Nessun rambo in «Ultimo minuto» solo eroi buoni che ci assomigliano di Alessandra Comazzi

r TIVÙ' & TIVÙ' Nessun rambo in «Ultimo minuto» solo eroi buoni che ci assomigliano SIMONETTA Martone sta seduta sullo sgabello, come Alba Panetti, però porta i pantaloni, gli occhiali, le giacche maschili, le scarpe basse. E' carina, non aggressiva. Tiene molto al «suo» pubblico, come già accadeva a «Samarcanda», e come ci ricordava Francesca Reggiani che la imitava ad «Avanzi». Maurizio Marinoni assomiglia a Santoro: però porta la cravatta e per impegnare le mani tiene una pipa spenta. Rispetto al prototipo, è come se avesse mangiato un cioccolatino che lo ha addolcito: giusto per la trasmissione che ha debuttato l'altra sera su Raitre, «Ultimo minuto», dedicata a salvataggi sensazionali. Pare che la rete punti molto sull'idea copiata da inglesi, americani e francesi. Ci investe parecchio denaro: e si capisce subito che ricostruire tutti quegli episodi dove il protagonista rischia la morte, per cielo, per terra e per mare, deve costare una bella cifra. Ne valeva la pena? Se si bada all'audience i risultati dopo la prima puntata non sono entusiasmanti: 2 milioni 315 mila spettatori, mentre «Saluti e ba- I siasi I spetl ci» su Rinunci procede trionfalmente sulle grandi cifre (oltre 9 milioni e mezzo) e l'incredibile Hunter continua a rallegrare il pomeriggio di Raidue e rumore di Sodano con 4 milioni e mezzo di persone. Un ascolto di due milioni e tre, quindi, con tutti quei soldi spesi, non è molto: forse migliorerà quando il programma avrà oliato meglio i suoi meccanismi, ristretto i suoi tempi. Ma che cos'è, «Ultimo minuto»? Un varietà, una fiction, un talk show? E' un insieme di generi, uniti dal fascino dell'orrido (quello che fa accendere le tv per le partenze dei Gran Premi d'automobilismo), dal brivido del pericolo. Se poi il perìcolo viene corso non dai rambo o dagli 007, ma da persone comuni che lo corrono loro malgrado, il fascino perverso della paura-spettacolo aumenta. Storie straordinarie per uomini normali. Però, ecco il varietà: la coppia Martone-Mannoni ci dice fin dal principio che tutto è stato vero, ma adesso tutto è falso, ricostruito, e finirà bene, con i protagonisti in studio a testimoniarlo. Intanto: un treno è passato addosso ad un signore; una bambina di tre anni ha scavalcato il davanzale di una finestra al quarto piano e si è lasciata andare di sotto; una slavina ha sepolto una ragazza; una paracadutista in picchiata ha perso conoscenza a 3 mila metri di altezza. Dietro ad ogni persona in pericolo di vita c'è un salvatore, un altro uomo normale che, in circostanze particolari, acquista coraggio, acume, prontezza di riflessi: e diventa un eroe. C'è pure il momento in cui si cerca qualcuno salvato e perso di vista, come accadeva in «Portobello»: e Marinoni ha l'inconsueta delicatezza di ricordare il capostipite di tanta tv, Enzo Tortora. Non dobbiamo pretendere che la televisione sia diversa da quella che è. Dappertutto, stranezze, mostri, dolore fisico, scommesse, primati: o per far piangere o per far ridere. Ormai è così, non possiamo che constatarlo. Qui, oltre a un notevolissimo sforzo tecnico, c'è una nota d'ottimismo, un po' di speranza: che sia la benvenuta. Coi tempi che corrono, ne abbiamo bisogno tutti. Alessandra Comazzi zzi |

Persone citate: Alba Panetti, Enzo Tortora, Francesca Reggiani, Mannoni, Marinoni, Martone, Maurizio Marinoni, Santoro, Sodano