Capogruppo pri tenta il suicidio di Ugo Bertone

A Bollate, presso Milano, sfiorata la tragedia all'ombra di Tangentopoli A Bollate, presso Milano, sfiorata la tragedia all'ombra di Tangentopoli Capogruppo pri tonta il suicidio Ha ingerito sedativi e vodka: forse si salverà Non è indagato, ma temeva di finir coinvolto BOLLATE DAL NOSTRO INVIATO Via dei quattro Leoni, a Castellazzo. Là, in una strada sterrata del parco delle Groane, a pochi metri dalla villa di Arconate, si trasferisce nella notte tra martedì e mercoledì il dramma di Tangentopoli. No, stavolta la morte violenta non c'è stata. Ma qualcuno, Antonio Savoia, 51 anni, repubblicano da almeno venti, titolare di uno studio pubblicitario, ci ha provato. E di fronte a quest'ultima storia scellerata della politica di Lombardia, vale probabilmente il suggerimento scolpito all'ingresso del reparto rianimazione di Bollate: «Il rispetto della sofferenza altrui impone il silenzio». Torniamo nel parco delle Groane, a pochi passi dalla Comasina, la strada che percorre la Brianza dei mobilieri e della Lega Lombarda. Su una Volvo abbandonata sul ciglio della strada, ai bordi di una riserva di pesca c'è il corpo di un uomo. Sono le 23 e quaranta della notte di martedì. Solo dopo mezzanotte i carabinieri di Rho scopriranno che l'uomo della Volvo non è la vittima di una rapina o l'ennesimo drogato che si nasconde tra i rari boschi della Lombardia. Ha tentato di suicidarsi, l'uomo della Volvo. Accanto a lui ci sono tubetti di tranquillanti vuoti e una bottiglia di vodka, attrettanto vuota. Ma ci sono anche delle buste, carta intestata della Regione Lombardia. E' un nome di riguardo, scoprono i carabinieri, quello del corpo riverso su un'auto in via dei quattro Leoni: Antonio Savoia, di Milano, via Ariosto, una strada elegante nel cuore della città, esponente di spicco del pri milanese, capofila del partito in Regione, consigliere della Sea fino all'86, la società degli aeroporti milanesi che ai suoi vertici ha avuto l'ex latitante Giovanni Manzi, psi e l'ultrapentito Mongini, de. E scatta la corsa contro il tempo: dalla campagna di Castellazzo all'ospedale di Bollate. «Antonio Savoia - sillaba il bollettino medico diramato dall'ospedale in mattinata - è ri' overato in stato di coma di natura da determinare». Tanta prudenza anche perchè, spiega il primario del reparto di rianimazione Gianfranco Pessina, non è escluso che il paziente sia stato al freddo parecchie ore prima dell'arrivo dei carabinieri. Arriva a Bolla- te la sorella Viviana, medico. E' probabile che già stasera Savoia possa lasciare l'ospedale di Bollate e venir trasferito a Milano. Ma è altrettanto probabile che Savoia, una volta superato il pericolo, debba rispondere alle domande di Pier Camillo Davigo, il sostituto procuratore del pool «Mani Pulite» che è stato immediatamente incaricato delle indagini sul tentato suicidio. Già, il collegamento tra «Mani Pulite» e la disperazione di Savoia è evidente, immediato. A provarlo bastano le lettere lasciate da Savoia, al termine di giornate terribili, tra paure e silenzi. Savoia si dichiara innocente, sottolinea di non voler, nemmeno per ipotesi, condividere la sorte dei disonesti. E qualcosa del genere, del resto, Savoia l'aveva già dichiarata pochi giorni fa. Il 29 gennaio, infatti, Savoia aveva diffuso una dichiarazione relativa a quegli anni passati ai vertici della Sea. «Intendo - aveva scritto - anticipatamente dichiarare nel modo più categorico di non avere intrattenuto né personalmente né per conto del mio partito, alcun anomalo rapporto con la presidenza Sea». Parole secche e nette ma, nella trama di Tangentopoli, le smentite non richieste sono destinate a generare ulteriori sospetti. La smentita, infatti, arrivava poco dopo il secondo interrogatorio di Manzi. E il tam tam di San Vittore già aveva anticipato che neLj^mo..delv l'ex latitante di lusso era entrato \l patito repubblicano. E Savòia.aveva ricoperto,,per. conto^dérpri il poStó di consigliere della Sea prima di Burzi, altro repubblicano già coinvolto nella trama dell'inchiesta. Si parla di rivelazioni fatte da Manzi, di riscontri |ìi cifre, fatti, occasioni precise rivelate dall'ex presidente degli scali di Linate e Malpensa. Citazioni che, secondo le voci, chiamano in causa il partito repubblicano e Savoia in particolare. Tutto vero? Chissà. Per ora c'è da registrare che di fronte alla tensione Savoia non ce l'ha fatta. Difficile pensare ad una simulazione dopo aver scovato la stradina nei pressi di Castellazzo. Troppo avventuroso pensare all'improvviso arrivo di una pattuglia dei carabinieri nella boscaglia... 1 Scongiurato il dramma, comunque, scatta la partita politica e giudiziaria. «E' una cosa molto dolorosa» mormora Giorgio La Malfa, nella serata di mercoledì, e annuncia di voler rientrare da Roma a Milano in serata. Già, Savoia non è un militante qualsiasi. Ugo Bertone «Sono innocente e non voglio condividere la sorte di tanti mestatori disonesti» A destra Antonio Savola con Giovanni Manzi e Carlo Tognoli A sinistra Giorgio La Malfa