Anche dall'Enel spunta il nome di Craxi

Interno Mentre finiscono in carcere il direttore dell'azienda elettrica romana e due imprenditori Anche dalPEnel spunta il nome di Craxi Voci a Milano, una quarta informazione di garanzia? MILANO. «On. Benedetto Craxi, Roma. La si informa che questo ufficio sta procedendo ad indagini preliminari in ordine alle seguenti ipotesi di reato...». «Informazioni» così dai magistrati di Milano - che intanto continuanuo gli arresti - il segretario del psi ne ha finora ricevute tre. Potrebbe essercene anche una quarta? Per ora è solo un'ipotesi, ma è certo che nell'ultima tornata di interrogato^ il nome di Craxi è emerso più volte, in dichiarazioni che lo coinvolgerebbero direttamente nella gestione finanziaria del partito e delle entrate illegali. E' stato in particolare Valerio Bitetto, per dodici anni ai vertici dell'Enel, a dare ai magistrati un quadro del funzionamento degli enti pubblici. «Un quadro illuminante», è stato definito. Premessa è che i membri dei consigli di amministrazione sono tutti di nomina politica; ed è ai loro «referenti politici» che devono rispondere. L'Enel non faceva eccezione. Anzi: da alcuni partiti sarebbe stato considerato un «importante polo produttivo» (di tangenti). Motivi politici, quindi, e non manageriali, alla base delle scelte energetiche, del tipo e dell'ubicazione delle centrali; soprattutto delle aziende da coinvolgere. E lo stesso Bitetto non avrebbe potuto sottrarsi al suo «referente politico»: cioè il partito che lo aveva nominato (il psi) e, per la particolare struttura interna di questo partito, il suo se¬ gretario politico. Che di lui - a detta dello stesso Bitetto - si fidava fino a un certo punto, a causa del suo passato di demartiniano (e per questo lo avrebbe fatto «controllare»). Bitetto ha spiegato ancora come funzionava il sistema all'interno del psi. Citando ad esempio la discussione su un contratto di assicurazione che l'Enel doveva firmare (un contratto più che miliardario): e sarebbe qui emerso il ruolo di uno dei latitanti dell'inchiesta, quel Gianfranco Troielli, agente generale dell'Ina a Milano, considerato molto vicino a Craxi. E Vincenzo Balzamo, il defunto segretario amministrativo del psi? Bitetto avrebbe ripetuto ciò che già altri hanno detto. Che cioè Balzamo sapeva, riceveva il denaro, ma non decideva. Su Balzamo ha parlato a lungo anche il suo collaboratore Vincenzo D'Urso. «Ha spiegato i fatti di cui era a conoscenza - dicono i suoi legali - e ha fornito indicazioni per riabilitare la figura di Balzamo». Quali indicazioni? Ai verbali di D'Urso è stato imposto il segreto, una misura che i magistrati milanesi hanno preso solo in presenza di dichiarazioni molto delicate, in grado di allargare l'inchiesta. E non pare proprio che possano averlo deciso solo perché Balzamo viene definito un galantuomo. Se degli ultimi interrogatori che coinvolgono Craxi si conoscono solo indiscrezioni, sono noti invece gli episodi oggetto del terzo avviso di garanzia. Sono tutte tangenti che il segretario del psi «in concorso con Vincenzo Balzamo, Bartolomeo De Toma e pubblici funzionari» avrebbe ricevuto dal gruppo Acqua dei fratelli Pisante. O meglio, ricevuto in un caso e preteso in altri quattro: da qui il reato di concussione.* In un solo caso il «pubblico ufficiale» ha un nome: Ugo Finetti, «in quanto vicepresidente della giunta regionale lombarda». Con Craxi e De Toma avrebbe chiesto due miliardi di tangente per il «piano Lambro». E in un altro caso il concorso è allargato ai democristiani Severino Citaristi, segretario amministrativo del partito, e Giovanni Cavalli: tutti insieme, de e psi, avrebbero «richiesto la percentuale dell'I per cento ciascuno sull'ammontare delle commesse assegnate al gruppo Acqua», ricevendo poi 250 milioni per ciascun partito. Un miliardo e trecento milioni, sempre dal gruppo Acqua, sarebbero finiti alla «Nuova editrice Avanti» per l'allestimento di stands durante i congressi psi all'Ansaldo di Milano (1989) e a Bari (1991). «Operazioni in tutto o in parte inesistenti», le definiscono i magistrati; in sostanza tangenti mascherate. Infine 300 milioni avrebbero preso la via dell'estero «accreditati su conto bancario nella confederazione elvetica». Mentre Craxi continua a essere al centro delle «attenzioni» della procura, gli arresti programmati sono arrivati quasi al termine (ne manca uno, irreperibile). In carcere sono infatti finiti ieri Pierluigi Martini, direttore generale dell'Acca (l'azienda elettrica di Roma) e due imprenditori della capitale: Miklos Bethlen de Bethlen e Massimo Marra. Amministratori di due aziende del settore elettrico, avrebbero concordato con Martini alcune tangenti: il pagamento non sarebbe avvenuto, ma l'accordo doveva esserci, se è vero che durante le perquisizioni sono stati trovati messaggi apparentemente in codice. Martini è stato portato via tra lo stupore degli impiegati, che hanno saputo del suo arresto mentre lui si trovava ancora in ufficio: poi è partito per San Vittore. Susanna Marzolla Valerio Bitetto Vincenzo Balzamo: ieri è stato interrogato il suo collaboratore Vincenzo D'Urso