho migliorato gli ascolti» «Ho migliorato gli ascolti» La lettera inviata a Pasquarelli «L'assemblea non può decidere» ROMA. «Metto a tua disposizione il mio incarico di direttore del Telegiornale Uno». Così Bruno Vespa ha comunicato le dimissioni nella lettera al direttore generale Rai, Gianni Pasquarelli: «La situazione nel mio giornale come in altre testate e strutture dell'azienda - ha lasciato a mio giudizio da tempo i binari di un corretto confronto regolato dalle norme del contratto di lavoro per assumere connotati assai diversi. Ho rispettato, rispetto e talvolta condivido il malessere di colleghi che vogliono partecipare sinceramente al miglioramento del giornale. Ma non si può affidare una gestione d'impresa - perché il TG1 è una gran¬ de impresa all'interno della grande holding Rai - agli umori di rispettabilissime assemblee in cui bastano meno di 30 voti a bloccare una trasmissione di prima serata prevista in palinsesto». «Nei giornali il malessere è una condizione abituale. Dovunque è stato indetto un referendum - all'Europeo di Feltri o al Giorno di Liguori - il direttore è stato bocciato. E nell'ambiente si sa che oggi clamorose sfiducie colpirebbero più di un direttore di prestigio. Ma loro hanno alle spalle la Proprietà, che fa rispettare in modo ferreo le regole d'impresa: si discuta, si cerchi ogni mediazione possibile, ma la distinzione di ruoli e di respon¬ sabilità è sacrosanta». «La Rai, per le ragioni che sappiamo, è in una condizione diversa e credo che se non si stabiliscono alcuni punti fermi la sua stessa sopravvivenza finirà fatalmente per essere messa in discussione. Svolgo queste considerazioni con disagio, perché sembra che voglia portare acqua al mio mulino. E invece il problema che pongo è enormemente più grande della mia sorte personale. Se sono restato al mio posto negli ultimi mesi, se non ho raccolto provocazioni infinite, se ho fatto finta di non leggere lezioni di etica professionale di colleghi che nessuno additerebbe come esempio di coerenza ai propri figli, è perché nel mio 31 .mo anno di Rai mi illudevo di poter difendere le tradizioni migliori di questa azienda e di poter garantire un passaggio morbido al futuro che si aprirà con la nuova legge di riforma. Evidentemente non ne sono stato capace. Eppure mi sento con la coscienza a posto. In questi due anni e mezzo ritengo di aver adempiuto con scrupolo e correttezza al mandato affidatomi». «Sono riuscito a mantenere il primato d'ascolto del Tgl, pur in una situazione di concorrenza terribile. Ho arricchito il palinsesto e migliorato gli ascolti nel loro complesso». Ringraziato Pasquarelli per la piena autonomia che gli ha lasciato nelle molte promozioni fatte, Vespa aggiunge che queste promozioni «spesso sono state giuste, qualche volta sbagliate: ma sempre condivise dai Comitati di redazione». «Ho avuto infine per i bilanci una cura talvolta non riscontrata nelle reti e nelle altre testate giornalistiche, come possono confermare tutti i dirigenti dell'azienda che si occupano di questo settore. E quel che mi preme di più è che nessun collega è stato mai censurato o ha visto minimamente scalfite le sue capacità professionali». Dopo aver messo in risalto di aver valorizzato molti giovani e recuperato «alcune professionalità sopite», Vespa aggiunge: «Ho svolto con entusiasmo il mio compito, nonostante le molte amarezze compensate, peraltro, da tante manifestazioni di stima e di affetto». Ora «resterò nell'organico del TG1 di cui sono "socio fondatore" e mi pare giusto chiederti sin d'ora le garanzie professionali e lo "status" che in ogni giornale sono prerogativa del direttore uscente: un ruolo di editorialista e di inviato sui grandi avvenimenti interni e internazionali e la responsabilità e la conduzione di una trasmissione informativa di prima serata, sia essa a cura della rete o della testata. Dopo 33 anni di mestiere, 31 di Rai e 25 di televisione mi piace credere di poter esser ancora utile nella nostra azienda». [Agi]

Persone citate: Bruno Vespa, Gianni Pasquarelli, Liguori, Pasquarelli, Vespa

Luoghi citati: Roma