Finetti confronto con Chiesa di Fabio Poletti
Finetti, confronto con Chiesa Finetti, confronto con Chiesa «Non sono un corrotto, perché mi accusi?» MILANO.Tre accusatori e il giudice Colombo. Sotto assedio Ugo Finetti, psi, ex vicepresidente della giunta regionale, da cinque giorni a San Vittore. Per tre volte Finetti viene messo faccia a faccia, come lui stesso aveva chiesto, con i suoi «grandi accusatori»: Mario Chiesa, psi, il primo di Tangentopoli, Rolando Cultrera, psi, il commercialista che ha svelato i misteri delle tangenti sull'ambiente e Ottavio Pisante, l'imprenditore al centro del nuovo filone di indagini. E intanto, al processo per le mazzette all'Ipab, l'ente del Comune che gestisce gli ospizi, il pm Gherardo Colombo picchia duro: per Francesco Scuderi, il segretario generale del¬ l'Ente, chiede la condanna a 8 anni e 6 mesi di carcere. La pena più alta chiesta fino ad ora a Tangentopoli. Un anno di meno Colombo lo chiede per Matteo Carriera, psi, l'ex presidente-padrone dell'Ipab. Chiesti 4 anni e 10 mesi, invece, per Tino Rovati, l'imprenditore che pagava le mazzette. Inizia alle 16 il giorno più lungo di Ugo Finetti. E' Mario Chiesa, l'ex garofano alla guida della Baggina che ha aperto le strade di Tangentopoli, il primo ad arrivare a San Vittore. «Buongiorno, buongiorno», ripete «Mariuolo» Chiesa stretto tra i suoi avvocati. «E chi è Finetti?», risponde alle domande dei cronisti. E sorride ancora prima di sparire dietro al cancello grigio del carcere. Lui che c'è stato per 43 giorni, è stato poi condannato a sei anni, ha restituito sei miliardi. Quando venne arrestato, a Chiesa Di Pietro trovò un foglietto con nomi di politici e cifre di versamenti. «A Ugo Finetti 70 milioni», annotava Chiesa. E Finetti nega, nega tutto. Nega con forza, con disperazione anche davanti al suo ex compagno di partito. Conferma l'avvocato Diodà, il difensore di Chiesa: «Ognuno è rimasto fermo sulle sue posizioni». «Buona sera, buona sera», non dice altro Chiesa. E sorride, come sempre gentile, ai giornalisti. Avanti un altro, per Ugo Fi¬ netti. E arriva Rolando Cultrera, commercialista socialista, stretto collaboratore dell'ex ministro Ruffolo. Con i giudici, per evitare il carcere, ha riempito pagine e pagine di verbale. Nei dettagli ha spiegato i misteri degli appalti nel settore ambiente. Dopo solo mezz'ora esce dal carcere anche Cultrera. Il cappello abbassato, le mani sul volto, si infila su un taxi e scappa via. A vuoto anche il terzo confronto, quello con l'imprenditore Ottavio Pisante. Due ore, fino a sera, dura il faccia a faccia. E Finetti spiega di non essere lui uno tra quei dieci politici che premevano sull'imprenditore per ottenere mazzette in cambio dei lavori per il «Piano Lambro», un affare da 4600 miliardi adesso al centro della tempesta giudiziaria. Altra aria, invece, all'interrogatorio di Massimo Marra, manager della Riet, finito in carcere per il filone delle mazzette sugli appalti elettrici. Si tratta di tangenti, non ancora pagate, su un lavoro da 700 milioni. «Il mio assistito conferma tutte le accuse. Ci complimentiamo per l'efficentismo dei giudici», spiega l'avvocato Stefano Bortone. Ancora polemiche, infine, alla procura di Monza, dopo l'ispezione ordinata dal ministero della Giustizia. «Fatti di questo genere non sono casuali», dice il giudice civile Piero Calabro. E aggiunge: «Alla procura di Monza abbiamo raggiunto la massima unità di intenti allo scopo di perseguire fenomeni delittuosi ben al di là della normale routine di questo ufficio giudiziario». Fabio Poletti Qui sopra: Mario Chiesa Nella foto a sinistra: il sindaco di Roma, Franco Carraro li socialista Ugo Finetti è stato messo a confronto con i suoi accusatori
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