Il fiume sprofonda

Il fiume sprofonda Il fiume sprofonda Le ruspe er il Po PARMA. Il Po e decine di affluenti «sprofondano». Ci sono gravi rischi per ponti, strade, opere di arginatura e industriali, prese di irrigazione. La causa sono gli scavi indiscriminati di sabbia e ghiaia, che hanno notevolmente abbassato il corso dei fiumi. Si calcola che in 30 anni siano stati asportati abusivamente dal Po centinaia milioni di metri cubi di materiale, per un valore di migliaia di miliardi. Per bloccare il degrado che ha anche rovinato l'ambiente fluviale l'«Autorità di bacino del Po» - che ha sede a Parma e governa 142 fiumi in 26 province su 70 mila km quadrati - ha vietato per un anno l'escavazione di sabbia dal corso dei fiumi. Il letto del Po in certi tratti è sceso di 3 metri a Pavia; 1 metro a Piacenza; poi 4 metri a Cremona; 2,5 a Casalmaggiore (Cremona); quasi due metri a Carmagnola (Torino). Quali le conseguenze? «Pericoli di crolli per gb' argini - ha precisato Amilcare Bodria -: medesima sorte per le briglie, i ponti, fuori uso le prese irrigue e degli acquedotti. Quindi un grave abbassamento delle falde acquifere, con danni all'agricoltura». Aggiunge Bodria: «La diminuzione del livello di magra ha degradato l'ecosistema fluviale, con la perdita di zone umide e la modificazione degli ambienti palustri originali, rifugio della fauna». Perchè 1'«Autorità di bacino» ha vietato per un anno, l'estrazione della sabbia? Spiegano i tecnici: «Il degrado è stato provocato da escavazioni incontrollate, che hanno aumentato la velocità dell'acqua e scalzato le opere costruite. Solamente nel Po, di fronte ad un' autorizzazione di estrazione per 500 mila metri cubi annui, il prelevo sarebbe addirittura di 10 milioni». Negli Anni 60 la sabbia che si poteva estrarre dal Po e affluenti era di 3 milioni di metri cubi all'anno. Poi negli anni '70 il grande boom di strade, autostrade e case: 12 milioni di metri cubi annui. Negli anni '80 le autorizzazioni sono scese a 4 milioni. Ma, di fatto, nei 652 km. del Po e negli affluenti, si è scavato a tutto spiano. Spiega Bodria: «Dal '50 all'80, tra Ferrara e Pontelagoscuro, sono stati asportati 12 milioni di metri cubi di materiale di fronte ad una concessione di 1 milione e mezzo». Uno studio della società «Hidrodata» di Torino ha confermato che nel tratto del Po da Piacenza al basso Polesine «le escavazioni nell'alveo hanno provocato trasformazioni geomorfologiche, parzialmente reversibili con il controllo delle estrazioni». Ma oltre allo scempio ambientale ed ai danni alle opere pubbliche, vi è stata anche una enorme appropriazione. «Si calcola - dicono gli esperti - che nell'ultimo decennio ii materiale abusivamente asportato ammonti a 400 miliardi l'anno». «Ciò è avvenuto - hanno confermato funzionari della Regione Piemonte - in barba agli enti controllori: Comuni, Forestale, Guardia di Finanza, Regioni, Magistrato del Po, Province, Comunità montane». Ma d'ora in poi forse le cose cambieranno: «Il ministero delle Finanze - ha concluso Bodrio obbligherà le bolle per la provenienza, il trasporto e la destinazione dei materiali di fiume». Giuliano DoHini

Persone citate: Amilcare Bodria, Bodria