Padova un ex-comunista all'ombra del Santo di Giuliano Marchesini

Padova un ex-comunista all'ombra del Santo SVOLTA IN VENETO La bufera delle tangenti ha prodotto un «governissimo»: in giunta anche de, Verdi e liberali Padova un ex-comunista all'ombra del Santo Sindaco pidiessino dopo 50 anni di monopolio democristiano padova DAL NOSTRO INVIATO Padova a una svolta: ima sterzata nella politica della città, per lasciarsi alle spalle l'effetto dello scandalo delle tangenti che ha sconvolto anche questa parte del Veneto. Dopo quasi 50 anni di reggenza democristiana, ieri sera la poltrona del sindaco è stata offerta a un pidiessino: Flavio Zanonato, 42 anni, cui toccherebbe il compito di condurre al rinnovamento dell'amministrazione. Una trattativa in parte sofferta e in parte carica di speranze ha dato via libera all'elezione del rappresentante del pds, che all'aprirsi del dibattito era data per scontata. Flavio Zanonato è stato chiamato a guidare una giunta composita: pidiessini, democristiani, i «liberals», come li chiamano qui, provenienti dalle file del pli, Verdi, con l'ingresso agli assessorati di esterni. Figlio di un operaio, funzionario di partito, Flavio Zanonato ha militato nella Figc, è stato segretario della Federazione padovana dall'83 al '90, capogruppo del pei e poi del pds in Consiglio comunale, per due anni ha fatto parte a Roma della commissione del partito che si occupa dei problemi degli extracomunitari. Adesso si appresta a sedere alla scrivania del sindaco di una città inquieta, dopo le vicende delle tangenti, le inchieste e gli avvisi di garanzia. S'è cliiusa un'epoca di predominio doroteo, in questa parte del Veneto bianco, dovrebbe aprirsene un'altra di alleanze e propositi diversi. Come si accinge, Zanonato, a questo incarico? «Con sentimenti diversi: da un lato con il timore di non essere all'altezza del compito, dall'altro con la volontà di servire la città, di non essere una persona di parte». L'impegno del rappresentante pidiessino è quello di «sviluppare un disegno politico che si fondi sulla trasparenza, sulla pulizia, sull'onestà, e di affrontare con concretezza i pro¬ blemi ancora aperti di questa città». Flavio Zanonato si rende conto di essere chiamato alla guida dell'amministrazione comunale in un momento particolarmente delicato, tra le polemiche e le attese della gente. A parte l'ala che si richiama ai morotei, il resto della de ha deciso di prendere parte a questa avventura. «Ma non pensiamo - precisa Zanonato - di aver preso per il collo la de e di obbligarla a questo passo, sotto il ricatto delle elezioni anticipate. Vediamo di percorrere un tratto della vita politica e amministrativa padovana». Anche se, nel corso della trattativa, ci sono state certe barriere da superare. per arrivare a questo traguardo che qualcuno definisce «storico». «Sì, ci sono state resistenze, ma abbiamo avuto anche molti consensi. Adesso, per il governo della città, si è formata una squadra. E io conto molto su questa squadra». Non è proprio la prima volta che Padova ha un sindaco di sinistra: dopo la Liberazione, fu primo cittadino un comunista, Giuseppe Schiavon, detto «Bepi Tola», perché faceva il falegname. Schiavon rimase sindaco fino al '47. Da allora, l'avvento dei de. Al posto del rappresentante comunista s'insediò Cesare Crescente, che conservò la poltrona per un ventennio. Poi una fila di sindaci de: Ettore Bentsik, Luigi Merlin, Guido Montesi, Settimo Gottardo e Paolo Giaretta. In fondo, lo sconquasso nella vita politica e amministrativa padovana, l'emergere dell'affare delle grandi opere in città, delle presunte connivenze: pietre dello scandalo, la costruzione dello stadio e del nuovo palazzo di Giustizia, l'appalto per la casa di riposo Opera Immacolata Concezione. Avvisi di garanzia per l'assessore regionale Maurizio Creuso, de, il vicesindaco Sergio Verrecchia, psi, Settimo Gottardo e Paolo Giaretta. Caduta della Giunta e tutto da rifare. Al rinnovamento ci dovrebbe pensare la «squadra» alla cui guida è stato designato Zanonato. Le scelte per questo accordo hanno provocato una certa frattura nella de: da un lato l'appoggio del segretario provinciale Giorgio Masiero, dall'altro il segretario regionale Rosy Bindi e la corrente morotea in «rotta di collisione». Comunque si è trovata la spinta necessaria per uscire dal tunnel. L'opposizione di socialdemocratici, Lega e missini non sembra aver turbato più di tanto i protagonisti di quella che chiamano la nuova stagione di Padova. Giuliano Marchesini «Un accordo sereno Non un ricatto allo scudo crociato per evitare il voto» -«i Pi IP "aa*sm»* 1 Prato della Valle a Padova La città, per la prima volta dalla Liberazione ha un sindaco di sinistra

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