Craxi quarta informazione di garanzia

Dopo la valanga di accuse dal socialista Valerio Bitetto, ex amministratore dell'Enel Dopo la valanga di accuse dal socialista Valerio Bitetto, ex amministratore dell'Enel Cuori, quarta informazione di garanzia E i giudici svizzeri individuano i depositi segreti MILANO. La quarta volta di Bettino Craxi. La seconda di Paolo Pillitteri, l'ex sindaco cognato. L'ottava di Severino Citaristi, cassiere nazionale de, inquisito da «Guinness». E poi, per la prima volta, Giorgio Gangi, senatore del garofano. Grandinano le informazioni di garanzia a Tangentopoli. La scossa all'inchiesta viene dall'Enel, dall'ex amministratore Valerio Bitetto, targato psi: dodici ore davanti a Di Pietro, una montagna di rivelazioni. «Bitetto è un cretino che ha sempre chiesto di essere ricevuto e che non ho mai voluto ricevere», esplode Craxi. E non dice altro. A Di Pietro racconta tutto l'ex manager elettrico, nel lunghissimo interrogatorio di domenica scorsa. Racconta anche di un conto segreto del psi, aperto a Singapore, uno dei paradisi fiscali del Sud-Est asiatico. Lì finirono tangenti per sette miliardi, pagate per alcune turbine commissionate all'Ansaldo. Per lo stesso affare, rivela ancora Bitetto, sette miliardi andarono pure alla democrazia cristiana. Le briciole della torta ai liberali e ai socialdemocratici. Conoscono la strada i carabinieri che vanno all'hotel Raphael di Roma con la nuova busta gialla per Bettino Craxi. Mittente: i magistrati di «Mani pulite». Dentro la busta poche pagine: l'elenco con i sette nuovi episodi contro il segretario del garofano e i quindici capi d'imputazione su cui vuole indagare la procura. Contro Craxi ci sono le rivelazioni ai magi- strati di Lorenzo Panzavolta, top manager della Ferruzzi, e di Valerio Bitetto, ex Enel. A Di Pietro Panzavolta rivela di aver versato oltre due miliardi al «sistema» dei partiti. Parte di quei soldi, con pagamenti avvenuti estero su estero, finirono al psi. Ma le accuse contro Craxi non si fermano qui. . E' lunga cinquanta pagine la deposizione di Valerio Bitetto, l'ex manager di Stato che ha scoperchiato il pentolone delle «mazzette elettriche». Bitetto parla per ore prima di finire agli arresti domiciliari. Racconta 11 anni di vita all'Enel. Snocciola nomi, cifre, date. Una montagna di carte che i giudici di «Mani pulite» stanno ancora studiando. E parte da quella tangente da sette miliardi finita a Singapore su un conto del garofano. Gli estremi di quel conto vennero da Giorgio Gangi, allora segretario amministrativo del partito, ma la regia di tutta l'operazione fu di Bettino Craxi. Accuse precise quelle di Bitetto. Ai giudici ricorda di essere stato nominato da Gangi ai vertici dell'Enel, ma Craxi, in un successivo incontro lo avrebbe invitato «a non scaldare la sedia». Uno sprone, secondo Bitetto, a procurare voti e danaro al partito. Ricorda anche i primi Anni 80 all'Enel l'ex manager. E in questa vicenda di affari e maz¬ zette tira in ballo un uomo allora vicinissimo a Craxi, il finanziere Ferdinando Mach di Palmstein, già inquisito dal giudice Carlo Palermo nella sua inchiesta su armi e droga. Legato a Craxi e De Michelis Mach di Palmstein avrebbe avuto un ruolo di primo piano in tutta la vicenda Enel. Ex segretario regionale del psi, all'Enel dall'80 al luglio '92, Valerio Bitetto fornisce a Di Pietro la radiografia dell'Ente elettrico. Un bilancio annuo da 22 mila miliardi, interventi negli appalti, negli approvvigionamenti, nel settore finanziario, i manager dell'Enel avevano sponsor politici. Manager «lottizzati» o c'è altro? Singapore, Lussemburgo, Hong Kong, e naturalmente la Svizzera. Dal Sud-Est asiatico all'Europa, spuntano come funghi i conti segreti del partito socialista. Secondo l'agenzia «Agi», che non ha conferme ufficiali, la magistratura elvetica avrebbe individuato uno dei conti occulti del garofano di cui hanno parlato recentemente alcuni imputati dell'inchiesta «Mani pulite». Nuove piste, nuove confessioni a Tangentopoli. Dopo due lunghi interrogatori è stato scarcerato dal gip Ghitti Massimo Marra, amministratore delegato della Riet elettrica, arrestato lunedì scorso a Roma per le mazzette sugli appalti Acea. Tra le sue confessioni anche il coinvolgimento di due uomini politici romani. «Il mio assistito ha evidenziato ulteriormente il sistema ormai radicato delle tangenti, attraverso il quale si perveniva agli appalti dell'Acea», spiega l'avvocato Stefano Bontate. E aggiunge: «Si è parlato segnatamente di una serie di appalti che portano inequivocabilmente a due referenti politici romani del psi e della de, i quali sembra che provvedessero anche per altri partiti». Fabio Potetti L'ex manager parla di un conto psi aperto a Singapore dove finirono tangenti per sette miliardi