Clandestini in coda per il codice fiscale

Oltre 1500 africani si sono già presentati agli sportelli dell'Intendenza di Finanza Oltre 1500 africani si sono già presentati agli sportelli dell'Intendenza di Finanza Clandestini in coda per il codice fiscale Arrivano in treno dal Sud. Si è diffusa la voce che la tessera valga come permesso di soggiorno Sono in coda. Uno mostra il biglietto ferroviario, numero 17937, rilasciato il 27 gennaio. «Da Napoli Centrale a Torino Porta Nuova. Classe 2. Ordinario, nessun supplemento, né servizio speciale: costo lire 60 mila». Il prezzo della speranza. Sono ragazzi e ragazze di colore. Nati in Nigeria, Ghana, Costa d'Avorio, Burkina Faso. I più lavorano al Sud, nei campi. Raccolgono pomodori, dissotterrano patate. Quasi tutti arrivano a Torino da Napoli. Ma qualcuno anche da Roma, Milano, Venezia. In .coda per avere il codice fiscale, quel tesserino verde con bollo e timbro del ministero delle Finanze che certifica l'iscrizione nell'anagrafe fiscale. Qualcuno ha loro detto e tutti credono (ma è un errore) che quel documento permette di regolarizzare la loro presenza in Italia. Questa corsa dal Sud al Nord ha posto e sta ponendo qualche serio problema agli uffici delle imposte dirette. Il direttore dottor Bartolucci dice che è realtà di questa ultima settima¬ na, che per ora ha interessato poco più di 1500 cittadini africani ed ha portato un aumento del 50% del lavoro quotidiano agli sportelli. L'ufficio stranieri della questura segue da due giorni il fenomeno e controlla tutti i cittadini di colore in coda in quegli uffici. Il dirigente, vicequestore Baglivo, ammette: «I più sono irregolari, senza permesso di soggiorno; hanno il passaporto, ma con il solo visto turistico». In media, potrebbero restare in Italia solo da 3 a 10 giorni. «Tutti sono controllati e, se clandestini, vengono denunciati e muniti di foglio di via obbligatorio». Ma che cosa c'è dietro a questa corsa per ottenere il codice fiscale? L'ufficio stranieri della questura parla di false voci senza alcun fondamento: «Qualcuno ha parlato di una imminente nuova sanatoria che dovrebbe regolarizzare la posizione dei clandestini». Una voce, un «tam tam», che ha percorso in lungo e in largo l'Italia. E qualcuno crede che, in as¬ senza di permesso di soggiorno, quel codice fiscale potrà legittimare in qualche modo la loro presenza in Italia. Qualcuno avrebbe anche detto che negli uffici torinesi dell'Intendenza di Finanza la pratica relativa all'attribuzione di quel certificato è più rapida che altrove. A Torino, in effetti, la consegna è normalmente immediata. Per legge la tessera fiscale deve essere rilasciata a chiunque sia in possesso di un documento di identità in regola. Gli stranieri esibiscono il passaporto. Viene impostato un tabulato che richiede nome, co- gnome, località e data di nascita. Sono questi i soli elementi che interessano e che compariranno sulla tessera fiscale. Gli impiegati chiedono poi l'indirizzo di residenza al quale dovrà essere recapitato, mesi dopo, il tesserino plastificato. Gli stranieri danno quello di comunità assistenziali (a Torino, a San Francesco al Campo, a Moncalieri) o nomi di strade esistenti (via Negarville, via Carena). Come li conoscono? Per ora è mistero. Una cosa è certa, dicono in questura: «Quel documento ai fini del soggiorno non serve», [e. mas.] Le code degli immigrati agli sportelli della Finanza hanno insospettito i poliziotti Ai controlli molti sono risultati irregolari

Persone citate: Baglivo, Bartolucci