Rai i sospetti sugli appalti esterni di Enrico Manca

Un'altra 24 ore di ispezione della Guardia di Finanza. Pasquarelli: «Collaboriamo» Un'altra 24 ore di ispezione della Guardia di Finanza. Pasquarelli: «Collaboriamo» Rai, i sospetti sugli appalti esterni Controllati tutti i contratti dell'era Agnes-Manca ROMA. Hanno lavorato per quasi tutta la notte, in viale Mazzini, a fotocopiare documenti e contratti di appalti di produzione a privati. E ieri mattina altri impiegati si sono avvicendati nell'arduo compito di ricostruire sette anni di accordi sui quali grava il sospetto di tangenti. Già parecchie carte sono al sicuro nella caserma della guardia di finanza di via dell'Olmata, portate lì da un'alfetta che per tutta la giornata ha fatto la spola con la sede Rai di viale Mazzini. Le fiamme gialle aspettano di raccoglierle tutte prima di consegnarle al sostituto procuratore Antonino Vinci. Il magistrato, che indaga sui «palazzi d'oro», pare sia inciampato per caso nella notitia criminis sugli appalti alla Rai. Un costruttore interrogato su mazzette pagate per la vendita di immmobi 1 i ad associazioni pubbliche, gli avrebbe raccontato anche che sistemi analoghi venivano adottati da alti funzionari della Rai che affidavano lavori a case di produzione private. Ma probabilmente non è proprio così, o per lo meno non solo così. Dalle prime indiscrezioni pare vi sia anche una dettagliata denuncia di un produttore ancora senza nome contro i vertici della Rai degli scorsi anni. Non a caso, il sequestro di documenti e contratti a privati abbraccia ben sette anni, dal 1985 ad oggi. Dai tempi del sodalizio Agnes-Manca al più recente Pa- squarelli-Pedullà. Con una differenza, viene osservato: che ai tempi di Manca vero nume tutelare di viale Mazzini era Biagio Agnes, uomo molto vicino a De Mita, nominato alla direzione generale nel 1982. Il potere operativo era concentrato soprattutto nelle sue mani, mentre al presidente restava il coordinamento del consiglio di amministrazione. Non c'era foglia, ricordano gli anziani Rai, che si muovesse senza l'assenso del direttore generale. Con l'avvento di Pasquarelli e Pedullà il sistema cambiò: firme incrociate e controllo a vicenda. Ieri, prima di essere ascoltato dalla commissione parlamentare di vigilanza, Pasquarelli ha sot¬ tolineato come il rapporto tra produzione interna di programmi tv e ricorso ad appalti esterni sia in grande flessione. «Voglio precisare - ha detto ancora - che la guardia di finanza non ha sequestrato nulla, ma, con una richiesta di esibizione, ci ha chiesto di vedere alcuni contratti. Fra un paio di giorni la documentazione sarà pronta». Un lavoro improbo dato che il ricorso a privati negli anni in questione pare sia stato fatto in maniera selvaggia, spesso sacrificando le potenzialità e le professionalità interne all'ente pubblico. Da qui, le ipotesi di reato sulle quali sembra voler procedere il pm Vinci: abuso d'ufficio e concussione, e interessi privati in atti d'ufficio. Il sospetto è che qualche dirigente o funzionario Rai abbia intascato tangenti per affidare lavori all'esterno. O che, addirittura, li abbia affidati a ditte private nelle quali era in qualche modo cointeressato. «A noi non risulta - afferma Pasquarelli - che alla Rai vi siano stati casi di persone che abbiano preso tangenti o mazzette. Se così fosse, saremmo intervenuti. Se la guardia di finanza lo dimostrasse, non potremmo che esserle grati». «La nostra linea - dice Pedullà - è soltanto quella della verità. Siamo favorevoli a comportamenti ispirati alla massima trasparenza e quindi a far vedere tutto quello che c'è, tutte le carte, tutti i documenti». Carte e documenti che già da due mesi vengono reclamati anche dalla commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, che da tempo ha espresso il desiderio di indagare nel settore degli appalti. Questa è la volta buona: per ogni copia destinata al giudice, in viale Mazzini, ne viene stampata una per la commissione. Alla quale, spiega Pasquarelli, sarà consegnato anche una specie di «scheletro interpretativo», una sorta di «guida alla lettura ragionata», a seconda delle molteplici tipologie di contratto. «Una vera giungla», commenta un parlamentare. [r. e] Enrico Manca (a sinistra) e Biagio Agnes

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