Vespa si dimette arriva Albino Longhi di Albino LonghiMaria Grazia Bruzzone

E' cominciata con il cambio al Tgl la staffetta dei direttori nelle testate giornalistiche E' cominciata con il cambio al Tgl la staffetta dei direttori nelle testate giornalistiche Vespa si dimette, arriva Albino Longhi Al Tg2 La Volpe lascerebbe a Sergio Zavoli o De Berti Gambini. Curzi (Tg3) pare più saldo ROMA. Albino Longhi al Tgl al posto di Bruno Vespa. E presto Sergio Zavoli al Tg2 invece di Alberto La Volpe (o addirittura l'ex craxianissimo Pio De Berti Gambini), mentre resta incerta la sostituzione di Alessandro Curzi con Andrea Barbato, voluta dai pidiessini ma osteggiata dall'onnipotente squadra de. Alla fine la staffetta nei Tg è cominciata, alla faccia del consiglio di amministrazione iperscaduto che ieri pomeriggio, dopo le dimissioni di Vespa, ha votato quasi unanime all'insegna della tradizione. E, malgrado tante dichiarazioni di principio diffuse un po' da tutte le parti durante la crisi del Tgl, nel rispetto della regola della lottizzazione di partito e di corrente dell'editore di riferimento. Unica novità, l'età quasi veneranda, per durare il meno possibile. Oggi come sempre, domani chissà. Ecco Albino Longhi, allora. Perfetto per il ruolo. Classe 1929, di Mantova, a un tiro di schioppo da Brescia, de di sinistra vicino al segretario Martinazzoli, una vita alla Bai, già direttore del Tgl nel dopo P2, fatto fuori da De Mita che appena divenuto segretario gli preferì Nuccio Fava. Eppure proprio Martinazzoli alla notizia della designazione, nel Transatlantico di Montecitorio casca dalle nuvole. «Ma veramente?» ribatte ai giornalisti, e davvero non sembra crederci. Finché il collega Agrusti non lo rassicura: «Guarda Mino che l'hanno proprio fatto». E Martinazzoli: «Ma almeno hanno detto che è un direttore di transizione?». Non l'hanno detto. Anzi, quello del direttore generale Pasquarelli è stato un mandato pieno. E neppure l'età è un vero problema: fra un anno può sempre pas- sare «a contratto». Il candidato preferito del segretario de (si diceva), l'attuale direttore del Sole 24 Ore Gianni Locatelli, non è stato neppure preso in considerazione. Un braccio di ferro c'è stato invece fra i consiglieri de sul nome di Emilio Rossi, classe 1922, ex direttore degli anni di piombo, sostenuto da Pasquarelli e da Marco Follini. Alla fine ha prevalso Longhi, già capolista a Roma per «Autonomia e solidarietà» nelle ultime elezioni del sindacato giornalisti e candidato «anti-Caf» alla presidenza della Federazione nazionale della stampa, gradito alla Gruber e ai rivoltosi del Tgl. E gli altri direttori? «Nelle prossime settimane facciamo il direttore del Tg2 e poi basta», ha detto Pasquarelli ai consiglieri scaduti. Lasciando intendere che le altre poltrone vanno lasciate al prossimo consiglio, sulla cui nomina si sta arrivando a un accordo in commissione di Vigilanza. Altrimenti cosa gli resta? Sono sempre vacanti il posto di direttore della sede di Milano (per la quale si penserebbe di riesumare Sandro Bolchi) e tre vicedirezioni generali: quelle di Longhi, di Massimo Fichera e di Livi, per le quali si fanno i nomi di Impenna, assistente di Pasquarelli, del direttore commerciale Materia e di Alberto La Volpe, di cui è scontata la partenza dal Tg2. Al suo posto dovrebbe arrivare Sergio Zavoli, da Bavenna, classe 1923, Socialista dì Dio, dal titolo di un suo libro, per dire socialista senza aggettivi. Ma il presidente Pedullà avrebbe fatto il nome di Pio De Berti Gambini, già direttore di Bai2, come «candidato ponte» tra la vecchia segreteria del psi e quella che sarà. Quanto a Curzi, l'idea del pds di sostituirlo con Andrea Barbato (1934, già direttore del primo, glorioso Tg2-Studio Aperto) si scontra col sostegno di cui il direttore del Tg3 gode da parte di Rifondazione, Rete e perfino della Lega di Bossi. E soprattutto con l'opposizione della lobby de che, col prossimo consiglio di amministrazione, potrebbe anche riuscire a piazzarci un uomo non di area. I diretti interessati hanno fiducia negli eventi. Alberto La Volpe, rassegnato, conferma che il suo mandato è «a disposizione del consiglio». «La tripartizione che ha governato finora l'azienda apparteneva a una fase politica oggi superata - commenta -. Bisogna poi vedere a chi tocca trarne le conseguenze». Alessandro Curzi resiste impavido. «Sono tranquillissimo. Non ci penso per niente a dimettermi. Consegnerò il mio mandato quando si farà il nuovo consiglio» dichiara. E aggiunge convinto: «L'epoca della lottizzazione è finita». Maria Grazia Bruzzone Martinazzoli alla Camera «Davvero?Non lo sapevo» Da sinistra Gianni Pasquarelli Walter Pedullà e Bruno Vespa

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