E l'Ansaldo rilancia il nucleare di Francesco Manacorda

Da Genova parte una sfida: «I Grandi elaborino un progetto speciale per l'Est» COSTRUTTORI A CONSULTO Da Genova parte una sfida: «I Grandi elaborino un progetto speciale per l'Est» E l'Ansaldo rilancia il nucleare «La moratoria è finita, cerchiamo soci in Usa» GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Ansaldo rilancia il nucleare. Dopo che nel dicembre 1992 è terminata la moratoria di cinque anni sulla costruzione di centrali ad energia atomica, il vicepresidente e amministratore delegato della società, Bruno Musso, getta le sue carte sul tavolo: «Il nucleare non è morto. Ora che la moratoria è finita non dico che si debba iniziare subito a costruire centrali, ma quantomeno si deve partire con un programma industriale in questo senso. L'Ansaldo è pronto a giocare il suo ruolo, ma non ci possiamo più basare solo sugli studi che abbiamo largamente autofinanziato come negli ultimi anni». E Musso ha già in mente un programma preciso: «Vogliamo realizzare con gli americani un prototipo di reattore nucleare a sicurezza passiva». Se l'Italia non torna al più presto sulla strada del nucleare, avverte infatti l'amministratore delegato dell'Ansaldo, «rischiamo di diventare un'anomalia insopportabile». Ma anche l'alleanza con un eventuale partner Usa per la costruzione di un prototipo comporta una scelta di campo. Ansaldo collabora con entrambi i colossi americani: General Electric e Westinghouse, chi sceglierà? Musso non risponde direttamente ma commenta: «Oggi gli Stati Uniti stanno seguendo in prevalenza la tecnica pressurizzata». Tradotto significa che la formula «vincente» è quella della Westinghouse, che adotta appunto la tecnologia pressurizzata. Di ritorno al nucleare come fonte per assicurare energia a una popolazione mondiale in crescita continua, parlano un po' tutti alla tavola rotonda organizzata a Genova dall'Ansaldo per il 140° anniversario della sua nascita e dedicata alle prospettive deU'industria elettromeccanica mondiale. Così Percy Barnewick, presidente del colosso deU'energia elvetico-svedese ABB, sostiene che è in atto «un ritorno al nucleare che comunque dev'essere ultrasicuro, pur non lasciando da parte le ricerche e i progetti sull'energia eolica e solare». E anche se David Genever-Watling della General Electric avverte che «è molto difficile prevedere quando ci sarà un ritorno al nucleare, forse alla fine di questo decennio», fa comunque presente che nel Sud-Est asiatico l'energia atomica sta prendendo rapidamente piede: «In Giappone, in Cina, a Taiwan, si stanno installando nuove centrali. E' un mercato che si sta affermando come il più importante al mondo, ormai rappresenta un terzo del giro d'affari globale». Ancora più esplicito nelle sue scelte Heinrich von Pierer, presidente del colosso tedesco Siemens: «Sono convinto che il nucleare debba essere parte del futuro mix di energia. Certo l'energia solare offre vantaggi in applicazioni particolari, ma il costo dell'elettricità ottenuta con questa fonte è ancora troppo alto». Ma soprattutto von Pierer lancia un nuovo allarme sulla situazione del nucleare nei Paesi dell'Est europeo, una pesante ipoteca che la Cee si trova proprio alle porte di casa. La situazione energetica in quei Paesi - dice - sarà fondamentale nei prossimi anni ed oggi è allarmante. Gli impianti nucleari si basano tutti su tecnologia sovietica, non esiste possibilità di ristrutturazione. Bisogna chiuderli e rifarli daccapo». Barnewick è meno drastico, non parla di ricostruire ex-novo ma avverte comunque che nei prossimi anni «il 60-70 per cento degli investimenti dovrà essere dedicato alla ristrutturazione». Certo l'affare è ghiotto e fa gola ai grandi gruppi, e il problema della sicurezza nucleare all'Est è reale, ma resta da trovare chi pagherà per le opere necessarie. «Il problema è anche di tipo burocratico - afferma von Pierer - la cifra necessaria per rimettere a nuovo i sistemi è alta ma non è detto che vada pagata tutta in una soluzione». Così i grandi dell'energia affidano il loro messaggio ai grandi organismi internazionali perché lancino un salvagente economico ai Paesi dell'Est anche per questo problema. Francesco Manacorda

Persone citate: Bruno Musso, David Genever-watling, Heinrich Von Pierer, Percy Barnewick

Luoghi citati: Cina, Consulto, Genova, Giappone, Italia, Stati Uniti, Taiwan, Usa